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Stoker recensione: nel film di Park la terribile seduzione del Male

Valentina Fumo 12 anni fa

Park Chan-wook, il regista sud coreano di Old Boy e Lady Vendetta, arriva nelle sale italiane giovedì 20 giugno con il thriller psicologico Stoker, il suo primo film in lingua inglese.

Presentata al Sundance Film Festival 2013, questa favola gotica racconta le vicende della famiglia Stoker dopo la morte in un incidente stradale del padre della introversa protagonista, India (Mia Wasikowska). La diciottenne rimane sola con Evelyn, la madre fredda e instabile interpretata da Nicole Kidman, e con il misterioso Zio Charlie (Mattew Goode) che, venuto fuori dal nulla il giorno del funerale del fratello Richard (Dermot Mulroney), si trasferisce a vivere con le due donne.

Elegante nelle immagini, coinvolgente nella trama, interessante nelle scelte riguardanti il sonoro, Stoker è un chiaro omaggio al cinema di Hitchcock di cui condivide i giochi di sguardi, i primissimi piani, il ritmo. In particolare, chiaro è il riferimento a L’ombra del dubbio: non solo in entrambi i film un oscuro Zio Charlie entrerà nella vita della giovane nipote, ma le molte scene sulle scale presenti in Stoker richiamano il film del 1943 del Maestro del Brivido.

Certamente diversa dalla Charlotte di Hitchcock è India, un’adolescente tormentata tanto più inquietante in quanto la bravissima Mia Wasikowska le presta il suo viso delicato e innocente; perfettamente calato nella parte, vampiresco e seduttivo, anche Mattew Goode, mentre appare decisamente meno incisiva la recitazione di Nicole Kidman che si concede qualche sbavatura.

Sospeso fra Amleto e Lolita, Stoker è un film sulla seduzione del Male, sull’eccitazione che dà decidere della propria vita. E di quella degli altri. Nel finale a sorpresa, che lascia riflettere sulla ricerca della propria identità, sulle scelte e sul proprio destino, il cerchio si chiude e lo spettatore viene riportato alla stupenda sequenza iniziale: un regalo del montaggio affidato a Nicolas de Toth.

Il nostro voto: 8 +

Una frase:

India: “Non abbiamo bisogno di essere amici: siamo parenti”

Per chi: Per gli amanti delle atmosfere alla Hitchcock