Percorrendo le vie del centro e alzando lo sguardo verso la zona di Missori e Porta Romana ci si imbatte in una torre dalla forma molto particolare: la Torre Velasca. Il grattacielo, alto 26 piani, prende il nome dall’omonima piazza intitolata al governatore spagnolo Juan Fernàndez de Velasco ed è una delle opere architettoniche più contestate e discusse.
Torre Velasca e il contributo di BBPR
La Torre Velasca fu progettata negli anni ’50 da BBPR, uno studio composto da diversi architetti dai quali prende il nome: Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Rogers. La sua origine avviene in un momento di cambiamento dell’architettura italiana in cui i primi architetti moderni, come BBPR, sono tra i primi a condurre un processo di rivisitazione degli stilemi classici architettonici. Proprio per questo l’edificio assume un valore emblematico che lo porterà nel corso dei diversi anni ad essere messo in discussione e criticato diverse volte.
Il complesso, che fu costruito in circa 290 giorni, sorge in un’area del centro di Milano che fu devastata dai bombardamenti americani nel 1943. La Torre è alta 26 piani dei quali i primi diciotto e i due sotterranei sono adibiti a negozi e uffici, mentre gli ultimi sono appartamenti privati. Proprio per conferire maggiore spazio alle abitazioni, la struttura è totalmente diversa in cima rispetto alla base, dove si allarga ed è sorretta da diverse travi oblique.
Questo ha portato alla creazione di una struttura a ‘fungo’ o, come la chiamano i milanesi, ‘il grattacielo con le bretelle’. La struttura della torre suddivisa tra piani adibiti all’uso ‘pubblico’ e piani all’uso privato, richiama lo stile lombardo medievale tipico dei palazzi dell’epoca. Esteticamente il colore è quello tipico del cemento grezzo scelto appositamente per restare in armonia cromatica con le guglie del vicino Duomo di Milano.
Torre Velasca Milano: una delle architetture meneghine più discusse
Nello stesso periodo della Torre Velasca fu costruito anche il grattacielo Pirelli ed entrambe le costruzioni architettoniche hanno rappresentato un punto interrogativo sul rapporto tra la città e la ricostruzione. Infatti, anche se le composizioni architettoniche sono dirompenti rispetto a quella che era la tradizione dell’epoca, esse sono completamente differenti soprattutto per una questione di ‘cittadinanza’. Il Pirellone infatti punta all’esterno di Milano e a tutta l’Europa, mentre la Torre Velasca è in completa armonia e interloquisce con tutta la città.
La Torre Velasca è sicuramente una delle opere architettoniche più commentate e discusse sia in patria sia fuori dai confini nazionali. Tra i commentatori nostrani c’è chi l’ha definita come un palazzo milanese che rifiutava gli standard dell’architettura internazionale, mentre il The Daily Telegraph nel 2012 l’ha inserita tra gli edifici più brutti al mondo, al contrario dello noto critico d’arte Philippe Daverio che considera la Torre Velasca un assoluto capolavoro.