(dalla nostra inviata a Sanremo)
Sanremo 7 febbraio – Eccoci alla terza serata della 69esima edizione del Festival di Sanremo.
Gli artisti che si sono esibiti: Mahmood, Enrico Nigiotti, Anna Tatangelo, Ultimo, Francesco Renga, Irama, Patty Pravo e Briga, Simone Cristicchi, Boomdabash, Motta, The Zen Circus, Nino D’Angelo e Livio Cori.
Non sono mancati i grandi ospiti.
Antonello Venditti arriva sul palco dell’Ariston con le note di “Sotto il segno dei pesci”, raggiunto poi da Baglioni che introduce il brano“Notte prima degli esami”.
Alessandra Amoroso festeggia i suoi dieci anni di carriera al Festival con il brano “Dalla tua parte”e, emozionatissima, prosegue con Claudio Baglioni in “Io che non vivo”.
L’Ariston ospita un’altra grande voce della musica italiana, Ornella Vanoni che insieme a Virgina Raffele canta la canzone “La gente e me”.
Ed è proprio Virginia Raffele a lanciare la coppia artistica Raf e Tozzi che regalano al pubblico sanremese un medley con “Il battito animale”, “Ti pretendo”, “Tu” e “Gloria”.
È stato poi Claudio Bisio a presentare Paolo Cevoli che, seduto nella prima fila della platea, inizia a suonare il basso-tuba.
Sanremo 2019: le esibizioni della terza serata
Mahmood in “Soldi”
“Testo duro e ironico” è stato definito così il brano di Mahmood.
Un pezzo fresco che strizza l’occhio alle radio: un ritmo che coinvolge immediatamente e “alleggerisce” una tematica non facile.
I toni giusti per parlarne.
“C’è qualcosa che non capisco
Come fare un tuffo nel mar rosso
L’ho dimenticato troppo presto
Ma ricordo bene quando mi dicesti resto
Persi in una vita incasinata
Se ci pensi a me l’ho complicata
Ripetevi sempre la stessa telefonata
Maledetta questa vostra gioventù bruciata”
Enrico Nigiotti in “Nonno Hollywood”
“Metafora di un mondo perduto”.
È una lettera d’amore che un nipote dedica al nonno, tra i ricordi e le cose ancora non dette.
Nigiotti si lascia andare e l’emozione si fa sentire nella voce un po’ tremante e gli occhi chiusi.
Si emoziona e fa emozionare.
“Sembra un po’ il secondo tempo
Di una finale da scordare
Come un taxi alla stazione che non riesci a prenotare
Siamo ostaggi di una rete che non prende pesci… ma prende noi
Nonno sogno sempre prima di dormire
Cerco di trovare un modo per capire
Corriamo tra i sorrisi dei colletti «giusti»
Ma se cadiamo a terra poi son cazzi nostri
La vita adesso è un ponte che ci può crollare
La vita è un nuovo idolo da scaricare”
Anna Tatangelo in “Le nostre anime di notte”
La difficoltà del mettersi a nudo di fronte alla persona amata, considerata spesso la parte migliore di sé.
Una crescita personale e artistica, che si traduce nel testo scritto da Lorenzo Vizzini e in questa interpretazione sanremese.
“E adesso siamo qui
E siamo nudi per la prima volta
Senza il timore di fare una scelta e poi non scegliere mai
Mai potremo perderci
E più ti guardo e più vedo la parte migliore di noi
Ma ormai non serve illuderci
Non c’è bisogno di fingerci forti ed in fondo lo sai
Le nostre anime di notte
Sono più limpide che mai”
Ultimo in “I tuoi particolari”
Ultimo è tra gli artisti che riesce a descrivere in dettaglio ogni sentimento, senza far voli pindarici o usare sovrastrutture.
Diretto e sincero, senza vergognarsi dei propri sentimenti, anzi, ne fa punto si forza e permette a chi ascolta di fare lo stesso.
L’importanza dei gesti quotidiani e il dolore della loro assenza.
“È da tempo che cammino e
Sento sempre rumori dietro me
Poi mi giro pensando che ci sei te
E mi accorgo che oltre a me non so che c’è
Che mancan tutti quei tuoi particolari
Quando dicevi a me
Sei sempre stanco perché tu non hai orari”
Francesco Renga in “Aspetto che torni”
Una canzone su tanti “vorrei” e legami che non si sono mai spezzati e che, anzi, si fortificano nei pensieri e nelle azioni quotidiane.
Renga interpreta, un po’ distaccato, come se volesse esser forte di fronte a certe mancanze e assenze.
“Diventare un’emozione che attraversa i tuoi pensieri
E seguirti tra le cose che ogni giorno devi fare
Come vento per poterti accarezzare
E guardarti mentre dormi
Che mi sembra che sorridi
Ed entrare nei tuoi sogni
Di nascosto come i ladri
Per rubarti la bellezza
Che nemmeno sai di avere”
Irama in “La ragazza con il cuore di latta”
Irama testimonia una delle tante storie che non si raccontano per pudore, paura, vergogna.
Lo fa con rabbia, quello che si può provare in certe situazioni, e denuncia tramite le parole e la musica che le veste.
