Pollock, Rothko, de Kooning, Kline: gli artisti americani che hanno incarnato al meglio i sentimenti di rivoluzione, sperimentazione e rottura con il passato cambiando la storia dell’arte a stelle e strisce nei decenni successivi. Sono loro al centro della mostra Pollock e gli Irascibili – La Scuola di New York, allestita al Palazzo Reale di Milano fino al 16 febbraio 2014 per ripercorrere le opere di quel movimento dell’Action Painting che con la sua tecnica irruenta (sgocciolatura, pennellata ritmica, immersione nella tela con il corpo) ha influenzato l’arte moderna in tutto il mondo.
Curata da Carter Foster e Luca Beatrice, l’esposizione – che raccoglie le opere di 18 artisti – è promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Milano e prodotta da Palazzo Reale, Arthemisia Group e 24ORE Cultura con il contributo del Whitney Museum di New York. Come nasce il termine “irascibili”? Lo conia il quotidiano Herold Tribune, prendendo spunto dalla protesta del gruppo di artisti, che esplose nel maggio 1950, quando il Metropolitan Museum di New York (il celebre MoMa) annunciò un’importante mostra dedicata all’arte americana contemporanea, escludendo i pittori che avevano sposato l’Espressionismo Astratto.
Tra il 1913 e il 1915, in un clima di fermento, era emersa negli Stati Uniti una generazione di giovani pittori. Ma non si poteva ancora parlare di “nascita dell’arte americana moderna”, spiega Luca Beatrice. “Ciò avverrà con certezza in due momenti successivi: con l’affermarsi dell’Espressionismo Astratto, dunque negli anni Quaranta, e con l’attenuarsi del contributo dell’avanguardia europea tra i protagonisti attivi sul campo, per un progressivo allontanamento dalle matrici dei movimenti novecenteschi, Surrealismo in particolare”.
Secondo Budd Hopkins, Pollock è “il” pittore americano: “Se cercate di immaginarlo pensate a un vero americano, non a un europeo trapiantato. Con le virtù virili del maschio americano: un duro, di poche parole e se cowboy ancora meglio. Certamente non uno dell’Est o uno che abbia studiato ad Harvard. Senza influssi europei, ma con influssi di qui, messicani, indiani americani e così via. Uno uscito dalle nostre terre, non da Picasso o Matisse, uno a cui sia concesso il grande vizio americano, il vizio di Hemingway, quello di bere”.
Un ruolo centrale nell’allestimento è rappresentato dall’opera Numero 27 di Pollock, forse la più nota, lunga tre metri; le altre opere attraversano il periodo tra la fine degli anni ’30 e la metà degli anni ’60. Ne sono esempi quadri come Untitled (Blue, Yellow, Green on Red) di Mark Rothko (1954), Mahoning di Franz Kline (1956) e Door to the river di Willem de Kooning (1960).
La Fondazione Cineteca Italiana propone nello Spazio Oberdan, dal 9 al 19 ottobre 2013, la rassegna cinematografica Pollock e gli Irascibili, dalla tela allo schermo, legata alla mostra di Palazzo Reale per arricchire il percorso e approfondire il linguaggio di un periodo tra i più importanti del secolo.
Un’occasione per scoprire non solo un autore conosciuto ai più come Pollock (tramite le nove opere in mostra che portano la sua firma) ma soprattutto un intero movimento culturale, essenziale per gli appassionati dell’arte nel Novecento.
Informazioni e prenotazioni: www.mostrapollock.it
Orari e prezzi
Lunedì 14.30 – 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30; giovedì e sabato 9.30 – 22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Prezzi dei biglietti: nell’immagine qui a sinistra.