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Il Festival di Sanremo è finito, si smontano le scenografie e si spengono i riflettori. Giornalisti, fan, artisti e maestranze tornano a casa e i grossi tir della Rai lasciano il Ponente ligure. I sanremesi possono tornare padroni della loro città , almeno fino all’anno prossimo.
Da 74 anni, per cinque giorni all’anno, le attenzioni di tutta Italia si concentrano su questa cittadina della Liguria occidentale, stretta tra mare e montagna. I suoi 53 mila abitanti sono abituati: i commercianti modificano i propri orari d’apertura, i residenti dell’area intorno all’Ariston mostrano rassegnati il loro pass alla sicurezza, e c’è chi ne approfitta per qualche giorno di ferie, scappando fuori città nei giorni del Festival.
Ma cos’è Sanremo dopo Sanremo? È una città orgogliosa, come lo sono tutti i borghi della Liguria, della propria storia, delle proprie tradizioni e della bellezza che sa offrire a chi la visita. Oltre l’Ariston, oltre le passerelle, oltre gli after party e le feste private a base di gin lemon in lattina.
A circa 3 ore di auto da Milano, Sanremo e la costa del Ponente ligure sono una tappa ideale per un weekend fuoriporta in qualunque stagione. Scopriamoli insieme!
La Pigna, il cuore antico di Sanremo
Sanremo, come molte città liguri, ha due anime e due storie. La prima è quella più antica, concentrata nel centro storico della “Pigna”, dove sopravvivono ancora le vestigia medioevali della città .
Qui si mostra il volto tipico della Liguria: stretti vicoli sormontati dai panni stesi, case color terra e stradine in salita che si aprono su piazzette e scorci mozzafiato sul mare. Un tipo di urbanistica che permetteva di costruire sui pendii scoscesi delle montagne e soprattutto proteggeva la popolazione dai frequenti attacchi dei saraceni, dei pirati e dalle città vicine con mire espansionistiche.
Alla città antica si accede dalla trecentesca Porta di Santo Stefano, che conduce alla piazza dell’Oratorio dei Dolori. Da qui vi consigliamo di perdervi tra i passaggi coperti, le scalinate e le stradine che salgono e salgono fino al Santuario della Madonna della Costa e ai giardini Regina Elena, dai quali si gode di una vista straordinaria sul mare e sul centro storico, la cui forma vista dall’alto ricorda proprio una pigna!
La Riviera, tra alberghi Liberty, teatri e casinò
Sanremo è prima di tutto una città di mare, che nel corso dei secoli ha attirato sulle sue coste la nobiltà di tutta Europa. Gli splendidi alberghi in stile Liberty, il Casinò e le promenade sul mare ricolme di fiori restituiscono i fasti di una città tra le più esclusive ed eleganti del Ponente.
Il modo migliore per godersi tutta la bellezza del lungomare sanremese è camminare lungo la Passeggiata dell’Imperatrice, chiamata così in onore della zarina Maria Alexandrovna, che a cavallo tra Otto e Novecento frequentava spesso Sanremo. Un lungo viale lastricato di marmi colorati e adornato da aiuole fiorite che costeggia la spiaggia di sabbia e gli stabilimenti sottostanti, frequentatissimi durante l’estate. Ad accompagnare il corso le stesse palme che l’imperatrice di Russia donò alla città . Testimonianza della forte frequentazione russa passata e presente è la chiesa ortodossa di Cristo Salvatore, un vero angolo di Russia incastrato tra i palazzi sanremesi.
A ridosso del mare si trovano alcune delle ville più belle della zona, fatte costruire nel corso del tempo dai facoltosi frequentatori della riviera. Da non perdere assolutamente il trionfo di fiori e piante dei giardini di Villa Ormond, fatta costruire nel 1889 dal banchiere svizzero Michel Louis Ormond per la moglie, appassionata di botanica. Fontane, statue, un giardino giapponese e un’orangerie sono solo alcune delle meraviglie custodite in questi giardini. Tra le ville di Sanremo spicca anche Villa Nobel, comprata nel 1892 da Alfred Nobel per motivi di salute e per installarvi un laboratorio. Qui si trova un museo dedicato al progresso tecnologico dell’Ottocento, oltre a uno splendido giardino con specie esotiche.
A fare capolino, accanto ai grandi alberghi Liberty realizzati per ospitare il meglio della nobiltà europea, il celebre Casinò di Sanremo, progettato dall’architetto francese Eugène Ferret. Aperto dal 1905, si tratta della più antica sala da gioco ancora in attività in Italia. L’ingresso è libero (riservato ai soli maggiorenni in abbigliamento adatto) e permette di osservare un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato: lampadari di cristallo, colonne in marmo e grandi vetrate fanno immaginare i fasti antichi di questo luogo, quando parvenu e ricche dame si sedevano ai tavoli da gioco per dilapidare le loro fortune. Qui ha inizio la storia del Festival della Canzone italiana, partito nel 1951 dal Salone delle feste e rimasto in sede fino al 1976.
