Lui, Nick The Nightfly, al secolo Malcom MacDonald Charlton, storica voce di Radio Montecarlo, direttore artistico del Blue Note di Milano e musicista in proprio, è scozzese, di Glasgow. L’oggetto del suo disco-tributo Swing With Sting (pubblicato anche su vinile da Incipit Records e online da qualche giorno su tutte le piattaforme digitali) è inglese di Wallsend, 155 miglia più a sud, circa tre ore di autostrada.
Entrambi, a suo tempo, hanno scelto uno pseudonimo per alleggerirsi di nomi forse un po’ ostici da sfoggiare nel mondo dello spettacolo (più secco quello di Gordon Matthew Thomas Sumner in arte Sting, letteralmente “pungiglione”). Ed entrambi, è assodato, hanno un’attrazione fatale verso il Belpaese: l’ex Police ha villa e vigneti in Toscana, il nostro concittadino vive stabilmente in Italia da più di trent’anni ed è ormai “uno di noi”, se si passa sopra l’accento anglofono che è ormai un marchio di fabbrica, radiofonicamente parlando…
Lo intercettiamo mentre passeggia per le strade di Perugia, dove fino al 18 luglio terrà una diretta del festival Umbria Jazz 21, di cui è anche un artista ospite: il pomeriggio del 17 sarà in concerto con la sua Nick The Nightfly Orchestra (una big band con i controfiocchi, diretta da Gabriele Comeglio) per cantare tutti i brani del nuovo album, registrato live sul palco del Blue Note, dove la presentazione ufficiale avverrà invece l’8 e 9 ottobre.
Com’è nata l’idea di questo omaggio a un mostro sacro come Sting, che per inciso il prossimo 2 ottobre spegnerà 70 candeline?
Alla ricorrenza non ci pensavo, il disco è come dici bene un omaggio a un grandissimo musicista e compositore. Sono convinto che alcune delle sue canzoni sono di fatto degli “standard” e come tali verranno ricordate ed eseguite a lungo anche in futuro: molti jazzisti in tutto il mondo già lo fanno, inserendole nel proprio repertorio. Il perché è presto detto: melodie, armonie e ritmi sono molto interessanti e di grande gusto. E hanno un altro grande pregio: ti entrano dentro e non si dimenticano più. Brani come Every Breath You Take o Every Little Thing She Does Is Magic sono il frutto di una vena creativa speciale. E ci sono storie dietro ognuna delle sue canzoni.
Non mi hai risposto del tutto: da dove nasce Swing With Sting?
Da un tarlo che avevo in testa. Vedi, tanti anni fa durante un’intervista gli chiesi del suo amore per il jazz, sbocciato quando da ragazzo suonava il basso nelle big band di New Castle. E se avesse mai pensato di registrare un disco di standard, con le proprie musiche. Lui sorrise e mi rispose candidamente: “quando non avrò più niente da dire, musicalmente, prometto che ci penserò…”. Mi ero sempre chiesto come avrebbero potuto suonare la musica dei Police e i suoi successi da solista con la nostra big band. Ho condiviso l’idea con l’amico-direttore Gabriele Comeglio e voilà, è nato questo disco, che ha la mia voce e i suoi arrangiamenti. Tutti tranne uno…
Quale?
Roxanne: una volta, a Figline Valdarno, dove Sting ha la sua casa con annesso studio di registrazione, dopo una delle nostre interviste, imbracciai una delle sue chitarre e gli feci sentire una mia versione del brano, che ora ho elaborato per l’album. In quell’occasione si unì a me e improvvisammo in una specie di jam session. Alla fine mi ringraziò, ma naturalmente l’onore era tutto mio.
C’è la possibilità che la promessa del titolo di questo disco prima o poi si realizzi?
Duettare in pubblico con Sting, ospite di uno mio concerto? Sarebbe un sogno. Il sogno di ogni musicista, per la verità. Per ora mi accontenterei di regalargli una copia dell’album (di cui probabilmente l’artista non conosce l’esistenza, ndr) che nelle mie intenzioni è un gesto di stima, amore e rispetto nei confronti della sua musica: non un disco di “cover” ma una rilettura in chiave jazzistica di alcuni dei suoi capolavori.
Dopo trent’anni e passa sei sempre innamorato dell’Italia?
Sempre di più. Mi ha dato una vita meravigliosa, un lavoro, l’amore. All’inizio non parlavo nemmeno la vostra lingua, conoscevo solo le frasi per “cuccare” e qualche parolaccia che utilizzavo senza coglierne bene il significato. Ma il feeling è stato immediato. Credo molto nell’energia dei luoghi. Voi usate spesso l’espressione “tutto il mondo è paese”. Io ho trovato il mio paese qui in Italia. La cultura, il cibo, la gente… come da noi in Scozia, le persone sono molto amichevoli e ospitali.
Che mi dici di Milano?
Mi ci sono installato perché era (è) il centro della musica e della discografia. A Milano ho mosso i primi passi come corista di Ruggeri, Battiato, Alice, Celentano… Poi è iniziata l’avventura della radio, dove all’inizio, prima di essere notato per la voce e cooptato come dj e conduttore, cantavo i jingle pubblicitari. Sempre casualmente, nel 2003, è cominciata la collaborazione con il Blue Note, dove ben presto ho portato il mio programma che trasmette in diretta dall’interno del locale, proprio come accadeva in America ai tempi d’oro del jazz. Attualmente siamo gli unici al mondo a farlo. Poi naturalmente Milano è una città vibrante, internazionale, pieni di stimoli, dov’è bellissimo vivere. All’Isola, dove ho la fortuna di abitare, oggi tutto è molto curato e c’è più verde. Ecco, se potessi dare un consiglio all’amministrazione presente e futura, renderei obbligatoria la presenza di piante e fiori sui balconi e continuerei a piantare alberi ovunque.
Da giovane hai fatto sport a livello agonistico, da milanese non imbruttito cosa fai nel tempo libero?
Cerco di tenermi in forma, facendo attività fisica e mangiando bene. Vorrei essere più regolare, ma è difficile, troppe distrazioni. La mia curiosità, la voglia di conoscere, stare in compagnia e condividere le esperienze sono il lato migliore del mio carattere, che coincide in buona parte con un’attitudine di chi fa il mio mestiere. Il rovescio della medaglia, nel mio caso, è la mancanza di rigore, di disciplina.
Alle tue due figlie ventenni hai passato la passione per la musica?
Una si è diplomata in canto Jazz alla Civica, l’altra suona il pianoforte e canta. Ma decideranno loro cosa fare da grandi.
Cosa ascolteremo la prossima stagione, la prima post-Covid, nel tempio milanese del jazz?
Stiamo ancora lavorando alla programmazione dell’autunno, ma per chi resta in città il Blue Note Summer Festival offre una serie di appuntamenti niente male.
Un’ultima domanda: il tuo lato scozzese come ha reagito alla Brexit?
Tutte le persone di buon senso si sono sentite tradite da questa scelta. Anche in Inghilterra molti non erano d’accordo. E molte altri fingono che d’ora in poi la loro esistenza sarà migliore. Ma non è così. Pensa solo alla difficoltà, per i musicisti, di muoversi e lavorare all’estero. Una colossale c…..a! Prima o poi la Scozia sceglierà la strada dell’indipendenza. E allora ritroverà quella dell’Europa.