Uno dei luoghi più caratteristici del centro di Milano è sicuramente Brera. Il quartiere a ridosso del Teatro alla Scala è un insieme pittoresco di strade acciottolate, antichi palazzi, storici bar e ristoranti. Un posto che spicca in tutto il suo splendore è di sicuro il Palazzo di Brera.
Un po’ di storia
Nato inizialmente come monastero degli Umiliati, con la soppressione di quest’ordine da parte di Pio V si decise di cederlo ai Gesuiti. Serviva però una struttura più grande. I primi progetti risalgono alla fine del XVI secolo per mano di Martino Bassi ma la sua scomparsa ne fermò l’attuazione.
Decenni dopo, grazie a Francesco Maria Richini il palazzo prende forma. La sua morte non ne impedisce la continuazione grazie all’opera del figlio e di altri illustri architetti del tempo quali Gerolamo Quadrio e Pietro Rossone. Entrambi mantennero il progetto iniziale del Richini.
Nella metà del XVIII secolo il Palazzo di Brera ospitava un osservatorio astronomico, la cui sezione osservativa rimase in loco fino agli anni 20 del ‘900 quando fu spostato a Merate. Nel 1773 fu soppressa la Compagnia dei Gesuiti e così il governo austriaco adibì il Palazzo (completato intanto dal Piermarini) a sede delle Scuole Palatine, ma non solo. Poco dopo vi trovarono sede una nuova biblioteca (Biblioteca Nazionale Braidense), nata dalle vecchie biblioteche di Brera e San Fedele dei Gesuiti, l’orto botanico, nato per gli studenti di botanica e medicina e l’Accademia di Belle Arti.
Nell’Ottocento, con le spoliazioni napoleoniche, molti quadri provenienti da chiese lombarde, venete e marchigiane arricchirono le gallerie del Palazzo. Dapprima parte integrante dell’Accademia, le opere d’arte furono confluite in una pinacoteca creata apposta e separata dall’Accademia. Era il 1882, nacque così la Pinacoteca di Brera e Giuseppe Bertini ne fu il primo direttore.
Dopo i dovuti cenni storici, il nostro viaggio prosegue all’interno del Palazzo, alla scoperta dei tesori artistici e naturali di Brera.
Accademia di Belle Arti di Brera
L’Accademia di Belle Arti di Brera fu istituita dall’Imperatrice Maria Teresa d’Austria nel 1776, creando un polo di studio delle arti e delle scienze importante per la città di Milano. Prima della sua istituzione, un’accademia di pittura e scultura era già presente all’interno del Palazzo dell’Ambrosiana.
Agli inizi del XIX secolo, grazie a Giuseppe Bossi, l’Accademia ebbe un periodo di splendore irripetibile. Nel suo mandato da segretario entrarono come soci onorari Antonio Canova, Jacques Louis David, Bertel Thorvaldsen e tanti altri giganti delle arti. Non solo, Bossi fu tra gli artefici delle Esposizioni Annuali del 1805, considerata dai più la maggior manifestazione artistica in Italia di tutto l’Ottocento.
I docenti e gli allievi famosi
Nel corso degli anni l’Accademia di Brera ha visto succedersi dietro la cattedra e sui banchi personalità importanti dell’arte italiana. Durante il periodo Romantico, ad esempio, Francesco Hayez ottenne la cattedra di pittura mentre Giuseppe Bisi istituì la Scuola di paesaggio. Verso la fine del XIX, con l’avvento della fotografia e di nuove forme d’arte, diversi allievi si ribellarono a un certo conservatorismo accademico. Il celeberrimo scultore Medardo Rosso fu uno di questi, e fu uno degli espulsi più noti.
Nel Novecento, poi, personalità come Adolfo Wildt, Lucio Fontana, Fausto Melotti, Luciano Fabro e tanti altri hanno insegnato ai tanti allievi che si sono susseguiti tra i suoi banchi.