È tra le interpretazioni sanremesi che è riuscita a comunicare e trasmettere le sensazioni di Linda.
“Fare l’amore è così facile credo
Amare una persona fragile meno
Linda è cresciuta con un cuore che non batte a tempo
E quando era piccola sognava di aggiustarsi dentro
Diceva di essere diversa
Cercava le farfalle lì appoggiata alla finestra
Vedeva i suoi compagni che correvano in cortile
E lei che non poteva si sedeva e ci pensava bene a cosa dire”
Patty Pravo e Briga in “Un po’ come la vita”
Sempre elegante Patty Pravo anche in questo incontro musicale con Briga, che con educazione si confronta con la voce di questa grande artista.
Un momento importante che il giovane cantante affronta portando sul palco un talento tenuto sempre un po’ nascosto, con emozione e senza arroganza.
Una coppia artistica che ha fatto un po’ discutere, ma che ha dimostrato di poter portare sul palco un degno brano sanremese.
“Andare a cercare
Quella cosa che fa sempre un po’ più male
Ma che porta in un momento
A riconsiderare il vento
E poi gridare a me che non credo
Che il confine è l’unica cosa che non vedo”
Simone Cristicchi in “Abbi cura di me”
Simone Cristicchi, la conferma della poesia in musica, anche con questo brano.
Dolce, come la chiave di lettura di questa canzone.
Un dialogo d’amore, parole sussurrate con innocenza e semplicità.
Cristicchi guarda dritto negli occhi il suo pubblico, mentre racconta e lo porta nel suo immaginario, in quell’arte con cui trasforma il dolore in qualcosa di bello.
Simone Cristicchi è emozione pura, nella voce, nella musica, nell’interpretazione e in questo finale cantato con gli occhi lucidi.
“Adesso chiudi dolcemente gli occhi
E stammi ad ascoltare
Sono solo quattro accordi ed un pugno di parole
Più che perle di saggezza sono sassi di miniera
Che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera
Non cercare un senso a tutto
Perché tutto ha senso”
Boomdabash in “Per un milione”
L’attesa di un qualcosa di grande, raccontato con la musica caraibica che trasmette subito la gioia di questo realizzarsi che sta arrivando.
Una canzone che profuma d’estate, leggerezza e freschezza, la spensieratezza con cui si affrontano le giornate calde.
È così che i Boomdabash invitano a vivere l’attesa di quel qualcosa tanto desiderato.
“Ti aspetterò
Come il caffè a letto a colazione
Come ad un concerto dall’inizio
Si aspetta il ritornello di quella canzone”
Motta in “Dov’è l’Italia”
Motta porta sul palco di Sanremo una storia che si ripete tutti i giorni e può essere di tutti.
Una storia personale di un uomo a cui Motta dà voce, chiedendosi lui stesso dove sia l’Italia.
Un’Italia, tra realtà e metafora, che si fa fatica a raggiungere e in questo viaggio ci sono i sentimenti che accomunano tutti noi e con cui dobbiamo far i conti.
“Perché nascosto sono stato quasi sempre
Tra chi vince e chi perde
A carte scoperte
Mentre qualcuno mi guarda
E qualcun altro mi consuma
Per ogni vita immaginata
C’è la mia vita che sfuma
E in un secondo penso a chi mi è stato accanto
In un pensiero lontano
Ma nello stesso momento
Tu su un tappeto volante
Tra chi vince e chi perde
E chi non se la sente”
The Zen Circus in “L’amore è una dittatura”
The Zen Circus, la band non ha bisogno di presentazioni e questo brano sanremese è solo una parte di tutto quello che hanno dato alla musica italiana.
L’interpretazione è “vissuta” nella voce, negli strumenti e nei gesti dei componenti della band.
Portano sul palco dell’Ariston il vissuto dei live, l’altra faccia della musica italiana, quella del rock che abbiamo.
Tra forza e fragilità, i The Zen Circus invitano ad andare oltre, oltre tutto.
“Scritte per caso in questa palestra dell’orrore
Ecco la pietra, ecco il peccato,
Un cane pastore lo fa per amore,
Non per denaro, non per rancore,
Non per la lana esiste il gregge
Né per la legge
Siamo delle antenne, dei televisori
Emettiamo storie che fanno rumore
Cerchiamo la donna della vita o l’uomo della morte
Strade interrotte, eterni sorrisi, figli sangue del nostro lavoro
Non ci somiglieranno, figli ormai del mondo intero”
Nino D’Angelo e Livio Cori in “Un’altra luce”
La voce del neomelodico napoletano Nino D’Angelo si mescola con il giovane linguaggio del rap di Livio Cori, trovando un punto in comune nel testo e nelle scelte musicali.
D’Angelo veste gli abiti di un maestro che lascia l’alunno mostrarsi al pubblico: lo mostra il modo in cui interagisce con Livio Cori e nella scelta stessa delle parti da cantare.
“Mai nessuno ha mai capito come
Scaldarmi quanto il sole
Ma tu sicuro sai illuminarmi dove
L’ombra raffredda il cuore”
Musica a Milano
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