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***AGGIORNAMENTO*** Data la grande affluenza di pubblico, la mostra è stata prorogata fino al 10 febbraio al 18 marzo
Nel 1991 in Kuwait bruciavano 732 pozzi petroliferi e lo sforzo degli uomini chiamati a spegnerli fu enorme, così come irreparabili furono i danni ambientali causati. A Milano presso Forma Meravigli è visitabile fino al 28 gennaio 2018 la mostra Kuwait. Un deserto in Fiamme di Sebastião Salgado. Dopo 26 anni dal disastro “innaturale”, come l’autore stesso lo ha definito, il racconto per immagini di una tragedia riporta all’attualità tutta la portata e la gravità di quanto accadde.
Il contesto storico
Nel 1991 la crisi in Medio Oriente e la Guerra del Golfo erano al centro degli avvenimenti mondiali. In Kuwait più di 700 pozzi petroliferi vennero incendiati per mano di soldati iracheni in risposta all’avanzata della coalizione militare guidata dagli Stati Uniti. I pozzi continuarono a bruciare creando quel paesaggio infernale che si ritrova nelle fotografie di Salgado esposte a Milano. Il fotografo volle documentare quanto accadeva soprattutto dal punto di vista dei vigili del fuoco e dei tecnici chiamati a spegnere i pozzi, che si trovarono a svolgere il proprio compito in situazioni estreme.
Il percorso della mostra
Salgado affida al bianco e nero, tipico del fotografo brasiliano, il racconto della tragedia ambientale che si verificò in Kuwait. I 34 scatti esposti in grande formato sembrano andare in profondità, modellati da una luce apocalittica che dà dimensione ai pozzi in fiamme, alla coltre di petrolio che ricopre il deserto, gli animali e gli uomini.
Tra loro anche il pompiere Michael Miller, che appare in diverse immagini della mostra e che Salgado ha rivisto all’inizio del 2017 e in occasione dell’incontro pubblico avvenuto a Milano per l’inaugurazione della mostra. “Quello in Kuwait – ha spiegato Miller – è stato un periodo completamente folle. Non sapevamo da dove incominciare a spegnere i pozzi, abbiamo lavorato per un lunghissimo tempo ed è molto difficile spiegare quale era la reale situazione”.
“Anche se per tutti questi anni non ci siamo visti – ha spiegato Salgado – è come se Michael fosse stato con me. Di tanto in tanto le foto di quel periodo me lo ricordavano e poi, quando dovetti restare a riposo in seguito a due interventi al ginocchio, ebbi finalmente l’occasione di mettere insieme scatti inediti del Kuwait che mi hanno portato alla realizzazione di questa mostra”.
Perché visitare la mostra
- Sembrerà banale, ma per vedere belle fotografie. Salgado non è solo un prezioso testimone dei tempi, ma anche un bravo fotografo e la sua prova artistica nella mostra Kuwait in fiamme è ai massimi livelli. La scelta del grande formato favorisce l’impatto visivo.
- Per la testimonianza storica. Il disastro ambientale del 1991 fu una vera tragedia, le cui conseguenze non si esaurirono in quegli anni. Tornare a riflettere su quanto accadde è uno spunto più che mai attuale.
- Perché se amate emozionarvi, non rimarrete indifferenti davanti a un racconto di sfinimento fisico e reale sofferenza di chi ha cercato di contrastare il dilagare del petrolio e del fuoco. Vi colpiranno i loro occhi increduli e pieni di disperazione, ma soprattutto il modo in cui Salgado li ha raccontati.
Riassumendo
Kuwait. Un deserto in fiamme
Forma Meravigli – via Meravigli, 5 Milano
dal 20 0ttobre al 28 gennaio 2018 10 febbraio 2018 18 marzo
Tutti i giorni dalle 11 alle 20
Giovedì dalle 12 alle 22
Lunedì e martedì chiuso
Ingresso intero: 8 euro
Ridotto: 6 euro
#SalgadoMilano