Un architetto ossessionato dall’ecologia, un’atmosfera cupa e un inatteso guaio giudiziario: con questi ingredienti debutta alla regia l’attore palermitano Luigi Lo Cascio, che ha discusso con il pubblico a Milano il suo film La città ideale, nel quale dirige l’esperto zio Luigi Maria Burruano (già al suo fianco ne I cento passi) e la madre Aida, che ha sorpreso tutti con la sua recitazione.
A margine della proiezione all’Anteo Spaziocinema, l’attore ha raccontato che il film “è nato una sera di temporale a Roma, con scene apocalittiche” e la sua preferenza per le sceneggiature fluide: “Non parto mai da un concetto, che costringe la storia in un teorema”. Sullo sfondo c’è Siena, “archetipo di civiltà urbana misurata in cui convivono architettura e natura”. D’accordo con il direttore della fotografia Pasquale Mari (che in Buongiorno notte rese con grande efficacia l’angoscia del sequestro Moro) Lo Cascio ha voluto girare con la tradizionale pellicola.
“Ci sono due tipi di registi: quelli che improvvisano, provando scene magari prima del trucco. E quelli che preparano con cura lo storyboard, come ho fatto io” ha rimarcato Lo Cascio. E a chi gli chiedeva quali tracce di altre firme si potessero trovare nel suo film, ha risposto che “la citazione esplicita appartiene a chi ha già consolidato il suo stile, ma anche se non lo vuoi i debiti emergono, perché hanno formato il nostro gusto”. A questo proposito Lo Cascio ammette di avere iniziato la sua carriera nel cinema, anni fa, prima di aver visto molte pellicole classiche. Da qui l’appassionata battuta che gli ha rivolto Marco Tullio Giordana: “Che fortuna, devi ancora vedere!”
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