The Revenant – Redivivo è l’ultima fatica del regista messicano Alejandro González Iñárritu: dopo il successo ai Golden Globes, il film ha raccolto ben 12 candidature agli Oscar, fra cui quelle per miglior film, miglior regia, miglior fotografia, miglior trucco, miglior attore non protagonista e miglior attore protagonista. Dovremmo aspettare il prossimo 28 febbraio per sapere se DiCaprio, alla sua quarta nomination (le altre per The Aviator, Blood Diamond, The Wolf of Wall Street), riuscirà a stringere l’agognata statuetta grazie all’interpretazione del cacciatore di pelli Hugh Glass. In un caso o nell’altro, prepariamoci a una valanga di meme. Più improbabile che Iñárritu riesca ad assicurarsi la seconda vittoria consecutiva come miglior regista, dopo aver già ritirato il premio nel 2015 con Birdman.
Tratto dall’omonimo romanzo del 2003 di Michael Punke, The Revenant è ambientato nel Nord Dakota del 1823: il  trapper (cioè il cacciatore-esploratore) Hugh Glass (Leonardo DiCaprio), assunto come guida per una battuta di caccia alla ricerca di pelli e pellicce, sfugge a un attacco di indiani Ree. A salvarsi pochi uomini della spedizione, tra cui anche il figlio adolescente di Glass, Hawk, avuto dalla moglie indiana, uccisa anni prima da soldati americani. Preoccupati dal fatto che i pellerossa siano sulle loro tracce, gli uomini abbandonano la barca su cui stanno ridiscendendo il fiume e decidono di tornare al loro villaggio a piedi, nonostante la neve e il gelo.
Sulla via del ritorno Glass viene attaccato e gravemente ferito da una femmina di orso grizzly; il comandante della missione, il capitano Harry (Domhnall Gleeson) e i compagni, pur soccorrendolo, medicandolo e cercando in tutti i modi di curarlo, lo credono ormai destinato a morte certa. Non essendo trasportabile, lo lasciano in compagnia del figlio Hawk, del giovane e premuroso Bridger (Will Poulter) e dello spietato Fitzgerald (Tom Hardy), con l’ordine di vegliarlo sino all’ultimo momento, per poi dargli una degna sepoltura. Ma i piani di Fitzgerald sono diversi.
Strozzati, affannosi, dolori, rabbiosi, pieni di paura o di disperazione: sono i respiri di Leonardo DiCaprio a scandire i 156 minuti del lungometraggio in cui i dialoghi sono ridotti al minimo. Una interpretazione difficile, corporea, faticosissima che crediamo varrà all’attore di Titanic l’Academy Award. The Revenant è un film sulla violenza degli uomini e della natura. Immagini di carne lacerata, sangue e sudore si mescolano a quelle di paesaggi mozzafiato: il bianco abbacinante della neve e del ghiaccio si mescola ad albe rosa; le scintille dei falò che danzano nel buio dei bosco, fra le betulle altissime, sembrano voler incendiare la luna che spunta dalla cime degli alberi; le mandrie di bisonti e cavalli inseguite da pellerossa e occidentali mentre la bruma del mattino avvolge le praterie ci ricordano che la corsa alle ricchezze dell’Ovest presto decreterà anche la fine di una civiltà .
Grazie allo splendido lavoro del direttore della fotografia Emmanuel “Chivo” Lubezki, ci viene consegnato un film che, più che convincere lo spettatore per la trama (specie sul finale), ne gratifica l’occhio: un vero e proprio pezzo di bravura dal quale emerge però anche il narcisismo registico tipico di Iñárritu. Le immagini non sono al servizio della storia, ma viceversa: il confronto, da alcuni proposto, con le opere di Herzog e Malik ci sembra quantomai azzardato.
Ci si annoia? Assolutamente no.
A distanza di tempo, ci resterà  davvero qualcosa di questo film? Di nuovo, per noi, assolutamente no.
Il nostro voto: 7+
Una frase: “La vendetta è nelle mani di Dio”.
Per chi: ama il cinema per immagini di Iñárritu.