Per combattere il fenomeno italian sounding, ovvero l’imitazione dei nomi delle specialità alimentari made in Italy, il ministero dello Sviluppo economico promuoverà nel 2016 e nel 2017 una campagna volta a far conoscere il cibo 100% italiano ai consumatori stranieri, con il contributo di nove Camere di commercio italiane all’estero (CCIE). Frutto della legge di stabilità 2015 (Piano straordinario made in Italy), il progetto coinvolgerà nove Camere di commercio italiane tra gli Stati Uniti, il Canada e il Messico: Montreal, Toronto, Vancouver, Chicago, Houston, Los Angeles, Miami, New York e Città del Messico Periodo. Lo stanziamento è di 7,5 milioni di euro.
In cosa consiste in pratica? Sarà creata una banca dati degli addetti ai lavori (importatori, distributori, responsabili acquisti delle catene alberghiere e degli specialty stores, chef, food blogger, giornalisti di settore, nutrizionisti, testimonial e opinion leader) per coinvolgerli in attività con chef, nutrizionisti e visite aziendali, comunicazione online e offline, con un sito web dedicato e una pubblicazione multicanale sull’olio extravergine d’oliva 100% made in Italy. Le attività avranno il supporto dell’Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche (AICIG), del sistema camerale italiano e delle principali associazioni di categoria del settore.
Nel 2010, secondo elaborazioni su stime Federalimentare, il mercato mondiale dei prodotti alimentari contraffatti nutriva già un giro d’affari di 60 miliardi di euro, quasi metà dell’intera industria italiana del cibo (132 miliardi) e oltre il doppio del relativo export (27 miliardi); la cifra va divisa tra i 6 miliardi di contraffazione vera e propria e i 54 miliardi che derivano dall’imitazione dei prodotti italiani. Fra il 2001 e il 2010, il fenomeno è aumentato del 180%, con una forte concentrazione nel Nord e Centro America, dove quasi tutte le conserve e i sughi sono frutto di imitazione, seguite in quantità minore dai pomodori in scatola e dai formaggi.