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Cos’è l’urbex? I misteri dell’esplorazione urbana svelati dal gruppo Urbex Squad

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Vi capita mai di osservare la facciata di un vecchio edificio in rovina, le persiane serrate, l’intonaco scrostato, le porte murate, e chiedervi cosa si nasconde al suo interno? Cosa è successo a quel posto per trasformarlo nel rudere che oggi si staglia davanti a voi, così fuori luogo nel caos delle strade a scorrimento veloce e dei condomini popolari che negli anni gli sono cresciuti attorno.

Un gruppo di persone da diversi anni a questa parte ha deciso di rispondere all’impulso di entrare in quegli edifici fatiscenti e respirare quel misto di polvere e storia che è racchiuso dietro alle impenetrabili finestre scheggiate. Quella che una volta era un’espressione di coraggio tra giovani amici oggi ha un nome e un regolamento: parliamo dell’urbex.

 

Esplorazione urbana e fotografia: il fenomeno urbex

La parola urbex deriva dal termine “Urban Exploration” che racchiude in sé il senso di questa pratica, sempre più diffusa e sempre più veicolata dall’uso dei social. Basta cercare il termine su Instagram o YouTube per essere travolti da centinaia di risultati, tra i quali spicca il canale di Urbex Squad, un team di quattro “urbexer” della provincia milanese, diventati celebri grazie alla serie di video legati all’esplorazione di Pryp’jat, la città evacuata nel 1986 dopo la tragica esplosione del reattore N°4 della centrale nucleare di Chernobyl, e ancora oggi inabitabile a causa delle radiazioni.

La passione per la fotografia e l’esplorazione urbana ha permesso alla Urbex Squad di visitare e documentare più di 200 luoghi nel corso della loro “carriera”, fatta di rischi, imprevisti e fatica, ma anche di enormi soddisfazioni. Mattia, Jerry, Carlo e Roberto sono un team di amici ed esploratori professionisti, che non lasciano nulla al caso per realizzare i propri reportage, come sa chi segue i loro canali: protezioni, mascherine, abbigliamento adatto e rispetto per il luogo visitato.

“Ci teniamo a sottolineare che questo hobby non va mai improvvisato: la sicurezza è la prima cosa da salvaguardare. A questo scopo usiamo un abbigliamento e delle attrezzature adeguate ai contesti che visitiamo. Per quanto riguarda l’aspetto legale innanzitutto ci assicuriamo dello stato in cui si trovano gli edifici in cui entriamo: porte aperte, finestre rotte, cancelli socchiusi e vegetazione incolta sono il primo segnale di abbandono. Noi non siamo ladri, non manomettiamo gli ingressi né scavalchiamo muri o recinzioni. Quando ne esiste la possibilità richiediamo i dovuti permessi. Il nostro “comandamento” è quello di non toccare mai nulla di ciò che troviamo” ci raccontano.

Durante le loro esplorazioni il fattore sicurezza non è mai sottovalutato, tranne da Geremia Vecchio, detto “Jerry”, 29 anni, l’intrepido del gruppo. Il primo a saggiare la resistenza di pavimenti e scalinate, spesso cedevoli a causa di crolli o infiltrazioni. Il secondo a entrare è invece Carlo Rivieccio, 40 anni, l’ultimo arrivato all’interno della squadra. Un fan che ha deciso di passare all’azione, spinto proprio dall’amore per la fotografia.

L’urbex non è vandalismo o effrazione, ma amore per l’ignoto e ciò che può raccontare all’obiettivo della macchina fotografica e al cuore. Con questo spirito il gruppo si è spinto sino al luogo simbolo dell’archeologia urbana: Pryp’jat. La drammatica storia della città sorta alle porte della centrale nucleare di Chernobyl è diventata nota grazie all’omonima miniserie HBO del 2019, che mostra con grande accuratezza storiografica i retroscena di un evento che ha segnato l’intera Europa.

Prypjat Ruota
La ruota panoramica del luna park di Pryp’jat

 

Visitare la città fantasma, testimoniano i ragazzi di Urbex Squad, non è una gita fuori porta. Tutto è organizzato e mostrato da guide professioniste. “All’interno della zona rossa, per ovvie ragioni di sicurezza, siamo potuti rimanere solo 48 ore, dato che gli oggetti sono ancora contaminati. Ma in quel lasso di tempo siamo riusciti a visitare l’ospedale, il centro sportivo, la famosa ruota panoramica, le scuole e l’antenna Duga-3. È un viaggio che suscita molta inquietudine e tristezza, ma sicuramente la presenza di una guida e di una serie di figure specializzate nel mantenere la sicurezza del luogo hanno reso l’esperienza meno traumatica.”

