Syml, all’anagrafe Brian Fennell, suonerà per la prima volta in Italia il prossimo 1° luglio; ad ospitare il cantautore/producer statunitense sarà il palco del Circolo Magnolia a partire dalle ore 21 con openig act Nina June.
Molti lo conoscono già grazie alle serie tv come “Elementary”, Scream”, “Teen Wolf” e “The Originals” che hanno usato la sua musica come soundtrack.
Dunque, questa sarà l’occasione giusta per ascoltare dal vivo brani come Where’s My Love (diversi dischi d’Oro in Europa e il Platino Canada) e gli onirici Wildfire e The Bird.
L’omonimo album Syml (si pronuncia “simmel” e significa“semplice” in gallese) è stato prodotto dallo stesso Fennell, con la collaborazione di Mark Ralph (Years & Years, Clean Bandit) su Wildfire e Chad Copelin su quattro canzoni fra cui Clean Eyes .
Non solo, perché questo album vanta di un’altra importante collaborazione che è quella con l’ingegnere del suono Joe Visciano, vincitore di cinque Grammy Awards per i dischi di Adele e Beck.
I biglietti per il live di Syml al Magnolia sono disponibili sul sito di Live Nation ad un costo di 15 euro, escluso il diritto di prevendita.
La nostra intervista a Syml
Il disco ha delle atmosfere oniriche, magiche, che ti trasportano in un’altra dimensione.
Come nascono le tue canzoni e con che criterio scegli il sound e le sfumature della voce da usare nei brani?
Ho un range vocale molto ampio, che mi permette di passare da note molto basse fino ad arrivare al falsetto, grazie al quale (insieme agli effetti sonori ricreati in studio) creo uno stile più intimo fino ad “esplodere”, in modo quasi epico.
È lo stesso lavoro che fa un pittore (che sceglie di usare un colore invece che un altro), solo che per un musicista si tratta di combinare testo e melodia.
È una magica collisione di un insieme e dipende dal significato che si vuole dare a quella frase in quel preciso momento.
Così, chi ascolta percepisce di essere in armonia con tutti i sensi, come lo è stato l’artista nel momento della composizione.
Cosa ascoltavi nel periodo in cui componevi i brani dell’album e in cosa sei stato influenzato?
Ci sono molti artisti che apprezzo, tra cui Tycho, di cui sono un grande fan, amo James Blake, Vince Staples, un artista hip hop e Bon Iver.
E poi ci sono i Sigur Ros: non capisco quello che dicono perché parlano islandese, ma mi sento molto in sintonia con loro da un punto di vista musicale.
La loro musica è così potente ed è come se avesse un proprio linguaggio e riesce a trasportarmi in un altro posto: è stato proprio questo aspetto ad avermi ispirato nella composizione di questo album.
Ci sono molti temi e parole chiave nel tuo lavoro, come ad esempio il freddo, l’andar via, il senso di colpa, e ci sono frasi molto forti, come “You are not a problem/you’re a beautiful thing .”
Come ti sei rapportato con queste tematiche? Sei stato distaccato o eri completamente preso e quindi è stato difficile? In caso, come sei riuscito a superare questa difficoltà nel raccontare certe esperienze ed emozioni?
Quando ho iniziato a comporre i brani per l’album SYML, ero effettivamente circondato da persone che stavano vivendo questi sentimenti: dal non sentirsi adeguati al percepisci come sbagliati e tutto ciò che desideravano era essere desiderati.
Le frasi di Wildefire (you are not a problem, you’re beatiuful thing) vogliono descrivere questo: l’incendio della bellezza che si trova nel dramma.
Significa che il tuo sentirti un disastro ti rende davvero audace e bello: il dolore, questo violento incendio si può vedere come una rinascita, senza essere bloccato nella tristezza o in un luogo oscuro.
A volte mi piace sentirmi triste, ma questo stato d’animo deve servire per godere appieno della felicità: bisogna passare da una fase di tristezza per poter assaporare meglio lo star bene.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’auto-produzione?
