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Una delle mostre più attese a Milano, se non la mostra dell’anno. Parliamo di Antonello da Messina e dellesposizione che ha preso il via il 21 febbraio a Palazzo Reale per chiudersi il 2 giugno. E che stando a quanto dichiarato in conferenza stampa ha già avuto, ancor prima dell’apertura, 11.500 mila prenotazioni.
Perché Antonello da Messina e come si colloca questo autore nello scenario milanese? Sicuramente il risultato di un grande lavoro che ha visto collaborare il Comune di Milano e la Regione Sicilia con la produzione di Palazzo Reale e Mondo Mostre Skira e che porta in città uno degli autori più significativi nel panorama del ‘400 e la cui ricostruzione della carriera aristica è tutt’altro che facile.
Poche sono le opere che sono scampate a tragici avvenimenti come alluvioni, terremoti, maremoti, ma non solo la Natura ci ha messo il suo anche l’ignoranza degli uomini. Quelle rimaste, poi, sono disperse in varie raccolte e musei tra Tirreno e Adriatico, oltre la Manica, al di là dell’Atlantico. Ma la “telenovela” del lavoro di Antonello da Messina non finisce mica qui: ce ne sono altre ch hanno subito in più occasioni pesanti restauri che hanno alterato per sempre la stesura originaria, altre sono arrivate sino a noi miracolosamente intatte.
Cosa vedrete in mostra
Ecco perché la mostra di Milano assume un’importanza sempre più fondamentale quasi cruciale e che ha una valenza internazionale come ha ricordato il sindaco Beppe Sala.
“Questa mostra storica” ha aggiunto l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno “la cui realizzazione è stata possibile grazie alla collaborazionecon molte diverse istituzioni, italiane e internazionali, vede riuniti per la prima volta a Milano ben 19 opere di Antonello da Messina, proponendo al pubblico il racconto affascinante di un artista innovatore dei suoi tempi,il cui carismaè giunto intatto sino a noi”.
Sono dunque esposte diciannove opere del grande Maestro, su 35 che ne conta la sua autografia.
A cominciare dall’Annunciata (1475 circa), autentica icona, sintesi dell’arte di Antonello, con lo sguardo e il gesto della Vergine rivolti alla presenza misteriosa che si è manifestata, uno dei più alti capolavori del Quattrocento italiano in grado di sollecitare in ogni spettatore emozioni e sentimenti.
Per poi passare alle eleganti figure di Sant’Agostino (1472-1473), San Girolamo (1472-1473) e San Gregorio Magno (1470-1475) forse appartenenti al Polittico dei Dottori della Chiesa, tutti provenienti da Palazzo Abatellis di Palermo; ma anche il celeberrimo Ritratto d’uomo (1465-1476) dall’enigmatico sorriso proveniente dalla Fondazione Culturale Mandralisca di Cefalù, utilizzato originariamente come sportello di un mobiletto da farmacia, oggetto di varirestauri e conosciuto nella tradizione locale come “ignoto marinaio”.
Dalla National Gallery di Londra giunge a Milano un altro capolavoro, il San Girolamo nello studio (1474-1475) in cui si armonizzano ispirazioni classiche e dettagli fiamminghi, ma anche la Crocifissione (1460 circa) proveniente dal Museo nazionale Brukenthal di Sibiu in Romania e attribuita ad Antonello, prima da Karl Voll nel 1902 e successivamente da Bernard Berenson nel 1932.
E ancora: il Ritratto di giovane(1474) dal Philadelphia Museum of Art, l’incantevole Madonna col Bambino(1475 circa) dalla National Gallery di Washington, Ritratto di giovane uomo (1478) dal Museo statale di Berlino.
Dagli Uffizi arriva il trittico con la Madonna con Bambino, il San Giovanni Battista -acquistati nel 1996 dal Ministero dei Beni Culturali – e il San Benedettodi straordinaria qualità pittorica; dalla Pinacoteca Malaspina di Pavia giunge il ritratto di giovane gentiluomo (Ritratto d’uomo1468-1470, a lungo considerato il vero volto dell’artista), già pienamente antonelliano per inquadramento, sfondo, postura e soprattutto attitudine leggermente ironica del personaggio: trafugato dal museo nella notte fra il 10 e l’11 maggio 1970 fu recuperato sette anni dopo dal nucleo di Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri; dal Collegio degli Alberoni di Piacenza il celebre Ecce Homo(Cristo alla colonna)(1473-76).
E ancora il Ritratto d’uomo (Michele Vianello?) (1475-1476) dalla Galleria Borghese di Roma, il poetico Cristo in pietà sorrettoda tre angeli (1474-1476 circa) dal Museo Correr di Venezia, Ritratto d’uomo (anche detto RitrattoTrivulzio(1476) dal Museo Civico d’Arte Antica, Palazzo Madama di Torino.
