Sabato 25 gennaio alle 16.30, presso la Cascina Ovi di Segrate (alle porte di Milano) sarà presentato Ultimo viaggio di Odoardo Bevilaqua, (Bompiani, 2013), romanzo d’esordio di Alberto Cristofori. L’autore, insegnante, traduttore e appassionato divulgatore di Dante, racconta la vita del nonno (persona-personaggio) a partire dal marzo 1978, pochi giorni dopo il rapimento di Aldo Moro.
Vedovo da nove anni, Odoardo decide di partire a bordo di una 500 alla ricerca del suo primo amore, Gisele, che aveva amato appassionatamente da giovane e alla quale aveva dovuto rinunciare perché non era “quella da sposare”. E lo decide a dispetto dei suoi 68 anni, del buon senso e del malumore della figlia.
La voce narrante è quella del nipote Giovanni. È lui che ricompone i tratti di Odoardo gradualmente, facendoli emergere pian piano dai suoi racconti: il rapporto con la moglie, il rimpianto per la donna amata in gioventù, la casa frutto delle fatiche di una vita, le sue idiosincrasie caratteriali e la paura di essere escluso dalla vita a causa della sua vecchiaia.
Non è un processo lineare, è piuttosto la ricostruzione di un puzzle complesso, utile a fornirci un quadro tutto intero. Per il lettore è una lenta scoperta, un processo simile a quello che accade a ciascuno di noi, in famiglia, quando ricomponiamo le figure dei nostri cari nel tempo, man mano che cresciamo.
“La vicenda è basata su fatti in buona parte reali – racconta Alberto Cristofori a Milano Weekend – e prende vita sulla carta grazie a un personaggio letterario, che vive sulla pagina, a prescindere dal modello reale”. Ma il viaggio di Odoardo renderà evidente anche come Gisele sia diventata, nel tempo, “un’immagine mentale, una figura della sua fantasia, una sorta di dantesca Beatrice” e diventa l’occasione, per il lettore, di scoprire o riscoprire tutto un mondo “minimo” fatto di incontri, ricordi, persone-personaggi, modi di dire, non senza una punta di divertimento.
Cristofori dipinge con grazia il mondo appena trascorso e ce lo fa assaporare con delicatezza. Ci restituisce la figura del nonno dopo averla amata e compresa profondamente. Ce ne racconta il suo percorso umano, le sue emozioni, le sue singolarità e le sue debolezze che, proprio perché peculiari, rendono Odoardo unico agli occhi del nipote e ai nostri.