Il Castello Sforzesco di Milano è, insieme al Duomo, il simbolo più iconico della città. Un’attrazione imperdibile per chi visita Milano, una roccaforte che racconta secoli di storia, dominazioni e trasformazioni.
Dagli Sforza agli austriaci
Costruito sotto Francesco Sforza nel 1450 sui resti del vecchio castello di Porta Giovia, di epoca viscontea, il Castello ha visto l’avvicendarsi di figure importanti per la sua costruzione. Jacopo da Cortona, Filarete, Bramante, Leonardo da Vinci, Cesare Cesariano hano dato il loro contributo agli esterni e interni della fortezza meneghina.
Dopo i fasti dell’era sforzesca il Castello passa nelle mani degli spagnoli che ne fanno la sede dell’esercito. Una delle guarnigioni più numerose d’Europa, a volte formata da 3000 uomini. Durante il dominio iberico il Castello fu rafforzato con un nuovo sistema difensivo progettato da Vincenzo Seregni.
Con l’arrivo degli austriaci la roccaforte mantenne il suo ruolo difensivo e l’unica novità artistica fu la sistemazione nel cortile della statua di San Giovanni Nepomuceno, protettore dell’esercito austriaco.
Le trasformazioni napoleoniche
Con Napoleone il destino del Castello Sforzesco sembra cambiare totalmente. Inizialmente deciso a mantenere le peculiarità difensive, il generale decise di demolirlo dopo una petizione popolare che ne chiedeva l’eliminazione. La fortezza era diventata, infatti, testimonainza di vecchie tirannidi.
Dopo aver abbattuto le torri laterali e le mura spagnole intorno, Napoleone ricevette diversi progetti trasformativi. Il primo, di Giovanni Antonio Antolini, prevedeva il rimaneggiamento in stile neoclassico del Castello Sforzesco e la creazione di una piazza circolare monumetale con statue, piccoli templi. Insomma, un pantheon del Regno Italico.
Napoleone bocciò il progetto perché troppo costoso e autorizzò quello di Luigi Cagnola. Non più una piazza circolare ma un semicerchio di edifici residenziali (l’attuale Foro Bonaparte), una piazza d’armi retrostante (Parco Sempione) e un arco trionfale in onore al generale (ribattezzato successivamente Arco della Pace).
Il (triste) ritorno austriaco e le modifiche di Beltrami
Con la caduta di Napoleone, Milano ritornò all’Austria. Il Castello Sforzesco riprese la sua funzione militare e, decenni dopo, con la rivolta delle Cinque Giornate divenne tristemente noto per i cannoni di Radetsky, che bombardarono la città.
Con la successiva annessione al Regno d’Italia, i milanesi videro di cattivo occhio la roccaforte. I saccheggi non mancarono, le proteste per quel mostro di mattoni si fecero sentire forte. Tutta Milano, infatti, voleva la sua fine. Ma la funzione dell’arte prese il sopravvento.
Il Comune di Milano, infatti, incaricò l’architetto Luca Beltrami di trasformare completamente il Castello Sforzesco. Obiettivo, il ritorno estetico ai fasti degli Sforza e una nuova funzione.
Il restauro di Beltrami raggiunse il suo scopo. Il Castello Sforzesco ritornò a brillare come non accadeva da più di 400 anni. Lo sfarzo di un tempo ritornò, con l’aggiunta della magnifica Torre del Filarete e la soppressione dell’antica Ghirlanda, la cinta muraria più esterna. Una seconda giovinezza, dunque, per il Castello.
Non dimenticando la vecchia piazza d’armi, piantumata e inverdita al meglio. Finalmente è nato un nuovo parco, il Parco Sempione.
La Torre del Filarete
La novità più evidente dei restauri di Beltrami è sicuramente la costruzione della Torre del Filarete. La magnifica struttura ricalca quella progettata dal grande architetto rinascimentale, una grande opera che contestualizza il senso del lavoro beltramiano.