Nonostante avessi già delle esperienze di auto-produzione, ho scelto di collaborare con altre persone ed è stato molto positivo perché ha significato uscire dalla propria zona confort.
È importante e vantaggioso, invece, affidare le proprie opere a qualcuno di cui, ovviamente, ci fidiamo perché si scoprono e si arrivano a fare cose che da soli non avremmo mai pensato.
Quando sei coinvolto personalmente, può essere pericoloso perché si è troppo “processuale” e protettivo verso quello che si compone, mentre avere delle persone che lavorano sulle proprie idee aiuta anche a cambiare e ampliare gli orizzonti.
Qual è stato il momento in cui hai sentito che l’album era terminato?
Quando era stato fatto già il 75% , quindi quando avevo composto già 8 canzoni su 12: da lì ho cominciato a pensare che effettivamente ci potesse essere del materiale per incidere un disco.
Fino a quel momento avevo pubblicato solo dei singoli e degli EP (il ruolo di un album era diverso rispetto a 10/15 anni fa), ma ho sempre amato l’idea del disco perché rappresenta una “dichiarazione”: ci sono tanti brani anche per chi segue l’artista.
Inoltre, Syml, è stato l’occasione di rivisitare alcuni singoli, stupendo un po’ i vecchi fans e presentarsi ai nuovi.
Quali sono i pezzi a cui sei più legato?
Sono due i brani a cui sono particolarmente legato: Girl e Bird.
Girl è dedicato a mia figlia ed è il pezzo nel quale ci ho messo di più di me stesso (non è sempre scontato), in cui ho dosato ogni singola parola e non avrei potuto esprimermi meglio di come ho fatto.
The Bird mi rappresenta molto da un punto di vista musicale perché è il mix di tre canzoni diverse tra loro come stile, oltre ad essere la più poetica, e in questo modo sono riuscito ad esprimere le mie capacità tecniche.
Qual è la storia di questa copertina?
La copertina è la foto di una foto che è stata scattata da un mio carissimo amico designer e non era assolutamente pensata per quello scopo, ma mi è piaciuta e ci abbiamo lavorato.
Il logo è una specie di clessidra (ci sono due stringhe e poi un pugno che si trova nel centro): l’idea era simile a quella di stringhe imperfette, come se le corde ruvide scendessero in questa sorta di punto infinito.
Mi piace l’idea delle cose infinite perché è quasi impossibile afferrarle nella propria mente.
Qual è stato il tuo percorso di studi?
Non ho mai studiato musica contemporanea, ma classica e questa conoscenza mi ha fatto capire da dove deriva la nostra espressione di linguaggio e quindi comprendere e lavorare meglio sulla composizione.
Ovvio che l’esperienza di vita mi hanno insegnato di più (rispetto agli studi della musica) per le tematiche di cui voglio scrivere, per esempio quando ho insegnato musica a dei bambini: ho dovuto trasferire questo questa conoscenza “aulica” in modo semplice e comprensibile per tutti.
I tuoi brani sono stati usate per alcune serie tv. Per quali tipi di film immagini adatte le canzoni di questo album?
Ho sempre trovato una connessione tra il modo in cui scrivo la musica e il cinema: la scelta della canzone per una determinata scena può farti scoppiare in lacrime, emozionarti.
In qualche modo mi sento “manipolato” e le cose di cui mi piace scrivere si accompagnano con musica drammatica e mi rendo conto che il mio stile è facilmente adattabile con qualcosa di drammatico.
Quindi, immagino queste canzoni per storie come Love actually.
Come vivi il momento del live? Il 1° luglio salirai sul palco del Magnolia.
Sì, sono molto entusiasta di suonare in Italia e sarà la prima volta.
Per quanto riguarda il live, preferisco incanalare questa specie di nervosismo verso l’entusiasmo invece che la paura.
Sono consapevole del fatto che davanti mi troverò sia persone che mi conoscono da sempre che nuove, quindi è sempre un po’ una sfida.
Ci sarà l’atmosfera giusta: magari per durante il live al Magnolia farò qualche domanda al pubblico per creare un dialogo.
Sarà un’esperienza memorabile.
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