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Milano nei Libri – “Milano, fin qui tutto bene” di Gabriella Kuruvilla

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milano libro laterza kuruvillaCon questo articolo Mariangela Traficante (giornalista e blogger di “Che libro mi porto”) inaugura la nuova rubrica di Milano Weekend dedicata ai testi che raccontano la nostra città: MILANO NEI LIBRI

Interno giorno, nelle vicinanze di via Sarpi. Sono nella casa-studio di una pittrice, che sembra uno spazio post-industriale ed infatti è un ex magazzino. Intorno, tele che raccontano i volti del quartiere e, fuori, un miscuglio di nuovi condomini, vecchie (poche) insegne storiche e (tanti) volti orientali. Ovvio, sono in quella che tutti conoscono come la “Chinatown” milanese, ma ancora non so che quello stesso luogo lo ritroverò anche in un libro.

Per forza, perché ad accompagnarmi nella casa-studio e tutto intorno è proprio lei, l’autrice del libro. Si chiama Gabriella Kuruvilla e sta raccontando a me e ad altre persone i dettagli del quartiere e come qui ha raccolto materiale per il suo “Milano, fin qui tutto bene” (Editori Laterza, collana Contromano). È questo il titolo del libro di cui vi parlo oggi. Lei, l’autrice, è giornalista di padre indiano e madre italiana.

È nata a Milano e Milano racconta, ma quella contemporanea fatta di negozi etnici e vecchi fruttivendoli, angoli che resistono al tempo e gente che corre contro il tempo, piccoli gioielli nascosti e grandi brutture troppo evidenti, e vite spesso sull’orlo della solitudine.

Il libro infatti raccoglie quattro episodi legati a doppio filo uno all’altro da un oggetto che è quasi un simbolo, un soppalco che deve passare di mano in mano.

Cosa vi trovate? Quattro Milano diverse, ognuna con le sue storie antiche da non dimenticare e le sue nuove mescolanze che si avvicendano nel bene e nel male, ma ognuna rigorosamente lontana dal centro:

Via Padova, che è “come ascoltare una radio che passa continuamente da una frequenza all’altra, perchè è tutto un gran vociare in tutte le lingue”;

Via Sarpi, “una Chinatown diversa da quelle di Londra, New York o Bangkok”, “alla milanese”, perchè qui i cinesi ci vengono per lavorare ma spesso vivono altrove.

Viale Monza, “che nel 1825 era nata per collegare Porta Venezia alla Villa Reale di Monza” e che oggi stenteresti ad immaginartela come un viale di campagna.

Corvetto, con il suo piazzale, “uno scampolo di autostrada dentro un lembo di città”, da cui forse sogni di andartene e magari diventare famoso col tuo hip hop.

E quattro sono anche gli attori principali – Anita, Samir, Stefania, Tony – le cui storie si intrecciano tra le strade di questa quinta protagonista del libro che è Milano, e mentre si intrecciano ci fanno davvero da inconsueti ciceroni! Perchè ci raccontano e si raccontano storie e chicche meneghine, entrano o sfiorano luoghi noti e piccole celebrità di quartiere. Inconsciamente ci spingono ad alzare lo sguardo e osservare, ma davvero: palazzi, insegne, negozi che sono un’abitudine ma che spesso non conosciamo davvero. E non è detto che siano per forza sempre angoli idilliaci. La metropoli, in fondo, è così.

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