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Vedere un premio Nobel è qualcosa che non succede spesso, ma quando capita in un posto suggestivo come la Casa Museo Bagatti Valsecchi diventa qualcosa che difficilmente si può dimenticare. Se poi ha la sensibilità e l’umanità di Ohran Pamuk, scrittore turco Nobel della Letteratura nel 2006, allora si resta ancora più estasiati.
È stato infatti lo stesso scrittore a presentare all’anteprima per la stampa la mostra che aprirà al Bagatti Valsecchi il 19 gennaio per chiudersi il 24 giugno 2018.
Una mostra che ha come titolo “Amore, musei, ispirazione. Il museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano”, ma che è molto più di un’esposizione: è un progetto che unisce letteratura e arte, che mette insieme due musei distanti fisicamente come quello dell’Innocenza di Istanbul e la Casa Museo di via Gesù a Milano e che fa vedere come un romanzo possa andare oltre la realtà e suggerirla al tempo stesso.
Una mostra internazionale che porta dal capoluogo turco alla nostra città la celebre storia di Kemal e Füsun, protagonisti del romanzo “Il Museo dell’innocenza”, edito in Italia da Einaudi.
Il percorso della mostra
Una mostra che è insolita ma non per questo meno suggestiva: vedrete infatti al primo piano della splendida Casa Museo 29 delle 83 teche o vetrine arrivate direttamente dal museo di Istanbul all’interno delle quali insi trovano immagini e oggetti dalla forte capacità evocativa, collegati al romanzo e alla storia d’amore dei 2 protagonisti.
Come ha spiegato Pamuk in conferenza stampa: “Ho concepito l’idea del museo e del libro in contemporanea agli inizi degli anni ’90. Girando per le strade di Istanbul, trovavo gli oggetti e poi pensavo a come metterli all’interno del romanzo. Oggetti che in parte appartengono alla mia famiglia visto che il protagonista ha 5 anni più di me e che in parte trovavo nei mercatini. Non volevo né che il romanzo fosse un catalogo del museo e né che il museo fosse la trasposizione del romanzo. Li ho ideati insieme ma poi come spesso succede, il romanzo è uscito nel 2008 mentre il Museo dell’Innocenza ha visto la luce solo 4 anni dopo nel 2012“.
Museo che a 2 anni dalla nascita è stato insignito dell’European Museum of The Year, un premio che non è casuale: alla base di questo museo, che per l’appunto prende corpo insieme al romanzo, c’è l’idea di tradurre visivamente l’amore di Kemal per la cugina Füsun attraverso una serie di vetrine, una per ogni capitolo del libro, affollate di oggetti.
Non è la prima volta che queste vetrine vengono esportate – sono andate a Londra e a Oslo – ma il fatto che siano al Bagatti Valsecchi non è casuale. Anzi, ha un significato particolare.
Chi avrà letto il romanzo, lo saprà, ma lo diciamo a tutti: il protagonista che comincia a collezionare oggetti per sopravvivere alla fine del suo amore per la cugina ha tra i suoi 5 musei preferiti proprio quello a due passi da piazza San Babila. E questa scelta ha diversi significati.
In primis, come detto da Pamuk, il suo amore per Milano: “Ci sono arrivato nel ’59 con i miei genitori e nel mio approccio alla città sono stendhaliano. Mi piace molto andare in giro per le città”. E come ha ricordato il presidente del Museo Bagatti Valsecchi, Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Pamuk ci era stato anche nel 2009 per presentare l’edizione italiana del suo romanzo.
Ma non solo questo: il Bagatti Valsecchi, come casa museo, rientra dentro la filosofia racchiusa nel “Modesto manifesto per i musei” di Pamuk in cui, tra le altre cose, lo scrittore dice come i musei più, che a raccontare la storia di una nazione, sono adatti a documentare la nostra umanità in tutta la sua complessità.
Una casa museo fa tutto questo perché “è un museo fatto dalla gente, in cui le menti creative hanno concepito l’idea di museo e abitazione”.
In questa mostra le vetrine dialogano con gli ambienti della casa museo, luogo che lo stesso Kemal ama ed è come se si creasse una sorta di “museo nel museo” dando vita a un cortocircuito Milano/Istanbul e realtà/finzione.
