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The Grandmaster recensione: Wong Kar-Wai racconta il Maestro di Bruce Lee

Valentina Fumo 11 anni fa

The-Grandmaster-recensione-poster-717x1024Ѐ il 1937 quando le truppe giapponesi invadono la Cina settentrionale e l’anziano Maestro Gong Baoseng (Wang Qingxiang), ormai prossimo al ritiro, si trasferisce a Foshan, a sud. Lo accompagnano la determinata figlia Gong Er (Zhang Ziyi) cui ha insegnato la letale arte dei 64 palmi e Ma San (Chang Chen), il discepolo ambizioso e incapace di controllarsi. Prima di abbandonare il kung-fu, Gong Baoseng sfida il Maestro Ip Man (Tony Leung) che rappresenta le arti del sud. Chi, tra i tre giovani, sarà il successore del vecchio shifu?

Nelle sale da giovedì 19 settembre, The Grandmaster è un film elegante e malinconico sulla vita del primo maestro di wing chun, Ip Man, di cui fu allievo anche il leggendario Bruce Lee. Una fotografia straordinaria, fatta di primi piani, chiaroscuri (come nella scena di un corteo funebre nella neve, omaggio ad Akira Kurosawa) e l’uso esasperato del rallenty unito a sapienti zoomate rendono memorabili le numerose scene di combattimento curate da Yuen Woo-ping, il coreografo di Matrix e Kill Bill: l’acqua impregna i vestiti, accompagna i pugni seguendone la direzione, il tintinnio di braccialetti e il fruscio della seta sottolineano ogni movimento.

Proiettato in anteprima al Festival di Berlino dopo otto anni di lavorazione, The Grandmaster non è però un film d’azione, quanto di atmosfera: la trama, complessa, unisce la storia delle arti marziali, di una vendetta e di un amore impossibile. Per questo, si rifà più ai primi lavori di Wong Kar-Wai come Ashes of time (1988) e As tears go by ( 1994) che a capolavori come In the mood for love (2000).

Ottime le interpretazioni di Zhang Ziyi, nota per essere stata la protagonista di Memorie di una geisha e La tigre e il dragone, e di Tony Leung (Lussuria, In the mood for love), spesso però limitate dai dialoghi poco strutturati.

Nonostante una riduzione delle 4 ore iniziali di girato, il film con i suoi 130 minuti, rimane eccessivamente lungo; inoltre, i tagli si riflettono inevitabilmente sul risultato finale, a tratti poco agile.

Un buon film, certamente non per tutti e lontano dalle opere più mature del regista cinese.

 

Il nostro voto: 6 e mezzo

Una frase: “Kung Fu, due parole. Orizzontale e verticale. Fai un errore: orizzontale. Sii l’ultimo a restare in piedi e vincerai” (Ip Man)

Per chi: ha amato Zhang Ziyi in “Memorie di una geisha”.