Corso Matteotti e l’Ariston: il tempio della musica italiana
Dal Casinò parte, quasi come un filo che li collega, Corso Matteotti, il viale che conduce al Teatro Ariston. Qui si trova il cento dello shopping sanremese, tra marchi presenti in tutta Italia e botteghe storiche, come Daphné, che da tre generazioni realizza foulard e abiti in seta rifiniti a mano. Tra le loro clienti Grace Kelly, Dalida, Nilla Pizzi, Loredana Bertè… Le loro creazioni sono visibili in un piccolo museo (aperto su prenotazione) a pochi passi dal Corso, testimone di una storia tessile che si incrocia con le dive del Festival.
Proprio dei 5 giorni di musica e spettacolo si veste Corso Matteotti, con le placche dorate che riportano tutti i vincitori del Festival dal 1951 a oggi, compresa quella di Angelina Mango, che tra poco verrà inserita al suo posto. Seguendo i nomi dei protagonisti del Festival si arriva davanti al “tempio” della musica leggera italiana: il Teatro Ariston.
Costruito nel 1963 dal commendatore Aristide Vacchino, l’Ariston (dal greco “migliore, eccellente”) dal 1977 ospita il Festival della Canzone Italiana, a parte l’edizione del 1990 che si tenne al Palafiori a causa di lavori di ristrutturazione del teatro. Dalla capienza di circa 2000 posti, quando il Festival non è in città , l’Ariston lavora come un normale teatro, con tanto di cinema. Quindi perché non prenotare uno spettacolo ed entrare a dare un’occhiata?
Baci di Sanremo e sardenaira, gastronomia tra mare e montagna
La Liguria ha una tradizione gastronomica di tutto rispetto, che da Levante a Ponente mette in tavola prodotti diventati iconici. La zona di Sanremo e Arma di Taggia è famosa per le deliziose olive taggiasche, dalle quali si ricava un olio dal sapore dolce e delicato.
Le olive taggiasche sono protagoniste anche di un piatto che vi conquisterà al primo morso: la sardenaira. Si tratta di una focaccia (non di una pizza!) molto soffice condita con tanto sugo di pomodoro, acciughe, origano, aglio, capperi e olive taggiasche. Provatela alla Taverna, un piccolo locale a pochi passi dal Teatro Ariston, che serve anche i grandi classici liguri, come la focaccia di Genova e quella al formaggio di Recco.
Un altro piatto tipico di Sanremo è la torta alla sanremasca, o torta verde. Si tratta di una torta salata alle verdure, con una sfoglia sottile simile alla Pasqualina. Il ripieno è composto di riso e zucchine trombetta, sostituite da zucca o erbe durante l’inverno. Accanto a questo antipasto (o piatto da passeggio, perché no) da provare anche i brandacujun, stoccafisso mantecato con patate, prezzemolo e olive taggiasche, dalla consistenza cremosa.
A proposito di pesce, non si possono non citare, e assaggiare, i gamberi rossi di Sanremo. Esatto, non solo Mazara del Vallo è famosa per questi gustosissimi crostacei, dal sapore dolce e deciso da consumare rigorosamente crudi o appena scottati.
Al momento del dolce arrivano in tavola i famosi Baci di Sanremo, due biscotti morbidi uniti da una mousse al cioccolato fondente leggermente alcolica. Uno solo non basterà , vedrete. La Pasticceria Primavera in via Palazzo ne sforna a ciclo continuo, inondando le strade vicine di un profumo inebriante.
Bussana Vecchia, il borgo degli artisti
A pochi chilometri da Sanremo, arroccato sulle montagne, si trova il paese di Bussana Vecchia. Il 24 febbraio 1887 il Ponente venne colpito da un forte terremoto, che fece più di 600 vittime. Tra i paesi più colpiti ci fu proprio Bussana, che venne abbandonata dai suoi abitanti per essere ricostruita più a valle. I ruderi delle case, della chiesa e delle botteghe rimasero per decenni alla mercé delle intemperie, finché, alla fine degli anni Cinquanta, un gruppo di artisti decise di istituire qui una comunità libera dai vincoli della società .
Nel corso degli anni molte case vennero ristrutturate e vennero aperti atelier e gallerie, trasformando col tempo Bussana Vecchia in un borgo degli artisti. Ancora oggi i colori delle botteghe d’arte convivono con i suggestivi resti del paese, tra cui la chiesa di Sant’Egidio, il cui campanile è miracolosamente scampato al terremoto. Al suo interno sono visibili i resti degli affreschi seicenteschi che la decoravano.