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Roberta Bonanno: “Sarebbe bello vincere, ma non so se è indispensabile!”

Roberta Bonanno Tale quale show
Foto di Paolo Tortosa
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Ormai manca pochissimo alla finale di “Tale e quale show” che vede tra i protagonisti Roberta Bonanno.

Tra i vari impegni e prove per l’ultima serata del programma, la cantante ci ha raccontato di questo anno, che ha definito quello della rinascita personale, e di come è nato l’album “Io e Bonnie”.

La nostra intervista a Roberta Bonanno

“Io e Bonnie” è il tuo terzo album. Com’è nato questo album, come hai vissuto la sua realizzazione?

Ogni album che ho prodotto l’ho vissuto come la nascita di un figlio.

È stato il frutto di un cambiamento, l’attesa di una cosa tanto voluta, soprattutto quest’ultimo che arriva dopo un periodo di “stop discografico”.

C’è stato anche un cambiamento, non solo personale, ma anche di team lavorativo, di casa discografica.

Da un punto di vista personale, “Io e Bonnie” è un chiaro album fotografico di quello che  è la “Roby-Bonnie”, con tutte le sue sfaccettature e i suoi colori.

Come hai vissuto il passaggio dalla major Sony all’etichetta indipendente Advice Music?

Le etichette indipendenti hanno una grande forza perché hanno un’attenzione maggiore, particolare per i propri artisti. Quindi c’è più partecipazione, infatti sono coinvolta totalmente in ogni decisione: dalla scelta dei pezzi all’arrangiamento.

Mi sento messa al centro di un lavoro ben oculato e definito.

È vero che le major hanno una grande potenza sociale, televisiva, e potrebbe essere un vantaggio.

Va detto che il mondo della discografia sta vivendo una crisi generale che le major stanno sentendo proprio da un punto di vista aziendale.

Le indipendenti, invece, grazie alla loro voglia di fare musica, maggiore rispetto alle grandi aziende, subiscono e gestiscono diversamente, perché lavorano un po’ alla “vecchia maniera”.

Scelgono un artista, con lui modellano l’immagine e lavorano in modo personalizzato per inserirlo nel mondo della musica.

Qual è stato il primo brano di questo album?

Uno dei primi singoli è stato “Le cose più belle”, che fa parte di uno degli autori della Warner Chapter Music.

L’dea iniziale era quella di partire con un singolo, dopo l’incontro con il mio produttore ad un Festival di Sanremo di quattro anni fa.

Era interessato, così ha “studiato” il mio modo di cantare, di interpretare e così si è innamorato artisticamente.

Ed è nato un primo ep e dopo tre anni di lavoro è arrivato il disco completo.

Successivamente c’è stata la collaborazione della Warner, tramite Roberto Razzini, per la ricerca di autori che hanno scritto due brani.

Tornare in studio e cantare era tutto quello che desideravo.

Da cosa è stata ispirato “Io e Bonnie”?

Mi hanno ispirata le vicissitudini private che mi sono portata dietro: alcune cose le ho superate, altre un po’ meno.

Tutto questo mi ha reso la persona che sono adesso.

Sono cambiata soprattutto negli ultimi anni, per esempio ho perso dieci kili, mi sono dedicata anche allo sport.

E tutto questo è riflesso nell’album.

Ma sei cambiata o sei semplicemente cresciuta?

In realtà sono sempre stata abbastanza “grande”, però è vero, forse ero un po’ più impulsiva.

Sono cresciuta, sicuramente, e dalle mie cadute ho imparato a comportarmi diversamente, migliorando alcuni miei atteggiamenti verso la vita.

Come si dice, ho ammorbidito alcuni aspetti del mio carattere, ma sono ancora tanto emotiva, specialmente nella vita privata.

Non si vede molto quando sono sul palco perché riesco a gestire bene le emozioni, il mio mondo.

Questa consapevolezza diversa, ti sta facendo affrontare in modo diverso “Tale e quale show” e siamo arrivati ormai alla fine. È arrivato al momento giusto.

