Dal 4 al 14 marzo il Teatro Libero ospita lo spettacolo Speaking in Tongues, allestimento di una piecè di Andrew Bovell.
La messa in scena di Speaking in Tongues assume i connotati dell’evento, in quanto si tratta della prima volta in Italia l’opera del più famoso autore contemporaneo australiano
Due coppie che si accingono a tradire i rispettivi partner, in due diverse stanze d’hotel. La situazione è così simile che a volte entrambe le coppie pronunciano le stesse frasi.
Un amore che riemerge dal passato e un marito che non risponde al telefono. Una donna che scompare, lasciando l’auto in panne su una strada deserta e un vicino di casa che è il primo sospettato.
Mentre procede la polifonia, magistralmente composta da Andrew Bovell, e mano a mano che si accumulano gli indizi, queste storie apparentemente diverse si incrociano tra loro in una catena di coincidenze che conducono ad un finale totalmente inaspettato.
La regia di Speaking in Tongues è di Michael Rodgers, mentre gli interpreti sono Laura Anzani, Nicola Caruso, Margherita Remotti e Giacomo Rabbi.
Nelle note di regia, Rodgers parla così del testo di Bovell: “Quando ho letto Speaking in Tongues per la prima volta ho avuto l’inquietante sensazione che raccontasse qualcosa di cui non mi ero reso conto, perché sono troppo naive o inconsapevole. Uno stato d’animo che permea questo testo dall’inizio alla fine. Un’onda di qualcosa che ho disperatamente cercato di non sentire perché non volevo vedere l’abisso che avevo dentro. Isolamento. Persone che non sono in grado di conformarsi alla velocità di un mondo in cambiamento e che quindi cominciano a sgretolarsi. Persone che si sono smarrite nella corsa per arrivare prime. Persone che hanno perso la capacità di comunicare con i più intimi. Persone che strisciano nel buio, faticando a dare un senso al tutto. In poche parole, ho visto me stesso”.