Premio Iolanda: nasce il primo premio nazionale dedicato al miglior libro di cucina e di ricette italiano.
L’idea è della dottoressa Vera Slepoj e dal giornalista gastronomo Davide Paolini – presidenti della giuria – coinvolgendo proprio la famiglia Giaccari.
Infatti il premio è un omaggio alla signora Iolanda Giaccari, l’oste, l’istituzione della cucina tradizionale popolare del Salento e, quindi, la perfetta portavoce di questo tributo.
Al Premio Iolanda possono concorrere tutte le case editrice italiane, inviando il lavoro di un autore scritto tra marzo 2016 e marzo 2018.
L’opera dev’essere presentata entro il 15 maggio, scrivendo all’indirizzo email di ogni membro della giuria.
A giudicare saranno personalità del mondo della cultura e della cucina italiana: Stefano Zecchi, Marina Valensise, Catena Fiorello, Silvio Perrella, Gianarturo Ferrari, la famiglia Giaccheri, Andy Luotto, Benedetto Cavalieri, Giuseppe Da Re, Carlo Cambi, Andrea Grignaffini, Laurent Chaniac e Bruno Cossio.
Il criterio fondamentale di valutazione dei giudici, molto importante per lo stesso Paolini, è il racconto: il modo in cui verrà presentato il ricettario, che non dovrà essere solo un semplice elenco e grammatura.
La cerimonia di premiazione dei tre finalisti è prevista il 7 luglio a Tricase Palazzo Gallone.
Intervista alla dottoressa Vera Slepoj
Milano Weekend ha intervistato la dottoressa Vera Slepoj, ideatrice del Premio Iolanda e presidente di giuria.
Cosa l’ha spinta a pensare a questo premio?
Ciò che mi ha stupito è che non esiste un premio per i libri di cucina, per le ricette italiane. Mi trovavo nel Salento quando ho incontrato e gustato i piatti tradizionali dell’osteria Da Iolanda. Da lì è nata l’idea di dedicare alla cultura culinaria italiana e ai suoi testi un premio, come tutte le altre categorie. La nostra cucina, diversamente dalle altre, ha una vera e propria letteratura: ogni famiglia ha una propria ricetta tramandata in generazione in generazione. Questa cultura va premiata.
Qual è il piatto della cucina milanese che preferisce?
Adoro il risotto con zafferano, ma non solo: il brodo con lo stinco di bue, la cassoela, la braciola impanata e l’immancabile panettone.
Inoltre ho avuto la possibilità di assistere all’evoluzione del panino milanese, diventato una testimonianza nel mondo.
Milano è il fulcro del food, è il punto di riferimento e l’ha dimostrato con l’Expo.
Il menù perfetto per una cena invernale
Senza dubbio i tortellini di valeggio con brodo di carne- per esempio di gallina biologica – lingua salmistrata con puré di patate e salsine.
Oppure il risotto con radicchio di Treviso e salsiccia, pollo arrosto con carciofi o uno spezzatino.
Per chi invece preferisce il pesce: tagliolino con pomodorini freschi e mazzancolle, branzino con pomodorino, capperi, olive e verdure verdi crude.
Per finire un bel tiramisù o un petit four alle mandorle.
Intervista a Davide Paolini
Milano Weekend torna nuovamente ad intervistare il giornalista, gastronomo Davide Paolini – il Gastronauta – anche lui, insieme alla Slepoj, presidente di giuria.
Come va ricordato oggi Marchesi?
Va ricordato come colui che ha creato una scuola e ha fatto capire cos’è la cucina italiana. Gli chef di oggi sono passati tutta dalla scuola di Gualtiero Marchesi e portano avanti – almeno spero – la sua impostazione basata sulla materia prima, in particolar modo, e sulla fantasia del cuoco. Lui ha impersonato lo stile italiano della cucina, dando una sua personalità e originalità alle basi della cucina di casa nostra.
Tre libri fondamentali per la cultura culinaria
In primis l’Artusi: c’è la storia della cucina italiana delle classi benestanti di fine ottocento, inizi novecento.
Il libro che amo di più non è un libro di cucina, ma di Italo Calvino:Sotto il sole del giaguaro.
In quest’opera c’è un passo fondamentale che le cito: “..per conoscere il territorio, bisogna introitare il cibo di quel territorio”.
È da questa frase che ha avuto inizio il mio studio di certe problematiche legate alla cucina.
Il terzo è “Il cotto e il crudo” di Levi Strauss.
Una cena invernale ed estiva secondo Paolini
Per l’inverno, senza ombra di dubbio: il minestrone e un’arista di maiale al forno con spinaci e, come dolce, una zuppa inglese. Da bere il Cabernet Sauvignon.
Per l’estate: pasta con olio e colatura di alici, seguita da acciughe fresche al tegamino e ancora una zuppa inglese formato gelato. Da bere Pinot nero a 14 gradi.
Il suo piatto milanese preferito?
In realtà sono più di uno: la cotoletta, il riso al salto e per i dolci- come è ben noto- il panettone.