Tra le numerose chiese di Milano, di cui molte collocate nel cuore di Milano tra via Torino e zone limitrofe, il Civico Tempio di San Sebastiano è uno dei pochi esempi di luoghi di culto religioso a pianta centrale.
La storia del Tempio Civico di San Sebastiano
La prima pietra venne posta nel 1577, come ex voto per la fine della peste che in quel periodo coinvolse la città di Milano, su progetto di Pellegrino Tibaldi, al quale Carlo Borromeo affidò il compito.
Il tempio venne edificato su un luogo che già in precedenza aveva ospitato una chiesa dedicata a san Tranquillino. Nel Trecento, quando passò alla famiglia Pusterla, il tempio venne nominato a San Sebastiano e contestualmente venne creata la tradizione della “facchinata del cavallazzo”.
Si trattava di una concessione fatta alla famiglia nobiliare, la quale poteva eleggere il parroco della cappella: in cambio avrebbe donato alla folla un offerta portata in processione fino alla cattedrale di Piazza Duomo, nella forma di un cavallo ripieno di cibo e realizzato con materiali commestibili.
Tibaldi seguì il progetto fino al 1586 circa quando si spostò in Spagna e al suo posto si susseguirono diversi architetti ,tra cui Giuseppe Meda e Fabio Mangone. L’edificio venne completato nei primi anni del Seicento. Venne poi dedicata un’ampia ripresa delle opere di isolamento voluta dal podestà milanese Gallarati Scotti per valorizzare al meglio l’edificio. Nel corso degli anni vennero sempre più inseriti dei dettagli, di cui gli ultimi come le statue furono aggiunti negli anni ’30 del XX secolo.
Per realizzare il progetto il Tibaldi dovette tenere conto del ridotto spazio dell’area e così realizzò una struttura cilindrica come per le antiche chiese paleocristiane, alcune parti della Basilica di San Lorenzo e, monumento dal quale prese ispirazione, il Pantheon di Roma. Quando Fabio Mangone nel seicento completò il nuovo presbiterio alterò il progetto cilindrico studiati dal Tibaldi.
Gli interni del Tempio Civico
Internamente gli affreschi che adornano la cupola furono realizzati da Agostino Comerio sul tema del “Mistero della Redenzione” e completati poi da Lazzaro Pasini. La struttura è arricchita anche da un organo a canne datato nei primi anni del Novecento.
Inoltre, sotto la cappella della Pietà, è collocato un sarcofago con la salma di un internato ignoto deceduto in un campo di concentramento come simbolo di commemorazione della Seconda Guerra Mondiale.
Il tempio, da sempre emblema tra religione e politica, riporta al suo interno anche le radici profonde della città di Milano evidenziate dalla presenza di richiami ai diversi quartieri di Milano.