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I Musicomio: “Scriviamo alla vecchia maniera, ma con suoni moderni”

Musicomio intervista
Foto di Alberto Ceville

I Musicomio non sono un volto nuovo e non si affacciano per la prima volta alla scena musicale.

Infatti, il trio composto da Checco, Miriana e Mario Pio sono noti al pubblico per aver partecipato e vinto nel novembre 2015 Area Sanremo con il brano Come un miracolo”, aggiudicandosi così l’ammissione a Sanremo Giovani.

La vera svolta, però, arriva grazie al programma “Emigratis”,condotto dal duo comico Pio e Amedeo, di cui compongono le sigle.

Non ci vuol molto per farsi apprezzare dal pubblico che li vede esibirsi al fianco di grandi artisti come Andrea Bocelli, Claudio Baglioni e Toto Cotugno, superando il milione di views su YouTube e per 4 settimane consecutive stazionano nelle prime posizioni della Top 50 Italy di Spotify.

I Musicomio ci raccontano come nasce il nuovo singolo “Baciami al centro di Roma” e dei progetti futuri.

La nostra intervista ai Musicomio

Ci raccontate come è nato il brano “Baciami al centro di Roma”?

Chi ha scritto il testo? Di chi è stata l’idea?

I brani li scriviamo insieme, così come la parte musicale, e poi li rivediamo con il nostro produttore artistico.

Questa canzone, in realtà, è stata una sua idea che poi abbiamo sviluppato unanimemente.

Abbiamo scritto circa venti brani e tra questi abbiamo scelto “Baciami al centro di Roma” come singolo da far uscire.

Perché far uscire un singolo quando avete materiale per un album?

Perché con l’avvento delle piattaforme digitali è giusto uscire con dei singoli.

La nostra idea è quella di presentarne uno ogni tre mesi e poi fare una raccolta.

Questo vuol dire far ascoltare sempre la nostra musica.

“Cibi” la gente piano piano della tua musica, di quello che sai fare e quello che vuoi fare.

L’obbiettivo è quello di farci conoscere mano a mano dal nostro pubblico, singolo per singolo, e non dar impasto direttamente un album che non si sa come potrebbe andare.

Fidelizzi il tuo fan.

Perché la gente dovrebbe ascoltarvi? Cosa avete di diverso o in più rispetto ai vostri colleghi?

La nostra scrittura è il risultato della diversità: mettiamo insieme tre generi diversi che sono il pop, il rap e il rock.

Abbiamo una scrittura classica, con una vena rap che destabilizza: scriviamo canzoni alla “vecchia maniera” e ri-arrangiamo con dei suoni nuovi.

È questo il motivo per cui dovrebbero ascoltarci.

Quali sono i vostri riferimenti musicali?

Checco: il mio idolo è Pino Daniele. Sono cresciuto con Claudio Baglioni, De Crescenzo, Battiato, Battisti. È questo quello che si ascoltava a casa mia e sono loro le canzoni che cantavo da bambino. Sono nato con quel genere e me ne sono innamorato. Crescendo mi sono creato il mio mondo che è un miscuglio tra il blues e il pop.

Miriana: sono cresciuta con le canzoni della Pausini e gli altri artisti pop. Mi sono avvicinata al rap grazie ad un mio amico che mi ha fatto ascoltare e scoprire il flow, Eminem e tutti gli atri artisti del genere, sia del panorama americano che italiano.

Mario: un pomeriggio, mio padre mise su un disco che io non volevo ascoltare assolutamente. Poi, dopo un po’ di tempo, mi sono ritrovato davanti di nuovo questo album di questo gruppo. Da lì, ho avuto una specie di apertura mentale e la consapevolezza di voler fare questo lavoro. Quel gruppo sono i Pooh.

Siete un trio, ma non proprio coetanei. Come affrontate la differenza d’età? Soprattutto nella composizione.

La differenza di età non ci pensa perché, alla fine, stiamo vivendo tutto insieme.

Viviamo nella stessa casa e quindi affrontiamo la quotidianità insieme, ecco magari in questa abbiamo qualche scontro: sono disordinati (Miriana e Mario) e io (Checco) sono la “zia” che cucina e mette tutto in ordine.

