Ci sono mostre che sicuramente vale la pena di vedere e tra queste c’è Revolution. Musica e ribelli 1966-1970 che apre alla Fabbrica del Vapore il 2 dicembre per chiudere il 4 aprile 2018 e che noi di Milano Weekend abbiamo visto in anteprima.
I motivi sono tanti, forse il primo riconducibile a uno dei pannelli che si vedono una volta varcata la soglia dello spazio allestito dentro la Fabbrica (per altro location adattissima). Questi 5 cruciali anni sono definiti “gli anni dell’idealismo ottimistico diffuso dalla cultura giovanile convinta di potere cambiare il mondo”.
Farete quindi un salto nel passato nella Londra di Carnaby Street e dei Beatles, nei festival negli States capaci di radunare frotte di gente, nelle Esposizioni Universali di quegli anni, nel mondo delle droghe come l’LSD che erano legali e si era convinti migliorassero la vita e tanto altro ancora.
Il tutto, lo dobbiamo dire, in compagnia di un’audioguida speciale: la musica vera e propria. Suonata, cantata, vissuta live.
È anche per questo che vi consigliamo di vedere la mostra da soli o con qualcuno con cui siete in forte sintonia: per viverla a pieno dovrete sentirvi liberi di girare, avvicinarvi, osservare, riflettere, ponderare, andare dove volete e commentare e condividere secondo i vostri tempi.
La mostra è infatti una vera e propria esperienza visiva sì, ma anche sonora che vi farà immergere a pieno nello spirito dell’epoca e fare un vero e proprio viaggio in quegli anni tra le musiche, le droghe, i locali, la controcultura di chi era convinto di dovere andare oltre la strada segnata da qualcun altro, le lotte di Martin Luther King, il consumismo, le comunità alternative, le conquiste delle donne.
Il percorso della mostra
Revolution si articola in 7 sezioni in un crescendo culturale, sociologico e non solo. Si inizia con La Swinging London e, grazie all’allestimento, sembra proprio di essere a Carnaby Street nel ’66 dove cominciano a nascere le prime boutique e si attuano prime rivoluzioni con Twiggy e Jean Shrimpton che indossano minigonne, scoprono le gambe… e aprono la testa. Si diffonde la musica dei Beatles, dei Rolling Stones, degli Who: la “revolution” è appena iniziata.
La seconda sezione è dedicata a musica e controcultura con sperimentazioni continue, non di rado frutto di droghe assunte con lo scopo di allargare e potenziare la mente. I Beatles, con l’album Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band nel giugno ’67, raggiungono un successo colossale e in mostra potrete vedere pezzi unici come il testo di Lucy in the Sky with Diamonds scritto a mano, illustrazioni originali di Alan Aldridge, copertine LP, poster dei loro primi concerti e costumi storici della band.
Con i poster di Frank Zappa, le locandine dei concerti di Jimi Hendrix, gli occhi si riempiranno e nelle orecchie avrete la musica a farvi compagnia. La terza sezione dal titolo Power to all People vede protagonista il ’68 con tutte le rivolte che conosciamo e con poster che inneggiano alla solidarietà con soldati di colore, contro l’oppressione, contro la guerra, per la libertà delle donne, per un mondo più sano ed ecologico, contro il conflitto in Vietnam, per la sessualità libera di gay e lesbiche; poster di Lenin, Marx, Stalin, Mao; disegni come il celeberrimo War is over di John Lennon e Yoko Ono e tanto altro.
Ai costumi e consumi è dedicata la quarta sezione. Qui protagonisti sono consumismo e orgoglio patriottico e le Esposizioni Universali come quella del 67 a Montréal e la World Expo di Osaka nel 1970 per ammirare e poi acquistare questi prodotti. Inoltre la tv nelle case porta aggiornamenti in tempo reale sulla guerra in Vietnam e l’atterraggio dell’uomo sulla Luna. Acanto a questo trovate i costumi dei Beatles, la famosa lingua dei Rolling Stones e giocattoli spaziali ispirati dalla scoperta della Luna.
La sezione The summer of love è dedicata alla liberazione sessuale e alle cosiddette comuni, ma non solo: questa idea di uguaglianza ispirò anche i primi pioneri del personal computer: in mostra anche un rarissimo Apple 1 per esempio.
Le ultime 2 sezioni sono invece dedicate a Woodstock con fotografie di quegli anni, i biglietti della gente che, non essendoci il cellulare, si dava appuntamento per il dopo concerto e in fondo campeggia una batteria originale: quella di Keith Moon degli Who.
Accanto c’è una tenda che vi porta dritto dritto nel ’69: siamo nell’ultima sezione dedicata al Concerto per eccellenza ossia quello di Woodstock. Qui spegnete l’audioguida, dimenticate i cellulari e rimanete incantati di fronte a un assolo di Jimi Hendrix (solo per dire qualche nome). La storia della musica è tutta per voi.
Perché vedere la mostra
Di motivi ce ne sono tanti, eccone alcuni:
- per conoscere a fondo anni che hanno fatto la storia scoprendo aspetti che magari non conoscevate ammirando pezzi originali;
- per godervi il concerto di Woodstock, sdraiati su comodi cuscini, al buio e dopo avere vissuto tutte le emozioni della mostra. Che sia l’ultima sala non è un caso: vi sentirete davvero nel ’69;
- per regalarvi 2 ore in cui guardando il passato possiate chiedervi, tra un impegno e l’altro, “Dove stiamo andando adesso?”. Il tutto a suon di musica. E che musica!
Revolution è promossa e coprodotta dal Comune di Milano-Cultura, Fabbrica del Vapore e Avatar- Gruppo MondoMostreSkira e curata da Victoria Broackes e Geoffrey Marsh del Victoria and Albert Museum (dove è stata prima di approdare a Milano) e Fran Tomasi.
RIASSUMENDO
Revolution. Musica e ribelli 1966 – 1970
Fabbrica del Vapore
2 dicembre 2017 – 4 aprile 2018
Per ulteriori informazioni www.mostrarevolution.it