Il potere evocativo degli oggetti
Protagonisti, come dicevamo sono gli oggetti che “esprimono uno stato d’animo”, come detto da Lucia Pini curatrice della mostra insieme a Laura Lombardi . “Il visitatore calca lo stesso percorso del protagonista del romanzo che per l’appunto ama il Bagatti Valsecchi proprio perché sono esposti oggetti di vita quotidiana in linea con quel collezionismo privato e domestico che Kemal sta portando avanti”.
L’allestimento di Piero Lissoni, studiato per questa mostra, in cui il museo ispiratore ospita quello ispirato, non poteva che assecondare questo dialogo tra i due: del primo rispettando l’austera eleganza aristocratica e la qualità dei materiali degli apparati decorativi; del secondo esaltandone l’identità a metà tra realtà e finzione trasmessa attraverso una visione onirica e una narrazione fluttuante.
“Gli oggetti” ha aggiunto Pamuk “non contano niente, quel che conta è che siano gli unici depositari dei ricordi. Testimonianza di una memoria che non è un peso, ma un vero e proprio serbatoio di energia”.
E così vedrete in mostra fotografie, gioielli, oggetti di igiene personale, una grattugia, diverse bottiglie di acqua di colonia, orologi e tanto altro. Tutte cose che hanno appunto questo potere immenso perché come dice il Premio Nobel a volte “basta a volte sfiorare una cosa perché riaffiori un ricordo, un momento particolare della nostra vita”.
Perché vedere la mostra
Di motivi ce ne sono tanti, ma qui ve ne riassumiamo tre:
- Anche se non avete letto il romanzo di Pamuk, la mostra vi darà molto, a nostro parere. Se ci andate dotati della vostra empatia, gli oggetti vi comunicheranno tanto e probabilmente vi riporteranno a una dimensione privata della vostra vita.
Il potere evocativo delle cose e il loro (ri)scoprirlo è uno dei motivi per cui vederla. Chi vi scrive è rimasta 10 minuti di fronte alla teca 47 su “La morte di mio padre” e si è commossa. Bellissimo vedere come oggetti che apparentemente non ci appartengono riescono a entrare nella nostra intimità e a comunicare con un dolore profondo; - Si tratta di una mostra catartica: dopo avere visto gli oggetti c’è una sala con il Manifesto di Pamuk e un video in cui lo scrittore racconta il suo processo creativo. Ne uscirete in un certo senso rinvigoriti e “pieni”;
- Sicuramente è un viaggio nella Istanbul degli anni ’70 e ’80, ma fa venire una voglia tremenda di andarci adesso. Subito.
E infine se non avete mai visto il Bagatti Valsecchi, dovete proprio rimediare.
Gli eventi collaterali
Non solo la mostra, sono previste anche visite guidate, letture sceniche e laboratori per le famiglie.
Ecco il calendario:
Visite guidate
27 gennaio, 25 febbraio, 25 marzo, 22 aprile, 27 maggio e 17 giugno alle 15.30
Letture sceniche
Laboratori per famiglie
3 febbraio, 3 marzo, 7 aprile, 5 maggio, 9 giugno alle 15.30
“La mia storia in una scatola” è il nuovo laboratorio del Museo dedicato ai bambini e alle famiglie: cosa contengono e come sono costruite le vetrine realizzate da O. Pamuk per il suo museo? Cosa rappresentano gli oggetti? Cosa userebbero le famiglie per raccontare laloro visita in una scatola come quella dei protagonisti del romanzo?
La mostra “Amore, musei, ispirazione. Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano” è curata da Lucia Pini e Laura Lombardi e nasce dalla collaborazione tra il Museo Bagatti Valsecchi e l’Accademia di Belle Arti di Brera, con il sostegno di Regione Lombardia.
Riassumendo
Amore, musei, ispirazione. Il museo dell’innocenza di Orhan Panuk a Milano
Museo Bagatti Valsecchi, Via Gesù 5 – Milano
19 gennaio – 24 giugno 2018
Da martedì a domenica, 13 – 17.45 (chiuso tutti i lunedì, 1, 2 e 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno)
Ingresso: intero 9 euro, ridotto 6 euro
Hashtag della mostra: #PamukalBagatti #AmoreMuseiIspirazione
Per tutte le infomazioni: museobagattivalsecchi.org