Si ride, ma non si dovrebbe. Un uomo vestito da Benito Mussolini si alza da dietro una lapide romana. Vaga per una Roma caotica e multietnica. Viene soccorso da due edicolanti. Scopre che siamo nel 2017. Ritrova le chiavi di Villa Torlonia, i bambini lo fotografano. Si continua a ridere, poi le risate diventano da brivido. L’uomo vestito da duce è proprio lui, Benito Mussolini, tornato in vita per rifare l’Impero.
Lascia sensazioni e pareri contrastanti Sono tornato, il film di Luca Miniero con Massimo Popolizio, Frank Matano, Stefania Rocca e Gioele Dix. Film in uscita l’1 febbraio 2018 (distribuito da Vision Distribution) e che è una rivisitazione nostrana di Lui è tornato (Er ist wieder da), la pellicola tedesca di David Wnendt basata sull’omonimo libro di Timur Vermes.
Sono tornato, trama
Benito Mussolini (Massimo Popolizio) torna dal passato nella Roma di oggi. Naturalmente all’inizio nessuno o quasi capisce che si tratta di quello vero. Piuttosto, lo prendono per un tipo strano e decisamente “nel personaggio”, uno che fa ridere e che potrebbe far fare un botto di ascolti in tv. Lui è tornato per rifare l’Impero, per riconquistare l’Italia. Il mondo dello spettacolo ne vuole invece fare una star dei reality. E tutti gli altri? Gioca molto su questa ambiguità il film di Luca Miniero: a partire dallo sconclusionato viaggio in Italia del redivivo insieme ad Andrea Canaletti (Frank Matano), giovane aspirante documentarista sfruttato dallo showbiz e in cerca della sua occasione. Nel viaggio si combinano le sue riprese con le interviste alla “gente vera”, e non sono pochi quelli che “si stava meglio prima”, “ah se tornasse davvero”. E anche in giro per Roma, chi lo rincorre per farsi i selfie e lo saluta col braccio alzato, lo fa prendendosi gioco del comico o ha capito chi è lui davvero?
Lo stesso Mussolini, all’inizio sperso nella Roma odierna – non senza “battute” politicamente super scorrette e riferimenti ai suoi tempi, il regista lo fa parlare per slogan – sembra capire presto e bene i meccanismi del gioco e si prende lo schermo per fare breccia nel cuore degli italiani. Che ridono, si sentono redarguiti dai suoi strali ( “Eravate un popolo di analfabeti, dopo 80 anni torno e vi ritrovo un popolo di analfabeti”), non si fanno alcuna domanda nè sembrano turbati.
Pochi, pochissimi i personaggi del film a schierarsi davvero contro. Dalla giovane autrice del programma tv allo stesso Canaletti quando – finalmente – capisce che non si tratta di un attore. Ma è troppo tardi. E come, soprattutto, nonna Lea, l’anziana sopravvissuta ai rastrellamenti del ghetto di Roma, che lo riconosce subito: “Quegli occhi, quello sguardo non si può dimenticare”.
Sono tornato è un film che tenta di mettere insieme diversi registri, e in cui è difficile capire dove finisce la finzione e dove inizia la realtà, dei sentimenti e delle cose. Sembra all’inizio un film che vuole parlare del passato ma si rivela uno spaccato del sentire dell’Italia di oggi. Quanto attingendo ai luoghi comuni e agli stereotipi? Ogni spettatore si farà la sua idea. Mussolini al tempo dei social verrà sdoganato? Non vi rileviamo nulla, salvo anticiparvi che l’evolversi del film prenderà una piega amara. E speriamo che tutti abbiano un bel po’ di anticorpi nei confronti del passato per non cedere all’indulgenza di (non pochi) momenti nei confronti del Mussolini resuscitato.
Una frase del film: anche allora pensavano fosse un comico, ridevano, dicevano che il fascismo era diverso dal nazismo
Il nostro voto:6,5