Per quanto riguarda la scrittura, se c’è qualche verso o parte che non ci piace, ne parliamo tutti insieme e troviamo un accordo finché non siamo tutti convinti.

Quali sono stati i vostri studi musicali?

Checco: oltre ad avere tantissima esperienza che ho maturato durante le serate nei locali, ho studiato canto per tre anni. Ma oltre a questo, dev’essere una cosa innata perché quando devi comunicare qualcosa agli altri non basta la tecnica: si deve tirar fuori l’anima.

Miriana: la mia scuola sono stati gli altri. Osservandoli, ho “rubato” quello che sapevano fare. Così ho imparato, man mano.

Mario: ho studiato chitarra classica e composizione al conservatorio. Poi ho avuto una discussione, per una visione diversa, con un insegnate su un passaggio di accordo sulla chitarra e ho lasciato.

Avete partecipato e vinto Area Sanremo con il brano “Come un miracolo”, aggiudicandosi così l’ammissione a Sanremo Giovani, in diretta su Rai 1 condotta da Carlo Conti.

Sì, abbiamo vissuti l’esperienza sanremese e per noi è stata una grande vittoria.

Quell’anno eravamo moltissimi concorrenti e il fatto di aver superato le fasi ci fa solo che piacere.

In giro c’è un video in cui si vede che saltiamo dalla sedia quando, rimasti ormai in 48, fanno il nostro nome.

Una grandissima vittoria, anche perché era la prima volta che provavamo un’esperienza del genere.

Il primo lancio.

La svolta c’è stata con il programma “Emigratis” di Pio e Amedeo. Vi siete anche un po’ reinventati o eravate preparati per scrivere sigle?

Ci hanno chiamato e chiesto di fare la sigla per il programma circa cinque giorni prima del suo inizio.

Non ne avevamo mai scritto una, ma eravamo pronti a comporre di tutto.

Anche oggi ci sentiamo pronti e non ci tiriamo indietro di fronte a nulla perché c’è la voglia di fare.

E proprio questa voglia che ci hanno fatto scrivere le sigle che sono nate in soli tre giorni.

Ci sentiamo pronti ad affrontare questa vita nei migliori dei modi, l’importante è restare umili.

E questo è stato una delle cose che ci ha insegnato l’esperienza con Pio e Amedeo.

Quando parti con un progetto e fai Area Sanremo sai di non essere nessuno, ma speri comunque e ricevere la chiamata di Pio e Amedeo può comunque far montare un po’ la testa.

È stata una grande opportunità per noi che eravamo dei perfetti sconosciuti.

Noi abbiamo avuto la forza e la volontà di restare con i piedi per terra e bisogna averli sempre, anche un domani, qualunque cosa succeda.

Ma come è avvenuto il vostro incontro?

Ci avevano notato tra gli otto finalisti di Area Sanremo. Ci hanno chiamato, fatto i complimenti e detto: “Noi siamo a RTL a parlare di musica, a saperlo, vi avremmo chiamati prima”

E abbiamo risposto: “Arriviamo”

Così siamo partiti con la nostra Smart a quattro posti.

Da lì, poi, è partito tutto.

Addirittura, noi ci siamo ritrovati ad ascoltare la nostra sigla in diretta. Non sapevamo se l’avessero scelta o meno.

E ovviamente siamo saltati dalla gioia! Non ci abbiamo capito più niente.

Ma ci pensate ancora a Sanremo? Vi piacciono queste nuove modalità?

Ci pensiamo tutti i giorni e lo ammettiamo senza problemi, ma diamo tempo al tempo: dobbiamo trovare la strada giusta.

Eh sì, il regolamento di quest’anno è fantastico.

Perché, io che sono un giovane, devo gareggiare con un big?

In questo modo i giovani hanno più visibilità, più attenzione da parte del pubblico.

Il fatto che ci sia Claudio Baglioni come direttore artistico, ha davvero portato quel qualcosa in più al Festival di Sanremo e un’attenzione particolare alle giovani promesse della musica.

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