“Piccolo re” è il primo album di Vincenzo Greco, con la produzione di uno dei più importanti protagonisti della musica italiana: Beppe Carletti. Un disco che cerca di comunicare la positività e l’autenticità dei sentimenti, dalla paura alla voglia di immortalità. L’album, uscito il 29 aprile, contiene: “Piccolo re”, “Un’emozione di te”, ” Vola”, “Dedalo”, “Nel silenzio”, “Un’altra salita”, “Impressioni di settembre”, “Un’emozione di te-acustic”.
La nostra intervista a Vincenzo Greco
Raccontaci del tuo album, Piccolo re, uscito il 29 aprile
Nel mio album ho cantato le mie emozioni, quelle più vere; per raggiungere questo obiettivo ho cercato le parole, i concetti giusti e a livello musicale dei suoni specifici per ogni canzone.
Si tratta di un lavoro molto variegato perché non c’è un unico genere e i brani hanno influenze diverse come il blues, il country, in cui musica, parole e melodia sono tutte all’unisono.
Il progetto è nato 3 anni fa quando ho iniziato a comporre la mia prima canzone (Piccolo Re), dedicata a mio figlio: mentre lo guardavo giocare, nella mia testa è nata una melodia e da lì è partita la voglia irrefrenabile di portare a termine questa canzone.
Questo album è stato progettato per mostrare il mio concetto di musica, la quale può essere paragonata ad un’opera d’arte e l’artista deve mettersi in gioco e studiare i propri suoni.
Le mie sono musiche che spaziano verso l’infinito, che fanno sognare e i testi sono veri, non sono parole prese a caso, ma pensieri che ho studiato nel profondo.
Inoltre, sono stati utilizzati degli organi oltre alla chitarra elettrica (presente in ogni canzone) e al basso; i musicisti sono stati selezionati per le loro sonorità, adatte alla mia timbrica da tenore.
Come è nato il brano “Dedalo”? Ci sono molti riferimenti come alla cultura medievale.
Ho scritto “Dedalo” mentre ero ad Erice, precisamente al Castello di Venere; c’era una targhetta che raccontava il passaggio di Dedalo su queste terre e sono rimasto affascinato dalla storia, ho immaginato come i cavalieri dell’epoca potessero vedere il paesaggio, cosa ci potesse essere intorno.
Tornato a casa ho scritto una melodia e da questa ho tirato fuori una canzone sull’immortalità e su Dedalo (di cui si parla ancora delle opere, dal labirinto del Minotauro alle mura del castello di Erice) e, come lui, voglio rendere immortale un qualcosa che possano usare anche le generazioni future.
Per esempio, nel secondo verso della canzone ho scritto “Senza paura indosso il vestito del tuo apparire ed anch’io come te ho paura di cadere”: mi sono immaginato di essere un cavaliere che prova la paura di fallire, come tutti, ma questo non ci deve assolutamente fermare, non dev’essere un ostacolo.
Da questa paura si deve generare una forza con la quale riusciamo a superare gli ostacoli e una volta che vengono superati, si riesce a fare un bel lavoro e lasciare qualcosa di buono a tutti.
Credo che Dedalo, come qualsiasi altro artista che fa qualcosa di vero e sentito, ha avuto la speranza che la sua opera non potesse morire mai, ma rimanere immortale. Lo spero anche io per la mia musica.
L’album è stato prodotto da Beppe Carletti.
Con Carletti, di cui apprezzo la musica positiva, è nata una collaborazione quasi casuale: sono arrivato alle sue orecchie, gli sono piaciute le mie canzoni e abbiamo deciso di collaborare.
Ho aperto anche il concerto dei Nomadi a Novellara, come ospite insieme ai Dear Jack.
Cosa intendi per musica positiva?
I Nomadi trasmettono messaggi positivi e quando si canta, in qualche modo, si “impone” alle persone delle parole a cui si affezionano. A cosa si affeziona la gente, al bene o al male? Gli artisti sono responsabili di questo bene e male, quindi devono produrre musica positiva.
Se i musicisti sono “rivolti” al male non è né arte né musica; non deve esiste un artista che crea opere per far del male agli altri, ma per tirar fuori la parte positiva.
I testi di Beppe Carletti e dei Nomadi sono rivolti alla positività e condivido il loro modo di fare musica, anche se produco una musica leggermente diversa dalla loro (sia a livello di struttura delle canzoni che come melodie), ma faremo un bel lavoro insieme perché siamo sulla stessa linea.
Come te lo immagini il momento del live?
Con molta determinazione! Sto studiando ogni giorno per cercare di presentare al pubblico un’esibizione live (senza basi) perfetta e con molta energia.
Quando sarò lì mi concentrerò e canterò, mi immaginerò tutti gli scenari delle mie canzoni, per esempio con “Piccolo re” penserò di avere mio figlio accanto. Questa sarà la predisposizione mentale per i concerti.
A che pubblico ti rivolgi? Pensi che potresti piacere?
Oggi gira tutto intorno alla musica classica, però chiedendo alla gente se gli piaccia questo genere musicale ti risponde di no, senza averla mai ascoltata.
Quindi, non è un problema mio né di nessun altro se quello che facciamo non piace; non pretendo che la mia musica piaccia a tutti, ma sicuramente chi stima una cosa vera apprezzerà il mio lavoro.
Mi rivolgo è a tutti coloro che credono nella musica vera, al di là dell’età; la musica è di tutti, non voglio circoscriverla ad un determinato pubblico, è rivolta a chiunque gli possa piacere.
Musica a Milano
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