Il quadrante est di Milano, che parte dalla centralissima Piazza San Babila per arrivare in zona Linate, negli ultimi mesi è salito agli onori della cronaca cittadina per l’apertura del primo tratto della nuova M4, la linea blu della metropolitana di Milano che collegherà entro metà 2024 la stazione di San Cristoforo all’aeroporto cittadino.
Ebbene, alla fine del lungo rettilineo che comprende corso Indipendenza, Concordia, Plebisciti e Viale Argonne vi è una chiesa imponente, quasi a chiudere il passaggio verso il cavalcavia Buccari e il quartiere dell’Ortica.
Stiamo parlando della chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, basilica che pochi giorni fa ha visto i funerali del cantautore Toto Cutugno, scomparso lo scorso 22 agosto.
Un po’ di storia
La chiesa dei Santi Nereo e Achilleo di Milano nacque dall’idea del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Nelle intenzioni dell’arcivescovo, Milano doveva dotarsi di nuove chiese periferiche, per la celebrazione dei quattrocento anni dalla nascita di San Carlo Borromeo.
Il quartiere Acquabella – Città Studi, tra le tante chiese, vide così la nascita di una grande chiesa collocata alla fine di viale Argonne, dietro i binari del cavalcavia ferroviario, all’epoca di recente costruzione.
I lavori della nuova chiesa, progettata dall’ingegnere Giovanni Maria Maggi, cominciarono nella metà del 1937 protraendosi per più di tre anni. La nuova struttura, infatti, fu inaugurata il 6 dicembre 1940. Schuster volle intitolare la nuova basilica ai santi Nereo e Achilleo, protettore del suo predecessore Achille Ratti, salito poi al soglio pontificio col nome di Pio XI.
La nuova chiesa dei santi Nereo e Achilleo di Milano, dunque, svettava in mezzo a una zona prevalentemente agricola, con poche case di ringhiera e ampi spazi coltivati.
I bombardamenti della seconda guerra mondiale su Milano crearono un gran numero di sfollati. Viale Argonne, grazie ai suoi grandi spazi disabitati, divenne una grande baraccopoli. Dal 1947, però si cominciarono a costruire piccole case popolari, dette case minime, per dare maggiore dignità agli abitanti. Uno spaccato delle condizioni del quartiere Acquabella del periodo si può vedere nel capolavoro di Vittorio De Sica Miracolo a Milano.
I tesori di Santi Nereo e Achilleo
L’interno della basilica è un interessante viaggio nell’arte di metà Novecento. oltre a un bel ciclo di affreschi dello splendido battistero, realizzato da Piero Fornari, e il ciborio del 1966 a imitazione della basilica madre di Roma, di grande impatto visivo è certamente la cappella della Madonna di Fatima, la prima in Italia dedicata a lei.
L’interno, infatti, è decorato da un ciclo affrescato di Vanni Rossi, pittore bergamasco attivo dagli anni Venti. Il ciclo pittorico del Vanni fu realizzato al termine del secondo conflitto bellico. Il dipinto della Madonna di Fatima con i tre pastorelli svetta sulla pala d’altare, ma non è la sola a catturare lo sguardo del visitatore.
Tutt’attorno una sequenza di colori accesi si sposa bene con sfumature tenui e delicate, tonalità calde e fredde che rispecchiano le varie sequenze della vita di Cristo. La morte e la resurrezione, un fungo atomico che racconta la distruzione dell’uomo. Fine e nuova vita, guerra e ricostruzione. Una rivelazione lampante dello stato d’animo che si viveva pochi anni dopo la fine della guerra. Uno splendore artistico ribattezzata dagli abitanti del quartiere, e non solo, la Cappella Sistina di Milano.
Insomma, la cappella della Madonna di Fatima, insieme a tutta la chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, è un piccolo gioiello da ammirare. Un’occasione importante per riscoprire i quartieri a est di Milano. E quale modo migliore se non viaggiare sulla nuova M4?