Un’idea affascinante. Il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha usato l’aggettivo giusto per commentare la proposta di riconsegnare a Milano i Navigli coperti nel 1929, portata avanti dall’associazione Riaprire i Navigli.
Affascinante perché l’immagine di un passato dove l’acqua la faceva da padrona in città, c’erano ponti con sirenette di ghisa a controllare il passaggio da una sponda all’altra o mulini che sfruttavano la forza idraulica agli angoli delle strade fa venire subito nostalgia. Nostalgia di un passato ormai mitizzato.
Quanti di voi si sono stupiti nel vedere vecchie foto di Milano dove al posto delle attuali strade trafficate del centro si vedono barconi che portano carta al Corriere della Sera, uomini che pescano e donne che lavano i panni? Queste fotografie d’epoca ci fanno riscoprire quanta bellezza nasconde Milano, quanta storia e quanta passione ci hanno messo i suoi abitanti a costruirla e farla diventare quella che è oggi.
Ma sarebbe sbagliato definire “un errore” la decisione presa 86 anni fa: coprire definitivamente la tratta interna del Naviglio della Martesana, da Cassina de’ Pomm alla Conca dell’Incoronata e la cerchia interna che collegava quest’ultima alla Darsena. Ricordiamoci che i Navigli furono coperti anche per le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versavano. Discariche a cielo aperto, che i più anziani tra i milanesi ricordano ancora tappandosi il naso e ringraziando il cielo per la decisione di chiuderli.
Senza andare troppo lontano nel tempo, basta passare lungo Ripa di Porta Ticinese dopo che si è svolto il mensile Mercato dell’Antiquariato per vedere coi propri occhi quante bottiglie e rifiuti di ogni genere vengono gettati nel Naviglio Grande. L’idea è comunque affascinante perché, come tutte le visioni futuristiche, la presentazione di un progetto che non ha ancora delle scadenze temporali precise ci lascia liberi di non considerare i problemi concreti che si incontrerebbero mettendolo in pratica.
Pensiamo solo a cosa vorrebbe dire aprire dei cantieri in mezzo a via Melchiorre Gioia o lungo la cerchia interna. Una stima ottimistica dei lavori prevede almeno 5 anni per il completamento e numerosi disagi per i cittadini che utilizzano quelle strade ogni giorno. C’è poi da assicurare tutta la manutenzione delle sponde dei Navigli, canali che vanno da Trezzo sull’Adda a Tornavento. Grazie a Expo 2015 si è cercato di dare una sistemata, soprattutto in città, ma seguendo il naviglio Grande fino a Robecco si possono vedere smottamenti negli argini e interi pezzi crollati.
Tenere in questo modo i Navigli che ancora abbiamo dimostra che non siamo ancora pronti a riaprire quelli antichi. Pensiamo piuttosto a riportare in vita la Conca di Viarenna, oggi tristemente famosa per assomigliare più a uno stagno recintato che a un manufatto d’ingegneria. O valorizzare attraverso percorsi turistici la Conca dell’Incoronata, con le sue porte lignee costruite ricalcando i disegni di Leonardo Da Vinci.
La Milano dell’800 attraversata dall’acqua non c’è più e non può essere riportata in vita. Milano si è trasformata, ma questo non vuol dire che non possa diventare più bella e vivibile. Grazie anche agli errori che abbiamo fatto in passato.