La pièce teatrale portata in scena al Teatro Libero da Corrado Accordino, in veste di attore e regista, prende forma a partire dalla domanda che il protagonista si pone: dove nasce il talento, la capacità di generare la bellezza? Intitolata al genio della musica classica, Wolfgang Amadeus Mozart e lungi dal poter fornire una risposta chiara e certa, la rappresentazione è un omaggio all’interprete per eccellenza dello spirito apollineo che così tanta bellezza aveva prodotto nella sua breve ma intensa vita.
Tormentata dal mal di denti ed ostacolata dal volere di suo padre, che voleva per il figlio una carriera da musicista di corte, la vita di Mozart è un esempio di come il talento riesca a sfuggire alle maglie della costrizione, ai limiti imposti dalla società. Il compositore austriaco ha sempre prodotto sinfonie ricchissime di note e di melodie, così lontane da quelle “che riempiono le orecchie degli asini”.
In un continuo parallelismo tra la sua vita di 42 enne e quella del suo mito, il protagonista racconta la figura di Mozart e come il suo talento gli abbia cambiato la vita, portandolo ad abbandonare il gruppo punk-rock della sua adolescenza, rapito dalla bellezza delle note del musicista austriaco, grazie al quale dischiude la sua sensibilità al mondo e prova a sensibilizzare – invano – la sua fidanzatina dell’epoca.
La bellezza, quel legame speciale con il divino, non sempre è accessibile a tutti, non sempre riesce ad aprire un varco nel cuore e nell’anima. La domanda resta sospesa, anche se il protagonista prova ad abbozzare una risposta a fine pièce. Ma non è possibile una spiegazione univoca: non resta che abbandonare il teatro portandosi dietro la scia di un’esperienza che coinvolge con sensibilità ed ironia tutti i sensi, magari scoprendo per la prima volta il grande musicista, oppure omaggiando, ancora una volta, il genio di Mozart a cui non diremo mai abbastanza grazie.
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