Cinquant’anni fa il meglio della cultura artistica underground si riunì nel verde del Parco Lambro di Milano grazie alla rivista Re Nudo. Da allora il mondo della controcultura e controinformazione vivrà la sua stagione più importante: nacque così il Festival di Re Nudo.
Gruppi, cantautori, poeti, insomma tanta sperimentazione: il Festival era una fucina di talenti inesauribile. A cinquant’anni dalla prima edizione ecco Le Notti dell’Underground. Un evento organizzato dal redivivo Re Nudo insieme al centro cultura del Tempio del Futuro Perduto. Tema dell’evento? “Il mondo che vuoi tu”.
La manifestazione si terrà dal 21 al 23 giugno alla Fabbrica del Vapore di Milano e vedrà protagonisti artisti under 30 che spazieranno tra le varie forme d’arte: musica, poesia, danza, video making, letteratura, fotografia.
“Rinnoviamo gli interessi e abbandoniamo il superfluo”
«Nella storia i giovani hanno sempre portato ricerca, innovazione e voglia di realizzare utopie– Luca Pollini, patron del Festival – E non è vero che “tutti i tempi sono uguali” perché la situazione di oggi è senza precedenti: la speranza – e di conseguenza la creatività – per diversi motivi è ridotta al lumicino. L’intento delle Notti dell’Underground alla Fabbrica del Vapore è quello di spingere verso un ritorno al concreto e a un progressivo abbandono del superfluo, oltre a un rinnovato interesse – da parte non solo delle nuove generazioni – verso tutto ciò che è alternativo».
«Le Notti dell’Underground sono un ottimo esempio di promozione e valorizzazione della cultura underground, che continua a rappresentare un’importante parte vitale della scena culturale di Milano – dichiara l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi – Privilegiare i percorsi che nascono dalla società, piuttosto che far calare dall’alto interventi o iniziative, è sicuramente la cifra della nostra programmazione culturale, nel solco della quale il Festival di Re Nudo, una grande festa gratuita e aperta alla città, si inserisce perfettamente. Fabbrica del Vapore, poi, è senz’altro il luogo ideale per ospitarlo, vista la sua natura ibrida e aperta, capace di far dialogare linguaggi ed esperienze come in un grande laboratorio culturale».