In due anni di apertura continua, sette giorni su sette, alla città, agli studenti allergici ai santuari della cultura, ai nostalgici delle librerie di quartiere cancellate dalle grandi catene e agli startupper in cerca di ambienti di coworking più confortevoli e contemporanei dei classici “business center” , Open – More than books, ha totalizzato oltre 150.000 utenti-visitatori, più di 400 eventi culturali e circa 150 eventi b2b per le aziende.
Il tutto senza un euro di pubblicità, grazie soprattutto al passaparola e coinvolgendo un pubblico trasversale, non settario, di diverse generazioni che si sfiorano e a volte dialogano tra loro nella zona bar, tra gli scaffali o intorno al community table lungo venti metri, in legno massello.
Oggi questo “ecosistema creativo” che ospita e genera eventi e che in 1000 metri quadri senza accesso diretto su strada (il trafficato viale Monte Nero, due passi da Porta Romana) fa da showroom, caffetteria golosa, biblioteca non convenzionale con tanto di periodici “book dating” e possibilità di riscatto dei libri che magari ti vien voglia di acquistare, spaziando fra 5.000 titoli freschi di stampa, si apre ulteriormente a Milano e all’innovazione configurandosi come “terzo luogo fra casa e ufficio”, con il valore aggiunto della cultura. E portando a 100 il numero delle postazioni di lavoro nell’area dedicata al coworking, con offerte da meno di 1 euro al giorno.
Giovedì 22 ottobre, al termine di una giornata di preparativi rattristata dalla notizia dell’improvvisa scomparsa di Fabrizio Cosi, uno dei soci fondatori, lo staff di Open, guidato dall’ideatore e amministratore delegato Giorgio Fipaldini, ha inaugurato, alla presenza dell’assessore Filippo Del Corno, la nuova terrazza lounge, con una sala riunioni corredata dal primo tv Android 4K X93C da 65 pollici di Sony, nuovo partner tecnologico del progetto – che vede anche la collaborazione di Leroy Merlin per l’allestimento degli spazi esterni, e un partner della prima ora come Lago, il marchio di interior design che caratterizza da cima a fondo lo stile internazionale di Open.
Si è parlato della ritrovata vocazione di Milano come capitale del pensiero creativo, della molteplicità dei linguaggi, del meticciato culturale, dei nuovi luoghi pubblici (come la Darsena) e privati della socialità, dell’uscita dalla penombra di tanti imprenditori, intellettuali e persone comuni che cominciano a riappropriarsi della loro città, dimenticandosi per un attimo l’ossessione esterofila, mantra ufficiale della nostra generazione. E alla fine, tutti in terrazza, uno dei nuovi avamposti sulla mappa della Milano che pensa e pratica il cambiamento. Anche all’aperto.