Tutti pazzi per i thriller e per Tom Rob Smith che presenta a Milano il suo nuovo libro ‘La Casa’ (Sperling & Kupfer). Il romanzo è già un best seller in Gran Bretagna come il suo primo libro, Bambino 44, che è ora anche un film prodotto da Ridley Scott e diretto da Daniel Espinosa e uscirà in autunno.
L’appuntamento con l’autore de ‘La Casa’ (The Farm il titolo originale, anche i suoi diritti cinematografici sono già stati acquistati) è giovedì 15 maggio, alle ore 18, presso la Libreria Feltrinelli di via Manzoni 12 , con la partecipazione di Luca Crovi.
Smith è un 35enne metà inglese metà svedese, particolare di non poca importanza per l’ambientazione del suo nuovo thriller. Non solo conosce l’Italia, ma ci ha raccontato di averci vissuto per alcuni mesi, a Pavia per la precisione, che se non altro per la vicinanza gli ha permesso di visitare Milano moltissime volte.
Proprio  a Milano è legato un divertente aneddoto che potrebbe per stessa ammissione di Smith diventare un giorno lo spunto per un suo nuovo libro. Parola di autore: «A Milano, durante uno dei miei soggiorni – ci ha spiegato Smith – ho incontrato un personaggio straordinario, Marco, che mi piacerebbe inserire in un futuro racconto. Era un personaggio incredibile, molto complicato: raccontava storie che a tutti noi sembravano vere e, solo alla fine, ci rendevamo conto che si trattava di episodi completamente inventati. Il suo talento era quello di far credere agli altri quello che voleva. Fingeva di essere un grande amico di qualcuno, poi si scopriva che era un ladro; spesso, poi, sembrava dispiaciuto di quanto di negativo fatto nei confronti di qualcuno… Insomma, una personalità molto complessa. Un mio romanzo ambientato in Italia sarebbe un thriller, ma un tipo diverso di thriller rispetto ai precedenti».
E se per Smith il segreto di un buon thriller è riuscire «a far capire situazioni molto complicate attraverso una narrazione semplice e intrigante» proviamo ad addentrarci nella trama di ‘La Casa’.
Il suo nuovo romanzo è stato definito un thriller inquietante sui segreti di famiglia.  Da dove è nata l’idea del libro?
E’  la storia di una madre che parla a suo figlio: questa è essenzialmente la struttura del libro, un dialogo tra i due. L’idea del romanzo è nata da un’esperienza personale: anch’io ho ascoltato un racconto di mia madre sui segreti della nostra famiglia. L’esperienza personale a cui mi riferisco è questa: i miei genitori si erano trasferiti in Svezia, per trascorrere la pensione in una fattoria in campagna. Un giorno (io all’epoca vivevo a Londra), ho ricevuto una telefonata da mio padre che mi infomava che mia madre stava male e che era stata ricoverata. Mio padre diceva di affrettarmi a raggiungerlo per andarla a trovare. Dopo aver acquistato il biglietto aereo per la Svezia, ho ricevuto una telefonata di mia madre: stava arrivando a Londra e mi diceva di non credere a mio padre; diceva che quanto lui mi aveva raccontato era una menzogna e che sarebbe venuta a Londra per farmi comprendere la realtà dei fatti. Così sono andato all’aeroporto, ho incontrato mia madre e apparentemente stava bene, ad eccezione del fatto che fosse un po’ dimagrita. Mi ha chiesto di andare a casa e mi ha detto che una volta lì mi avrebbe raccontato quanto accaduto. Così siamo andati a casa mia, e lì mia madre ha iniziato a raccontarmi una storia che princilamente riguardava avvenimenti accaduti in Svezia: era una storia di tradimenti e di mancanza di fiducia da parte di mio padre. Da qui è nata idea del romanzo, dove ho voluto riportare il racconto che una madre fa a suo figlio e la situazione in cui si trova quest’ultimo, costretto a scegliere a chi credere: alla propria madre, che attribuisce comportamenti sospetti al padre, o al proprio padre, che dice che la madre sia malata. Il libro è un viaggio attraverso i segreti di una famiglia, è questa l’essenza che ho voluto trasmettere.
L’altro livello di narrazione che si innesta nella storia è quello del figlio: nel romanzo non c’è soltanto la voce della madre, ma anche quella del figlio che trasmette ai lettori il proprio punto di vista e quello che percepisce del racconto dei fatti accaduti in Svezia. La voce del ragazzo assume così l’aspetto di un’analisi accurata dei fatti per riferirli al lettore.
Il suo nuovo libro è ambientato a Londra e in Svezia, ci spiega la sua scelta? Quanto contano i luoghi e l’ambientazione nel libro e in generale nei suoi romanzi?
Il motivo per cui sono state scelte Londra e la Svezia è perché sono due luoghi che conosco bene e perché si tratta dei luoghi in cui sono accaduti i fatti che hanno ispirato il romanzo: i miei genitori si trovavano davvero in Svezia, mentre io ero a Londra. Per me i luoghi e le ambientazioni sono molto importanti, e lo sono particolarmente in questo libro, in cui sono diventati dei personaggi (lo diventano sempre, nella mia scrittura). In questo caso, inoltre, il luogo scelto doveva essere allo stesso tempo sia bello che minaccioso: doveva riflettere il racconto della madre e la difficoltà di riuscire a capire se stesse dicendo la verità o delle bugie. Da qui, la scelta di campagna svedese.