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Imparare è una cosa seria e durante una cena, di solito, riesce meglio. Ancora meglio se l’oggetto della serata è un distillato nobile ma relativamente poco diffuso in Italia, rispetto al resto d’Europa, soprattutto per quanto riguarda la mixology, la moderna arte del cocktail. Lo stivale, infatti, concentra (ancora per poco?) i suoi consumi di whisky tra le mura domestiche, meno in bar e ristoranti.
All’Alchimia, l’elegante locale in viale Premuda guidato dallo chef Davide Puleo, il Gruppo Bacardi Martini ha organizzato un viaggio guidato in quattro Paesi – Giappone, Irlanda, Scozia e Stati Uniti – e cinque whisky abbinati al menù. Tre gli esperti della serata – Giampiero Francesca e Massimo Macrì de I Maestri del Cocktail e Cristina Folgore, whisky brand ambassador Gruppo Bacardi – per stabilire la giusta rotta della degustazione, tra aneddoti e botti di rovere, a partire dal lessico: da una parte “whisky” per capire che siamo in Scozia, Galles, Giappone o Canada; dall’altra “whiskey” che di norma identifica Irlanda e Stati Uniti.
Whisky giapponese Suntory con palamita e salsa yakitori
Palamita laccata con salsa yakitori, mandorla e lattuga alla piastra: un piatto molto riuscito (preceduto dall’antipasto: finti straccetti di manzo, crema di rucola, parmigiano reggiano 30 mesi e foglie di cappero) grazie alla deliziosa sapidità della yakitori e al suo matrimonio perfetto con il pesce azzurro.
Una sorpresa – per i non esperti – il fresco Mizuwari cocktail, due parti di acqua e una parte di prodotto: è uno stile tipico del Giappone, Paese che ospita nove distillerie di whisky. Tra queste: Yamazaki e Hakushu, di proprietà della storica Suntory. Il racconto del Sol Levante parte dalla città degli appassionati del buon cibo, Osaka, dove chiedere “come stai” equivale in sostanza a domandare “come hai mangiato”.
Risotto alla milanese, coda alla vaccinara e Maker’s Mark liscio
Nome esatto della ricetta: risotto Milano-Roma (risotto alla milanese con royale di coda alla vaccinara). L’impiattamento ricorda l’ossobuco, unisce due tradizioni e accompagna bene la stagione fredda. Qui l’abbinamento è con un bourbon Maker’s Mark, un whiskey con la “e” – aggiunta nell’Ottocento per distinguere gli export irlandesi – servito nel cocktail Boulevardier del barman Daniele Gentili: tre parti uguali di MM, Martini bitter e Martini rosso, con fetta d’arancia.
Viene prodotto a Loretto, nel Kentucky, uno dei due Stati americani (oltre al Tennessee) in cui si spostarono gli esuli irlandesi in seguito alla rivolta del 1791 contro l’aumento delle tasse. Lì trovarono abbondanti acqua e mais per produrre il bourbon, che ha almeno il 51% del cereale.
Guancia di vitello al whisky con Aberfeldy scozzese
Emblema dell’inverno, un piatto sostanzioso che si accompagna molto bene a un Aberfeldy whisky scozzese invecchiato 12 anni. Distilleria del 1898, nell’ex grande contea di Perth, lunghe valli e suggestivi paesaggi.
Creme brulée al whisky e Bowmore
Con questo dolce scopriamo la storica distilleria Bowmore di Islay, aperta nel 1779: è la più antica dell’isola scozzese e produce un single malt (a differenza dei blend, è il whisky più puro perché realizzato con botti provenienti da un’unica distilleria, che può quindi dare il suo nome al prodotto) molto conosciuto.
Panettone e crema al mascarpone con whiskey Connemara
Fine pasto con un dolce fatto in casa, abbinato al whiskey torbato Connemara e agli aneddoti dello straordinario Giant’s Causeway (il “selciato dei giganti”, patrimonio Unesco) e delle scogliere di Moher, uno spettacolo della natura a picco sul mare. Viene servito nel celebre cocktail Reverse Rob Roy, in cui si unisce al vermouth e all’angostura.
Foto adattate – credits Anastasia Artamonova, Instagram @nastialavista