Assolutamente, è arrivato al momento giusto: è l’anno in cui è uscito il mio disco, la mia rinascita personale.

Sono stata pronta ad affrontare questa esperienza, che mi ha dato tanto.

C’è tantissima gente che lavora dietro questa produzione: dalle sarte alle lezioni di canto.

E tutti loro hanno contribuito a rendere piacevole questa esperienza.

La personalità artistica che più ti ha messo in crisi e quella che ti ha lasciato qualcosa in più.

Sicuramente interpretare la grande Mina mi ha messa un po’ in crisi perché ha una voce così particolare che nella sua particolarità non ha delle cose singolari a cui aggrapparsi vocalmente. Lei è l’intoccabile.

Ho vinto tre puntate con Amy Whinehouse, Aretha Franklin e Katy Perry; ognuna di loro mi ha dato qualcosa di particolare.

Ma quella che mi rimane nel cuore è Aretha perché ho vissuto tutto in maniera particolare, quasi magico.

Che consigli ti dai per questa ultima sera?

Urca! Sono un po’ “confusa”. Posso dirti che vivo questa esperienza senza il senso di competizione.

Molti dicono che per vincerlo devi volerlo e io non so se voglio vincere.

Certo, sarebbe bello, ma non so se è indispensabile.

Vivo tutto con serenità e con la consapevolezza che è stato tutto molto bello e sono uscita bene artisticamente.

Inoltre, mi trovo a confronto con persone che meritano di vincere quanto me; per esempio sarei felicissima se vincesse Federico, è un ragazzo che merita.

Però, diciamolo, quest’anno hai già vinto il Premio Mia Martini, che è sicuramente tra i più importanti.

Sì, esatto. Ho vinto questo premio e da sempre avrei voluto far parte della famiglia Mia Martini perché per me rappresenta un’artista senza rivali.

È un premio molto importante per me e continuo a ringraziare Franco Fasano e Nino Romeo.

Roberta Bonanno Tale quale show
Foto di Simone Pizzi

Lo scorso anno, però, eri tra i giurati. Come ti sei sentita passare da chi giudica ad essere giudicata?

La vita è un continuo essere giudicati e giudicare: l’ho fatto, l’ho sempre fatto e continuerò a farlo perché serve a crescere, ad avere un’evoluzione nella propria vita.

Da giudicata e giudicabile, mi metto nei panni dei ragazzi che partecipano ai vari concorsi e mi rendo conto e vorrei consigliargli di non mollare mai.

Anche se, dopo dieci anni, dico anche di dover pensare ad altre strade che non vuol dire abbandonare la musica, ma semplicemente aiutarla con qualcosa di più concreto.

Bisogna essere consapevoli del fatto che un giorno può andar bene, ma il giorno dopo male.

 È in programma un tour? Come te lo immagini?

Sì, siamo in fase di preparazione e alcune date sono state già confermate.

Me lo immagino ricco di nuove persone che si aspettano di avere qualcosa da me: c’è l’attesa di vedere com’è questa nuova Roberta, che magari era stata un po’ annebbiata.

E anche una Roberta migliore con questa leggerezza di prendere le cose della vita, che alla fine è il messaggio di questo ultimo album.

Chi ti piacerebbe avere sul palco come ospite?

Mi piacerebbe che mi chiamasse qualcuno sul palco! Penso a Tiziano Ferro, Ermal Meta per esempio.

La mia fortuna è che ho ancora tanto da fare e obiettivi da raggiungere, quindi non è detto che questo non possa succedere.

Qual è il tuo primo ricordo della musica?

Il primo approccio che ricordo è di questa cassetta inserita nel “Canta Tu” mentre cantavo con le mie cuginette.

Poi a sette anni ho cantato durante una comunione e il signore che si occupava del karaoke ha consigliato a mia madre di farmi fare lezioni di canto.

La vera consapevolezza di voler fare questo mestiere è arrivata con la partecipazione di Amici.

Sono stata molto fortunata perché ho avuto due genitori che hanno creduto molto in me e mi hanno sempre supportata. Ci hanno creduto anche più di me.

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