Dopo un anno di gran lavoro che ha portato alla realizzazione di un tour europeo, Ylenia Lucisano partirà domenica 24 novembre da Milano sul palco di Mare Culturale Urbano con Tricarico come special guest e ad aprire il concerto sarà il giovane cantautore lombardo Godot (inizio concerto ore 21:30).
Tra i brani dell’ultimo album che presenterà al pubblico ci sarà “La sintesi” attualmente in rotazione radiofonica; il :video è stato girato tra le vie di Milano e vede la partecipazione della giovane cantautrice anche nei panni di regista.
Vi ricordiamo la tracklist di “Punta da un chiodo in un campo di papaveri”: “A casa di nessuno”, “Canzoni e pane”, “Il destino delle cose inutili”, “Meraviglia”, “Mentre fuori sta piovendo”, “La sintesi”, “Lenzuola bianche”, “Non mi pento”, “Dormire mai”, “Finta nostalgia”, “Ti sembra normale?”.
A pochi giorni dall’inizio del tour, abbiamo incontrato Ylenia Lucisano che ci ha raccontato del suo rapporto con la scena musicale milanese e cosa si aspetta di ricevere e dare al pubblico europeo.
Ylenia Lucisano: l’intervista
Nell’ultimo brano “La sintesi” ti sei cimentata un po’ nel ruolo di regista, com’è stata quest’esperienza?
Esatto, sono partita da una mia fantasia, ho immaginato il video e ho cercato di capire come potesse essere messo in scena.
Così, ho mandato il mio script al regista, che mi ha spiegato come poterlo fare, lavorando su alcuni punti e “ridimensionando” il progetto (mi ero immaginata scenografie da film hollywoodiano).
Abbiamo portato in scena il viaggio di una ragazza che crede di avere un problema psicologico, ma non esiste perché è dovuto a quello che la realtà le impone, facendosi così condizionare.
In questo caso si parla di malinconia e del non vivere le proprie emozioni, quando invece bisognerebbe accoglierle sia negative che positive.
Tendiamo sempre ad appiattirci, a dover essere dei robot, precludendoci la possibilità di ascoltarci e trascinando dentro di noi un problema.
Ma se lo sotterri, il problema rimane lì, si ingrandisce per poi esplodere in qualcosa di più grande e incontenibile.
È bello dare sfogo a qualsiasi sensazione, sentimento, che sia rabbia, stupore, nervosismo, qualsiasi. Bisogna dare sfogo.
Da otto anni vivi a Milano. Come hai vissuto quest’esperienza e queste diversità – se ci sono – tra la Calabria e Milano?
Prima di arrivare a Milano, ho vissuto a Roma per 3 anni e la sentivo più vicino alla Calabria, anche come distanza, ma mi sono resa conto che non mi dava quello che volevo e di aver esaurito le mie possibilità.
Non c’era niente che mi legasse alla capitale e da un giorno all’altro ho preso le mie quattro cose e mi sono trasferita: mi affascinava Milano e il suo ambiente discografico.
Come vivi la scena musicale milanese? C’è un posto in cui ti piacerebbe suonare?
La vivo molto bene perché la città offre molte possibilità per quanto riguarda i live, c’è molta apertura da parte dei locali. Sicuramente, Milano è ottima per chi vuole far conoscere la propria musica e ha voglia di mettersi in gioco e ci sono i locali per poterlo fare.
Purtroppo, per alcune location vige sempre il concetto del “devi portare gente”, diversamente dall’estero.
Infatti, in Europa abituano il pubblico alla presenza della musica, c’è molta più apertura mentale e sicuramente c’è voglia di fare e di mettersi in gioco, di avere qualcosa da dire.
Come a Mare culturale urbano, da dove partirà il tuo tour europeo. È stato scelto per un motivo particolare?
È stato scelto perché è un posto che mi piace molte e l’ho conosciuto partecipando ad altri concerti.
Ho pensato “perché non iniziare qua” e la proposta ha interessato il proprietario, così ci siamo organizzati.
Cosa ti aspetti da questo primo live? È la prima esperienza di un concerto in cui porterai tutti i tuoi brani.
Mi aspetto semplicemente di divertirmi, di farmi conoscere da chi sarà lì per caso, facendoli passare una serata diversa.
C’è un brano con cui ti piacerebbe iniziare?
Non ancora, siamo in fase di organizzazione e, come gestire la scaletta, dipende da come andranno le prove.
Chi sono i musicisti che ti accompagneranno in questo live?
Pasquale Defina alla chitarra e Roberto Romano ai fiati.
Sarete solo in tre?
Sì, saremo in tre.
Com’è nato l’incontro con Tricarico? Sarà lo special guest del live milanese.
È nato tutto molto spontaneamente: ci siamo conosciuti durante l’ultima apertura del concerto per De Gregori a Soverato ed è nata una bella amicizia
Abbiamo instaurato un bel rapporto, siamo molto in sintonia anche nel modo in cui ci approcciamo alla musica.
Così, gli ho proposto di cantare qualche brano durante il mio concerto e lo farà.
Ti senti affine musicalmente. Ci sono dei punti in comune?
Secondo me sì anche se abbiamo due diverse storie: lui è un artista noto e di successo, è particolare, è anticonvenzionale.
È noto che Francesco De Gregori non sia di molte parole, ma cosa ti ha detto di questa esperienza all’estero?
Non mi sono confrontata direttamente con lui, ma so che è contento che affronti questa esperienza, inoltre, mi ha sempre spronato a non fare le cose che fanno gli altri.
Durante la produzione del disco, mi diceva di andare a scrivere con dei musicisti veri, che lo facessero per passione, oltre che di mestiere.
Lui si affaccia alla concezione della musica degli anni ‘70, dei musicisti un po’ “trasandati”, mentre oggi il musicista sembra un impiegato.
Non ci sono più i musicisti “decadenti”, o meglio, sono pochi.
Francesco De Gregori mi suggeriva di essere me stessa, senza farmi coinvolgere dalle mode del momento.
Quello del tour è un’esperienza in linea con i suoi consigli: prendere un furgoncino e girare l’Europa per suonare sempre di fronte ad un pubblico diverso, un po’ all’avventura.
De Gregori dice che da queste esperienze nascono le canzoni, l’ispirazione.
Con chi ti piacerebbe collaborare in un prossimo disco?
Mi piacerebbe scrivere qualcosa con Tricarico, per esempio, o comunque con artisti che abbiano qualcosa da dire e non per propormi un pezzo “alla moda”.
Non solo, perché ci sono state delle bellissime proposte, ma preferisco “esserci” nelle cose che scrivo, altrimenti non riuscirei ad essere me stessa, ad interpretarle.
Non basta il concetto “canta bene” o “scrive bene”. I pezzi devono lasciarti qualcosa e restare nella tua mente, almeno per un po’.
Come le canzoni del passato: perché non rimangono così indifferenti?
Oggi sono poche quelle che io ascolto e ho voglia di riascoltare una seconda volta.
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