L’esperienza ha prodotto una serie di video e scatti fotografici di indubbia forza evocativa, alcune delle quali saranno in mostra dal 10 Marzo al 13 Aprile presso il Comune di Segrate, che ha permesso al gruppo di esporre per la prima volta gli incredibili reportage delle proprie esplorazioni.

 

Ville, manicomi e castelli abbandonati: come vengono scelti e trovati

Non occorre però allontanarsi così tanto per cimentarsi nelle suggestioni che l’urbex regala a chi sa dove cercare. Le splendide testimonianze del passato rappresentate dai luoghi abbandonati sono innumerevoli, dalle ville ai manicomi, passando per castelli fiabeschi, fabbriche, ospedali o interi villaggi. La regola d’oro dell’esplorazione urbana consiste però nel tenere segreti i luoghi visitati, in modo da preservare la loro integrità e la bellezza dell’abbandono. In onore a questa regola non troverete qui nomi o indicazioni per raggiungere gli edifici esplorati dagli urbexer.

In che modo allora vengono trovati nuovi luoghi da visitare? Ognuno ha il suo metodo, ma principalmente attraverso la ricerca online e il passaparola tra altri appassionati, che nel corso degli anni hanno sviluppato nomi in codice per indicare i siti più interessanti, spesso ricavandoli dalle particolarità degli stessi, come oggetti situati all’interno o conformazioni dell’architettura.

I ragazzi di Urbex Squad si affidano anche al proprio “naso”, maturato attraverso l’esperienza: “ci è capitato di trovare posti davvero unici solo passeggiando per strada. Recentemente abbiamo trovato un palazzo che confinava con un parco pubblico, ben nascosto dalle siepi ma con la cancellata completamente divelta. Ecco, quello che abbiamo trovato al suo interno è stato qualcosa di incredibile”.

L’interno di Villa Stark

Il mondo urbex sopravvive anche grazie alla segretezza, che permette alle fragili testimonianze del passato di conservarsi. L’esplorazione urbana è diventata da pochi anni un movimento globale, seppure le sue origini siano da cercare molto più indietro, più precisamente al XVIII secolo, quando l’esploratore Philibert Aspairt scomparve inghiottito dalle Catacombe di Parigi, luogo leggendario la cui visita è interdetta ai visitatori non accompagnati.

L’espandersi dell’esplorazione urbana è dovuto principalmente ai social, arma a doppio taglio per chiunque ami la scoperta di tesori abbandonati. Se da un lato hanno permesso agli urbexer di incontrarsi e scambiare informazioni sui luoghi scoperti dall’altro concedono a chiunque di improvvisarsi esploratore, causando danni, furti e vandalizzazioni al patrimonio urbex.

Come raccontano anche Mattia, Jerry, Carlo e Roberto “Gli Urbexer italiani sono tanti, non sapremmo dare un numero preciso, ma sicuramente non tutti hanno lo stesso approccio esplorativo. Noi abbiamo sempre cercato di affrontare l’esplorazione con un sentimento romantico, cerchiamo di raccontare il passato sempre con rispetto e nostalgia. Purtroppo, capita spesso di imbattersi in luoghi visitati da altri esploratori, o presunti tali, che hanno come unico obiettivo il rompere, devastare e rubare ciò che trovano”.

 

Gli edifici abbandonati parlano: ricostruire la storia di un luogo

Ogni costruzione abbandonata ha il suo passato, unito a doppio filo con le storie di chi vi ha vissuto, lavorato o semplicemente ha camminato in quelle stanze ricoperte da fitti strati di polvere. Con il suo grande numero di esplorazioni all’attivo la Urbex Squad è passata all’interno di centinaia di frammenti di vita, fatti di mobili, abiti ancora conservati negli armadi, lettere e fotografie di persone inghiottite dallo scorrere del tempo. Perché un luogo viene abbandonato?

I motivi sono tra i più disparati. Il fallimento di un’azienda, problemi strutturali che hanno impedito il recupero della struttura, il calo di iscrizioni per scuole e conventi, o semplicemente la morte senza eredi. Spesso si tratta di mastodontiche ville, costose da gestire e difficili da vendere. Così si lascia che la vegetazione prenda il sopravvento e nasconda per sempre l’abitazione.

A raccontare le sensazioni, le storie e i pericoli delle esplorazioni è Mattia Brambilla, 25 anni, che si occupa anche del montaggio e delle musiche dei suggestivi video del gruppo. Ogni spedizione è accompagnata da una descrizione puntuale del luogo visitato, comprensiva di quanto sono riusciti a raccogliere riguardo la storia e i motivi dell’abbandono. Ma come si “ascolta” un sito urbex?Cerchiamo sempre di documentarci attraverso il web perché in alcune occasioni è un ottimo strumento per risalire alla storia di quel luogo; dove non troviamo informazioni “esterne” attingiamo da ciò che recepiamo all’interno dei luoghi: fotografie, documenti e informazioni trovate sul posto ci permettono di raccontare qualcosa in più”.