Oggi l’Accademia è divisa in tre dipartimenti: Arti Visive (Pittura, scultura, decorazione, grafica), Progettazione e Arti Applicate (Scenografia, Progettazione artistica per l’impresa, Nuove Tecnologie, Restauro) e Comunicazione e Didattica dell’Arte (Valorizzazione Belle Arti, Pratiche curatoriali).
Pinacoteca di Brera
Forse la galleria d’arte più nota della città di Milano, la Pinacoteca di Brera nacque nel 1882 incorporando tutte quelle opere che adornavano l’Accademia, la maggior parte delle quali frutto delle spoliazioni napoleoniche. La Pinacoteca è un museo di arte antica e moderna, un viaggio artistico dal XII al XX secolo. Settecento anni di storia divisi in 38 sale espositive.
La Pinacoteca è un percorso non solo artistico ma anche geografico. In essa vi sono le testimonianze delle più importanti scuole pittoriche italiane. Si va dalle pitture venete e lombarde del Quattro e Cinquecento a quelle dell’Italia centrale del Cinque e Seicento, passando per il Rinascimento ferrarese e le scuole lombarde e genovesi del Seicento, fino all’arte contemporanea del Novecento.
Le opere principali
Visitare la Pinacoteca è imbattersi in opere inestimabili senza tempo. Come Il Cristo Morto di Andrea Mantegna e La Pietà di Giovanni Bellini. Emozioni forti che proseguono con la Flagellazione di Luca Signorelli e la Crocifissione del Bramantino.
Imbattersi ne la Cena in Emmaus, capolavoro del Caravaggio non è un’esperienza che si vive tutti i giorni. Così come trovarsi nella Sala XXIV e ammirare tre incredibili opere: la Pala Montefeltro di Piero Della Francesca, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e il Cristo alla colonna di Donato Bramante.
È facile perdersi nel romanticismo de il Bacio di Francesco Hayez, forse l’opera più nota del pittore veneziano e uno dei dipinti più iconici presenti nella Pinacoteca. Impossibile rimanere indifferenti davanti a Il Maglio di Francesco Filippini o Il pergolato di Silvestro Lega.
Da ammirare anche la sezione del Novecento, opere moderne del Lascito Vitali e della Donazione Jesi, in attesa di una loro collocazione nell’attiguo Palazzo Citterio. Lavori fondamentali di arte contemporanea che includono, tra gli altri, la Rissa in Galleria e La città che sale di Umberto Boccioni, La camera incantata di Carlo Carrà, varie nature morte di Giorgio Morandi, il Ritratto di Moise Kisling di Amedeo Modigliani e la Testa di Toro di Pablo Picasso.
Il coraggio di una donna
Tutte queste opere d’arte avremmo potuto perderle a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. La Pinacoteca di Brera fu, infatti, uno degli edifici di Milano più distrutti dalle bombe (ben 26 sale su 34 furono dilaniate). Grazie all’opera salvifica di Fernanda Wittgens, prima direttrice della Pinacoteca, la maggior parte delle opere fu messa in salvo, dalle bombe e dalle razzie naziste.
Il suo fondamentale contribuito di messa in sicurezza delle opere d’arte non finì qui. La direttrice di Brera mise in salvo anche le opere del Museo Poldi Pezzoli e la Quadreria dell’Ospedale Maggiore. Fernanda Wittgens, poi, insieme al suo predecessore Ettore Modigliani, lo storico Franco Russoli e l’architetto Piero Portaluppi, diede un impulso importante alla ristrutturazione della Pinacoteca che durò quattro anni.
Biblioteca Nazionale Braidense
La Biblioteca Nazionale Braidense è una biblioteca appartenente allo Stato. Contiene circa 1.500.000 volumi che ne fanno la terza biblioteca italiana più ricca di libri. Il suo patrimonio librario si allarga sempre più grazie alle normative sul diritto di stampa. La Biblioteca, infatti, riceve il 40% delle opere stampate dagli editori di Milano e della provincia.