L’architetto, infatti, per la progettazione della Torre si rifece ai disegni risalenti al XVI secolo, così da poter riflettere l’opera originaria.
Ma che fine aveva fatto l’antica torre? Presto detto. La struttura originale crollò nel giugno del 1521. Un terremoto? Un assalto da parte di invasori. No, semplicemente un’esplosione interna. Sì, perche la torre nel XVI secolo era diventata deposito di munizioni e polveri da sparo.
Un soldato francese di guardia alla torre maldestramente azionò una bomba che fece da innesco a tutto il resto, facendo crollare la torre su se stessa. Questa è la versione “ufficiale”, anche se molti storici storcono il naso.
La fontana degli sposi
Lo spazio frontale alla Torre del Filarete è occupato da una grandiosa fontana circolare con getti d’acqua a quote differenti.
Proprio per questo è chiamata Torta degli sposi, per i suoi getti concentrici che la fanno assomigliare a una torta nuziale. Costruita negli anni ’30 del Novecento dalla società di gestione dell’energia elettrica AEM, fu posizionata davanti al Castello per accogliere Benito Mussolini in vista di un incontro ufficiale. La collocazione, in origine, doveva essere provissoria, ma non fu così.
Il successo della fontana fu tale che rimase ad accogliere i visitatori del Castello. Fino al 1959, quando fu smontata per i lavori della metropolitana. Rimase a giacere in alcuni magazzini comunali per ben quarant’anni (si sparse la voce che fu portata da Craxi ad Hammamet), per poi essere ricostruita, simile alla precedente, solo nel 1999.
I musei del Castello Sforzesco
All’interno del Castello Sforzesco vi sono molte sale adibite a musei. Tre le più importanti abbiamo certamente la Pinacoteca. Dentro la sala vi sono, essenzialmente, opere che riportano ai tempi del Visconti e degli Sforza e quadri provenienti da monasteri e chiese soppresse (Collezione Trivulzio).
Tra le opere più note, la Madonna del Libro di Vincenzo Foppa, il Cristo in pietà tra due angeli del Bergognone, Madonna Lia di Francesco Napoletano, la Madonna Bolognini del Correggio e il Santo Eremita di Spagnoletto.
Come non citare la sala dove è esposta la magnifica Pietà Rondanini di Michelangelo. L’opera è conservata presso l’antico ospedale spagnolo nel cortile delle armi del Castello Sforzesco.
Questo capolavoro è l’ultimo del geniale artista toscano, a cui lavorò fino a pochi giorni prima della sua scomparsa. Una estasiante fusione marmorea del corpo di Cristo con quello della Madonna.
La statua, nei secoli successivi, girovagò per botteghe e case di nobili famiglie romane (tra cui, appunto, i Rondanini, nel XVIII secolo). Fin quando nel 1952, grazie all’intervento lungimirante di Fernanda Wittgens, l’opera fu acquisita dal Comune di Milano che la destinò alle Raccolte Civiche del Castello.
Un’altra sala espositiva da non perdere è il Museo di arte antica. La sala in questione è sede del meglio dell’arte tardo antica, medievale e rinascimentale. Migliaia di pezzi di epoca viscontea, sforzesca e spagnola, tra cui spicca lo splendido Monumento Equestre a Bernabò Visconti, realizzato da Bonino da Campione.
Sempre all’interno del Museo d’arte antica di particolare pregio è la Sala delle Asse, la cui volta è stata affrescata interamente da Leonardo da Vinci con una serie di intrecci di rami fioriti in cui spicca lo stemma araldico della famiglia Sforza.
Info e orari di apertura
Ingresso libero ai cortili
7 – 19.30
Musei del Castello Sforzesco: martedì-domenica ore 10-17.30 (ultimo biglietto ore 16.30; ultimo ingresso ad ogni singolo Museo/sezione ore 17)
Orari Biglietteria: martedì-domenica 10-16.30
Biglietto intero € 5,00; biglietto ridotto € 3,00 (18-25 anni e over 65).