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Transcendence con Johnny Depp, la recensione in anteprima

TRANSCENDENCE

“Una volta online, una macchina senziente supererà rapidamente i limiti della biologia…il suo potere analitico sarà più grande dell’intelligenza collettiva del sapere universale. Immagina una tale entità con l’intera gamma delle emozioni, perfino la coscienza di sé. Io la chiamo Trascendenza”

L’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare una minaccia? Una macchina a livello più elevato che non solo pensa ma prova emozioni. Un interrogativo che si pone Wally Pfister, Oscar alla fotografia per Inception e Dark Knight, qui al suo esordio alla regia con Transcendence.

Il Dr Will Caster (Johnny Depp) è un affermato ricercatore che per anni è impegnato nella creazione di una macchina senziente in grado di unire l’ intelligenza collettiva del sapere universale con la totale gamma di emozioni umane. Un progetto controverso, che ha per obiettivo la creazione di un mondo migliore con una maggiore  sostenibilità ed efficienza, ma che trova la strenua opposizione di un gruppo di estremisti anti tecnologia (i RIFT) che per fermarlo non esitano a conficcare a Caster un proiettile al polonio in grado di intossicare il suo organismo in una lenta agonia.

Nonostante l’intervento del gruppo, tale tentativo messo a segno in realtà provoca una velocizzazione nel progetto. Prima di morire, Caster – con la sua amata consorte e braccio destro, la Dott.ssa Evelyn (Rebecca Hall) decide di trasferire il suo sapere, i suoi processi mentali, i suoi ricordi ed emozioni sul PINN ( Physically Indipendent Neural Network) , ovvero un computer senziente e consapevole di sé, ottenendo in questo modo la Trascendenza o Singolarità.

L’esperimento riesce e Will, o potremmo chiamarla la sua anima, sopravvive nel PINN, interagisce con l’amata Evelyn e con l’amico di sempre il Dott. Max Waters (Paul Bettany) che hanno reso possibile il trasferimento. Un processo pericoloso e non privo di incognite su quello che potenzialmente potrebbe succedere, così Max se ne tira fuori, ma Evelyn è intenzionata a portare avanti la Trascendenza di Will. Il suo amore va oltre, pur con la netta opposizione del vecchio studioso Tagger (Morgan Freeman) e dell’agente FBI Buchanan (Cillian Murphy).

Evelyn si ritrova sola con Will e non comprende se quel surrogato tecnologico sia in realtà  il suo amato, la controlla, compare in ogni angolo si trasforma in una sorta di Dio onnipotente che intende estendere la sua sapienza e progredire sempre più. Da una parte la tecnologia e dall’altra l’esperienza umana. Transcendence è un action thriller a tinte  rosa, la presentazione di un mondo fantascientifico ma emotivamente  realistico, non troppo lontano, costellato di nanotecnologie, filosofia e neuroscienza.

La pellicola pone interrogativi profondi, ma ne subisce la complessità. Sia chiaro: il merito va tutto ad un progetto coraggioso, ma Transcendence – pur supportato dal convincente Depp, ambiguo e “metallico” come una macchina e dall’umana e viscerale Rebecca Hall – risulta a tratti macchinoso, carico di idee e concetti interessanti, che faticano però a convogliare in un costrutto più complesso. Un enorme potenziale reso con dei limiti, gli stessi limiti che  relegano un Freeman ad un angolo.

Molta attenzione, dato il background di Pfister, viene data agli effetti visivi, alle trasparenze e all’impalpabilità di un Will puro spirito, con giochi di proiezioni efficaci, luci che scavano fra i tratti e l’incarnato degli interpreti, o che creano un’atmosfera asettica e inumana. Un film che trae le sue fila dagli interrogativi su quello che ci si aspetta dalla tecnologia e dal suo impiego e come in Her di Spike Jonze sulle implicazioni fra uomo ed intelligenza artificiale.

Voto per noi: 8-

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