Prima di ricevere a Golosaria 2015 il premio come miglior pasticceria d’Italia assegnato dalla guida di Paolo Massobrio – e nell’attesa di Una mole di panettoni, che si terrà a Torino il 21 e 22 novembre – Denis Dianin (pastry chef della d&g patisserie di Selvazzano Dentro, alle porte di Padova) ha presentato per la prima volta al pubblico, suscitando grande curiosità , il suo panettone sottovetro durante Sweety of Milano 2015, l’evento organizzato da Italian Gourmet con 20 tra i migliori maestri pasticceri italiani.
A poco più di un mese dal Natale, si moltiplicano le occasioni e gli stimoli che riguardano le ricette della tradizione. Abbiamo deciso quindi di approfondire questo nuovo modo di produrre e presentare uno dei simboli milanesi per eccellenza, il panettone. Il segreto, come spesso accade nella gastronomia, sta nel giusto equilibrio fra tradizione e ricerca: “La lenta lievitazione naturale con lievito madre, oggi come un tempo; la scelta rigorosa di materie prime eccellenti; studio, tecnica e tutta la nostra passione e dedizione” spiega Dianin, che ha conquistato due torte su tre nella guida Pasticcerie d’Italia del Gambero Rosso.
Quali sono invece i vantaggi specifici della tecnica sottovetro? Innanzi tutto, questo tipo di lavorazione e packaging allunga la vita del prodotto sullo scaffale e lo “destagionalizza”, mantiene la sofficità , esalta il sapore (preserva meglio le sfumature dei vari ingredienti) e conserva la giusta umidità del panettone, che si trova al riparo da cariche batteriche e sbalzi termici. Il vaso in vetro, idoneo alla vasocottura, garantisce le caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche, sostituendo il classico pirottino di cartone; la cura per l’estetica, inoltre, è sempre stata una componente di primo piano nei lavori di questo laboratorio.
A breve, promette Dianin, i prodotti potranno essere ordinati anche online. Dall’inizio di quest’anno il maestro AMPI (Associazione italiana maestri pasticceri) ha portato le sue creazioni anche a Kuala Lumpur, capitale della Malesia, aprendo un laboratorio da cinquemila metri quadri che ha in parte staff italiano, oltre a piccoli angoli di vendita delle specialità italiane a Tokyo, Hong Kong, Bangkok e Singapore. Il business plan prevede punti vendita con laboratorio anche in altre città dell’Asia e del Medio Oriente.
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