Liberty Piano
Interno di Villa Liberty. Si nota lo splendido pianoforte a coda

Spesso nei video che Urbex Squad pubblica su YouTube compaiono stanze ricolme di oggetti, tavoli da pranzo ancora apparecchiati, librerie e scrivanie ricolme di documenti… Alcune abitazioni sembrano essere state lasciate da pochi minuti da persone che non vi hanno più fatto ritorno. Sono molti e incredibili gli oggetti che il gruppo di urbexer incontra sul suo cammino: dallo studio di registrazione colmo di spartiti e locandine alla pista da bowling completa di palle e birilli, senza citare quadri, sculture, antiquariato e opere d’arte lasciate alle intemperie e alla polvere.

A raccogliere queste sensazioni e a metterle per iscritto è invece Roberto Rossi, 27 anni, che oltre all’esplorazione urbana si dedica alla redazione di articoli e penna dei post pubblicati dal gruppo.

 

Roma, Torino, Milano, Volterra… L’Italia regina dell’urbex

L’Italia, come ogni italiano sa bene, è colma fino all’orlo di meraviglie artistiche e architettoniche. Molte di esse sono lasciate all’incuria e all’abbandono, diventando celebri mete urbex. Palazzi nobiliari, conventi cinquecenteschi e residenze di campagna completamente affrescate, come il cosiddetto “Castello del Gigante”, la più recente esplorazione effettuata dai ragazzi di Urbex Squad.

Castello del Gigante
Una delle sale crollate all’interno del Castello del Gigante

Si tratta di una struttura realizzata intorno al XIV secolo, con affreschi risalenti all’Ottocento. Fino al 2012 il castello era un centro culturale molto attivo, comprensivo anche di camere dove passare la notte. I danni dovuti al terremoto di quell’anno e i costi proibitivi di restauro hanno costretto i proprietari ad abbandonare il magnifico edificio, che ora giace abbandonato in mezzo a un parco. Il nome urbex del luogo deriva dall’impressionante scultura di un gigante, sospesa a mezz’aria da un sistema di corde presente in una delle stanze del castello.

A dire dell’Urbex Squad uno dei luoghi più emozionanti che abbiano mai visitato, insieme alla Villa Liberty, “un luogo totalmente conservato, dove non era stato toccato nulla. Ogni più piccolo dettaglio era ancora lì, al suo posto, impolverato, invecchiato, ma vivo. Una villa che cela al suo interno documenti risalenti a Umberto I di Savoia e Vittorio Emanuele III, cimeli storici, argenterie, quadri…Un posto veramente unico. Ci siamo sentiti in dovere di ricercare informazioni riguardo a qualche erede perché mettessero in sicurezza un edificio così importante, non potevamo rimanere lì a guardare senza far nulla.” Il video del luogo sarà disponibile verso la fine dell’anno, promette il gruppo.

Il Castello del Gigante e Villa Liberty non sono purtroppo casi isolati di beni culturali abbandonati. Ognuno di noi conosce almeno una grande villa o un edificio storico divorato dalla vegetazione situato nella città dove abitiamo o dove siamo cresciuti.

Esempi iconici di abbandono italiano sono il Castello di Rosavenda in Piemonte, versione novecentesca di un castello medioevale, completo di torri, affreschi di stemmi familiari, pozzo e ponte levatoio, o la cittadina turistica di Consonno, che negli anni Ottanta doveva diventare la “Las Vegas della Brianza”, nei piani fallimentari dei suoi ideatori. O ancora lo splendido Palazzo Bartolini, caduto in disgrazia dopo la morte dell’ultimo membro della famiglia. Un luogo ricolmo di oggetti, tra cui moltissimi libri e uno splendido pianoforte a coda.

Questi sono solo alcuni delle migliaia di edifici abbandonati disseminati per l’Italia, considerata il “paradiso dell’urbex” a livello internazionale. Purtroppo, tale denominazione non rappresenta totalmente una nota di merito nei confronti del nostro paese, che ancora una volta si lascia sfuggire la preziosa occasione di preservare beni unici al mondo, ricchi di storia e di storie da raccontare.

Grazie a Mattia Brambilla, Geremia “Jerry” Vecchio, Carlo Rivieccio e Roberto Rossi, che ancora una volta ci hanno guidato attraverso i corridoi del mondo urbex.

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