Chiude la parte relativa al grande Maestro, la Madonna con il Bambino (1480) dall’Accademia Carrara di Bergamo, opera del figlio Jacobello di Antonello, eseguita l’anno seguente la morte del padre: nella inusuale firma indica, come struggente offerta di devozione filiale, di essere il figlio di “pittore non umano” quindi divino. Jacobello faceva parte della bottega del padre e si fece carico di completare quanto la morte aveva impedito di terminare.
La pala di San Cassiano
Una parte importante della mostra è poi la sezione dedicata a ricostruire le vicende della pala di San Cassiano, testo capitale per la storia dell’arte italiana. Mentre consacrata al mito di Antonello nell’Ottocento viene esposta la tela di Roberto Venturi Giovanni Bellini apprende i segreti della pittura a olio spiando Antonello (1870) dalla Pinacoteca di Brera: la tela, conservata al tribunale di Milano, è stata restaurata in onore dell’esposizione.
La guida speciale di Giovan Battista Cavalcaselle
Forse non troppo noto, o almeno non al grande pubblico (perché chi si occupa o si appassiona di storia dell’arte lo conosce sicuramente) è Giovan Battista Cavalcaselle, cui si deve quello che sappiamo di Antonello da Messina aesso.
Attraverso i suoi taccuini e disegni, in mostra, conduce il visitatore alla scoperta di Antonello da Messina. Grazie alla straordinaria collaborazione attivata negli anni con la Biblioteca Marciana di Venezia sono dunque presentati in mostra 19 disegni di cui 7 taccuini e 12 fogli, dei quali alcuni su doppia pagina, di Giovan Battista Cavalcaselle con la sua amorevole ricostruzionedel primo catalogo di Antonello.
Un focus della mostra è dedicato al rapporto dell’artista con la sua città natale e ai pochi referti rimasti sulla sua vita, a causa dei numerosi tragici eventi naturali, in particolare i terremoti, che ne hanno causato in gran partela sparizione e distruzione, referti che ci consentono di conoscere aspetti della vita del grande pittore siciliano.
Cavalcaselle seguì un erudito messinese, Gaetano La Corte Cailler, che trovò e trascrisse documenti notarili che testimoniavano gli eventi minuti della famiglia del pittore: il testamento della nonna, il ritorno in brigantino dalla Calabria della famigliola del pittore, la dote della figlia; il testamento infine di Antonello, datato febbraio 1479.Altro di lui non c’era: un’alluvione aveva disperso le ossa in un antico cimitero, più terremoti avevano distrutto prove documentarie a Noto e in altri paesi siciliani.
L’antica Messina era già stata distrutta e poi ricostruita nel 1783. Fu definitivamente distrutta alle ore 5,21 del lunedì 28 dicembre 1908: un terremoto del 10° e ultimo grado Mercalli, poi il maremoto, una catastrofe sulla città siciliana.
Da corredo alla mostra il catalogo pubblicato da Skira che completa il percorso che potete fare a Palazzo Reale.
Perché vedere la mostra
Ecco alcuni motivi per cui secondo noi vale la pena vederla:
- perché incanta. Le opere di Antonello non sono grandi fisicamente, ma lo sono per come riescono a catturare il visitatore. Fermandovi davanti all’Annunciazione, ai dettagli di quel velo tenuto insieme dalla mano sinistra, dello sguardo della Madonna e di quel libro le cui pagine si muovono pur essendo immortalate dentro un quadro, riuscirete a cogliere la grandezza di un pittore nato e vissuto più di 500 anni fa. Così come vi incanterà la Madonna con il Bambino e quella mano di Gesù che si insinua nel petto della madre. Pochi hanno saputo, con un dettaglio simile, “immortalare” e comunicare il rapporto tra la Madonna e suo figlio;
- perché è un bell’esempio di quell’Italia unita in cui è sempre bello credere. La collaborazione tra la Sicilia e Milano ne è una dimostrazione così come lo stesso pittore, Antonello, che viaggiò in lungo e in largo per il Belpaese ne è un vivido esempio;
- perché, come detto dal direttore di Palazzo Reale, Domenico Piraina, è “una mostra dedicata a chi sogna, a chi ha obiettivi ambiziosi e ha il coraggio di realizzarli, come Antonello Da Messina. E a chi è convinto che la bellezza possa salvare il mondo”.
Riassumendo
Antonello da Messina
Palazzo Reale
fino al 2 giugno 2019
Orari:
lunedì 14.40-19-30 (la mattina accesso riservato alle scuole)
martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Giorni e orari di apertura straordinari:
lunedì 22 aprile (Pasquetta) 9.30-22.30
mercoledì 1 maggio 9.30 – 19.30
Costo del biglietto (audioguida inclusa):
14 euro intero, 12 euro il ridotto (per portatori di handicap, gruppi, convenzioni), 6 euro per giornalisti con bollino dell’anno in corso (non accreditati), scuole, gruppi organizzati dal Touring e FAI
Info e prevendite su vivaticket.
Tutte le informazioni su: www.palazzoreale.it