Dai volumi del Conte Pertusati a quelli più recenti della scrittrice Lalla Romano, la Biblioteca Braidense ospita tra i più importanti lasciti in Italia. Da ricordare il fondo del Collegio Gesuita, prima raccolta di volumi dei precedenti “inquilini” del Palazzo, il fondo del docente di anatomia Albrecht von Haller, le donazioni di libri di Alessandro Manzoni fatta da suo genero Pietro Brambilla (e raccolti nella Sala Manzoniana), il fondo di libretti teatrali Corniani-Algarotti e la raccolta bodoniana, vero e proprio esempio di arte tipografica settecentesca di cui Giambattista Bodoni fu maestro.
Di grande pregio le varie sale che adornano la Biblioteca. Che siano di lettura, consultazione e catalogazione, le sale della Braidense sono il fiore all’occhiello della Biblioteca, alcune delle quali vere opere d’arte in radica e noce. Da sottolineare l’elegante Sala Teologica, la più importante sala di lettura e la Sala Maria Teresa (nella foto in alto).
Piccole curiosità
La Biblioteca Nazionale Braidense fu la prima in Europa e la seconda al mondo dopo quella di New York, a dotarsi di impianto di illuminazione elettrica.
Nella Sala Maria Teresa, poi, sul balconcino perimetrale è presente una lunga scaffalatura di libri. Alcuni di essi, però, hanno degli angoli falsi. Infatti, non sono libri ma riproduzioni lignee che mimetizzano delle porticine. Una volta aperte si arriva dentro una sala segreta: l’antrio del Fondo Ovidio Scolari.
Una raccolta di 250 volumi sule arti magiche, prestidigitazione e illusionismo. Un’opera importante lasciata, appunto da Ovidio Scolari, uno dei più importanti studiosi di illusionismo in Italia. Tra i volumi più interessanti, Modern Magic (1876) di Professor Hoffmann, uno dei capisaldi dei libri sulla magia, The Unmasking of Robert-Houdin (1908) di Harry Houdini e Frizzi mefistofelici (1881) di Enrico Longone.
Per finire, una curiosirtà per gli amanti dei gatti: sapevate che i felini erano ben accettati all’interno delle sale, almeno fino al 1938? Erano di compagnia e la loro presenza aiutava a scacciare i topi che spesso rosicchiavano le pagine. Le proteste degli addetti alle pulizie misero fine a questa usanza.
Orto botanico di Brera
Terminiamo questo viaggio tra le meraviglie di Brera andando oltre il giardino. Ovvero, l’orto botanico. Nato come orto semplice e luogo meditativo per gli Umiliati prima e i Gesuiti poi, nel 1775 venne istituito come Orto Botanico di Brera per volontà dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria.
Luogo ideale per gli studenti di botanica, medicina e farmacia, dal 1935 è parte integrante dell’Università degli Studi di Milano, che ancora oggi lo gestisce.
L’orto botanico di Brera è un vero e proprio museo nel cuore di Milano. In mezzo ettaro, questo luogo speciale custodisce circa 1000 specie tra piante erbacee, arbusti e alberi secolari, e tutte sono raggruppate per famiglia, specie e interesse per l’uomo (soprattutto medicinale).
Tra le piante utili in medicina spiccano,oltre alla salvia, menta e malva, la Curcuma Longa dell’Asia e la Grindelia Robusta. Una parte dell’orto è adibita alla coltivazione di piante alimentari come cerali, leguminose, frumento, orzo, avena ed altri.
Tra gli alberi secolari spiccano due splendidi Ginkgo Biloba, sicuramente riconducibili alla fondazione dell’Orto Botanico e il Tiglio Argentato, che con la sua prominenza accoglie i visitatori appena varcato il cancello d’ingresso.