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Le preziose opere in vetro di Lilla Tabasso in mostra a Villa Necchi Campiglio

Paolo Crespi 5 anni fa
fiori vetro villa necchi

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Ditelo con i fiori, recitava un vecchio adagio. Ma nel caso di Lilla Tabasso: fragile melanconia, la stupefacente mostra curata da Caterina Tognon a Villa Necchi Campiglio, il “dire” lascia il posto a un gesto creativo che va ben oltre l’utilizzo di un codice per esprimere amore o gratitudine tramite un omaggio floreale ad hoc.
Nella grande bacheca allestita con il contributo di Andrea Zegna in una sala a pianterreno della storica villa gestita dal FAI – Fondo Ambiente Italiano, i fiori donati allo sguardo dei visitatori sono le opere d’arte in vetro realizzate da Lilla Tabasso. Designer e biologa mancata (<<a un certo punto del mio percorso di studi ho capito che non era la mia strada>>) l’artista ha trasferito la sua passione per l’osservazione della natura, dapprima nella creazione di gioielli per l’attività di famiglia, poi, circa otto anni fa, cominciando a considerare i fiori come oggetti a sé stanti, in grado di comunicare attraverso la loro materia fragile, sostituita in modo iperrealistico dalla consistenza e dalle trasparenze colorate del vetro.

Bellezza effimera

Il “concept” che accomuna le creazioni di Lilla (nome profetico, se vogliamo, che allude a una tonalità di colore e al suo corrispettivo botanico) è il tema della vanitas, declinato in mille modi diversi ed espresso per analogia dalla caducità dei fiori recisi, ritratti e quindi “fissati” sia nel momento di massimo fulgore, che nell’inevitabile deperire, sciuparsi e come suol dirsi sfiorire.
Laddove “le contraddizioni, le imperfezioni e le paure dell’essere umano si incarnano nella più delicata e caduca creatura della terra e prendono forma attraverso il vetro, simbolo della fragilità”, come si legge nel bel catalogo che accompagna la mostra. 

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Per arrivare a questo risultato di altissima poesia, l’autrice, ospite fissa della galleria veneziana di Caterina Tognon, ha lavorato per anni affinando la sapiente tecnica a lume (barrette di vetro scaldate sulla fiamma e modellate prima che la materia viva si rapprenda) appresa dai mastri vetrai di Murano e influenzata dalla contemplazione delle mirabili opere dei Blaschka, celebri vetrai boemi di fine Ottocento, che avevano però una valenza “scientifica” ed erano infatti destinate a campionare i fiori nell’ambito dei musei e delle istituzioni universitarie americane.
Ma più delle parole e delle immagini, che restituiscono solo una vaga idea, vale l’incontro diretto con la creatività di Lilla Tabasso, approfittando di una visita libera o guidata a Villa Necchi, che di per sé vale naturalmente il costo del biglietto.

Info: “Lilla Tabasso: fragile melanconia”, Villa Necchi Campiglio, via Mozart 12, Milano fino all’8 marzo; orari: 10.00 – 18.00; ingresso alla villa e alla  mostre 12 euro; gratuità per i soci FAI.

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