Paolo Fresu ĆØ di nuovo a Milano con il suo Quintetto, su una ribalta prestigiosa come quella del Blue Note (tre date, 5, 6 e 7 marzo, con doppi concerti in gran parte sold out) che lo ha visto altre volte protagonista. Ora perĆ² cāĆØ un motivo di orgoglio in piĆ¹, perchĆ© le date milanesi coincidono con una ricorrenza importante, un trentennale che per inciso ĆØ un vero e proprio record nel mondo iperfluido della musica jazz…
Trentāanni alla ribalta celebrati con un disco (Ā”30! ) e un tour. Qual ĆØ il segreto di questa incredibile tenuta del Paolo Fresu Quintet?
āIn effetti siamo uno dei gruppi piĆ¹ longevi del jazz europeo. Certo, di formazioni nate 30 o piĆ¹ anni fa che ce ne sono anche altre, che continuano a esistere avendo magari sostituito in corso dāopera metĆ degli elementi. La cosa notevole ĆØ che il nostro Quintetto, nato nellā84, non ĆØ mai cambiato: dopo trentāanni siamo ancora noi cinque insieme. Il traguardo ĆØ anche un poā la rappresentazione della mia vita professionale, visto io ho iniziato piĆ¹ o meno nellā82 o ā83 e questo progetto mi ha tenuto per mano lungo lāintero percorsoā.
Tu sei molto noto internazionalmente, ti muovi anche da solo, collabori con i grandi ma con questi musicisti hai condiviso tutto. Quando avete capito che poteva diventare un impegno a vita?
āNon lāabbiamo mai veramente ācapitoā, forse non ce lo siamo mai detti e di sicuro non potevamo sperare tanto. PerĆ² siamo partiti subito con il piede giusto, con qualcosa che tutti e cinque, a partire da me e da Roberto Cipelli, allāorigine del gruppo, volevamo fosse stabile. Di fatto nellāarco di pochissimo tempo eravamo una realtĆ e non abbiamo mai smesso di crederciā.
Un sardo (Paolo Fresu), un cremonese (Roberto Cipelli), un romano (Ettore Fioravanti), un milanese (Attilio Zanchi), un livornese trapiantato a Bergamo (Tino Tracanna). La logistica devāessere stata un bel rompicapo…
āVero, abbiamo avuto un bel coraggio, soprattutto allāinizio, con le strade e le comunicazioni di quegli anni pionieristici. Ma ha vinto il desiderio di fare musica, di contribuire allo sviluppo del jazz, mettendo da parte una fettina di ‘ego’ per costruire insieme qualcosa di piĆ¹ grandeā.
In trentāanni avete suonato e prodotto moltissimo, anche discograficamente…
āSƬ, facendo i conti ‘Ā”30!’, appena sfornato da TĒck music, la mia etichetta, ĆØ il nostro venticinquesimo album. Un disco anomalo, come doveva essere, molto corale e democratico, scritto cioĆØ a piĆ¹ mani, con brani di ciascuno di noi, molte sovraincisioni e lavoro in studio. Per me segna anche il ritorno allāelettronica e il risultato sarĆ , mi auguro, abbastanza spiazzante per mood, sonoritĆ , accenti diversi presenti in un unico lpā.
Milano ĆØ una piazza importante, ma cosa ti lega a questa cittĆ ?
āHo imparato ad amarla nel tempo. In Italia ĆØ una delle cittĆ vive, dove accadono delle cose, anche se potrebbero evidentemente accaderne molte di piĆ¹. Quando sono qui ho sempre mille impegni: unāintervista, un passaggio a ‘Caterpillar’, un seminario, la presentazione di un libro (giovedƬ pomeriggio sono alla Feltrinelli con il mio conterraneo Salvatore Niffoi per il suo ‘La quinta stagione ĆØ lāinferno’), un seminario… Insomma, a Milano non ci si annoia, volendo. Poi ci sono i tanti amici musicisti, come i colleghi del quartetto Devil, la cara amica Ornella (Vanoni)…ā.
Quardando avanti, che succede dopo?
āDal Blue Note di Milano passo direttamente allāomonimo locale di Tokio, dove il 10 mi esibirĆ² con Omar Souza nellāambito di una tournĆ©e asiatica che toccherĆ Giappone, Corea del Sud e Singapore. Poi girerĆ² con Devil Quartet, ma buona parte delle date saranno consacrate al Quintetto, richiesto in vari festival estivi. Fra i progetti piĆ¹ particolari cāĆØ in preparazione una cosa molto bella con Paolo Rumiz sulla Grande guerra, che coinvolgerĆ una serie di trombettisti nei vari Paesi teatro delle vicende del primo conflitto mondiale. E per Suoni delle Dolomiti guiderĆ² un trekking musicale che si concluderĆ con lāesecuzione di una mia nuova partitura per quartetto dāarchi, tromba e chitarraā.
In agosto cāĆØ lāimperdibile appuntamento nella tua Berchidda con āTime in jazzā, il festival di cui sei direttore artistico. Cosa bolle in pentola?
āNon posso ancora svelare granchĆ© (la conferenza stampa stampa sarĆ lā8 aprile) ma vi anticipo che dopo la serie dedicata agli elementi, per la 27a edizione della manifestazione itinerante che interessa ormai una ventina di comuni nelle tre province di Olbia-Tempio, Sassari e Nuoro, abbiamo in serbo un tema davvero insolito e un nutrito programma che partirĆ il 9 agosto nel mio paese natale per concludersi il 17-18 con la due giorni di Time in Sassari. Oltre alla musica, avranno un ruolo importante il cinema e lāarte contemporaneaā.