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Da tempo a Milano il dialetto si sta perdendo. L’arrivo nel corso del tempo di persone da tutta Italia e da tutto il mondo ha arricchito la cultura della città, ma ha fatto sì che molti modi di dire e frasi del parlato comune andassero in disuso.
Negli ultimi tempi però si sta avendo un’interesse sempre maggiore per il recupero del dialetto e dei detti locali, legati a doppio filo con la storia della città e delle sue antiche abitudini, prima che si trasformasse nella metropoli internazionale che conosciamo. Scopriamo 10 modi di dire milanesi curiosi e divertenti, ma soprattutto adatti a tutte le occasioni!
La bocca l’è minga stracca se la sa no de vacca
- Traduzione: La bocca non è stanca se non sa di vacca.
- Significato: Questo proverbio sottolinea l’importanza di concludere un pasto con un pezzo di formaggio, ritenuto indispensabile per sentirsi sazi. Nella tradizione milanese e lombarda, il formaggio non manca mai sulle tavole, dalle più ricche alle più umili.
- Origine: La Lombardia è famosa per la sua produzione casearia e questa espressione deriva proprio da questa cultura alimentare. Il proverbio è usato ancora oggi, con il recupero della conclusione del pasto con una degustazione di formaggi anche nei grandi ristoranti del territorio.
- Esempio d’uso: Dopo una cena abbondante, un milanese potrebbe dire: “La bocca l’è minga stracca se la sa no de vacca” per suggerire di terminare il pasto con del formaggio.
Offellée fa el tò mestée
- Traduzione: Pasticciere, fai il tuo mestiere.
- Significato: Questa espressione esorta le persone a rimanere nei propri ambiti di competenza e a non improvvisarsi in ruoli che non conoscono.
- Origine: Deriva dalla parola “offella”, un dolce tipico lombardo, esteso poi a indicare in dialetto la pasticceria e il pasticciere come professione. Il detto è un invito a concentrarsi sul proprio mestiere senza invadere campi altrui.
- Esempio d’uso: Se qualcuno cerca di dare consigli su un argomento che non conosce, si può rispondere: “Offellée fa el tò mestée”.
Va’ a Bagg a sonà l’òrghen
- Traduzione: Vai a Baggio a suonare l’organo.
- Significato: È un modo per mandare qualcuno a quel paese con ironia, suggerendogli di compiere un’azione impossibile.
- Origine: L’espressione nasce dal fatto che la vecchia chiesa di Sant’Apollinare a Baggio, antico quartiere a ovest di Milano, non aveva un organo, a causa dell’assenza di fondi durante la costruzione della chiesa. Per rimediare a questa mancanza, si decise di dipingerne uno, ovviamente inutilizzabile. Quindi, mandare qualcuno a suonare l’organo lì significava dargli un compito inutile.
- Esempio d’uso: Se qualcuno insiste troppo con una richiesta fastidiosa e lo si vuole allontanare si può dire: “Va’ a Bagg a sonà l’òrghen!”.
Andà a ufo
- Traduzione: Andare a scrocco.
- Significato: Indica l’atto di usufruire abitualmente di qualcosa senza pagare o senza averne diritto.
- Origine: Deriva dall’acronimo “A.U.F.” (Ad Usum Fabricae), una sigla usata sui materiali destinati alla costruzione del Duomo di Milano, che erano esenti da dazi.
- Esempio d’uso: “L’è semper lì a andà a ufo”, detto di qualcuno che approfitta delle situazioni.
La cativa lavandera la tröva mai la preja bona
- Traduzione: La cattiva lavandaia non trova mai la pietra buona.
- Significato: Indica che chi non è capace di fare qualcosa tende a dare la colpa agli strumenti piuttosto che alle proprie capacità.
- Origine: Deriva dalle lavandaie che lavavano i panni nei Navigli, scegliendo pietre adatte per sfregare i tessuti.
- Esempio d’uso: “La cativa lavandera la tröva mai la preja bona”, detto quando qualcuno trova sempre scuse per il proprio fallimento.
El perdon l’è a Melegnàn
- Traduzione: Il perdono è a Melegnano.
- Significato: Significa che non si è disposti a perdonare. È un modo per dire “il perdono spetta solo a Dio”.
- Origine: Deriva dalla tradizionale “Fiera del Perdono” di Melegnano, una festa religiosa dove si concedeva il perdono dai peccati.
- Esempio d’uso: “El perdon l’è a Melegnàn”, per indicare che non si è inclini a perdonare un torto subito.
A l’è püssee i dan che la prestazion
- Traduzione: È più il danno che il guadagno.
- Significato: Indica che a volte uno sforzo non vale la pena, perché i costi superano i benefici.
- Origine: Deriva da un’osservazione pratica sulla gestione delle risorse, tipica della mentalità meneghina.
- Esempio d’uso: “Se dobbiamo rifare tutto il lavoro, a l’è püssee i dan che la prestazion!”.
Chi g’ha on bon vin in cà, l’ha semper amicizia
- Traduzione: Chi ha un buon vino in casa ha sempre amicizia.
- Significato: Il buon cibo e il buon vino favoriscono le relazioni sociali.
- Origine: Milano ha una lunga tradizione di convivialità legata al cibo e al vino, da cui deriva questo modo di dire, probabilmente nato nelle molte osterie che sorgevano nei quartieri più meno malfamati della città.
- Esempio d’uso: “Chi g’ha on bon vin in cà, l’ha semper amicizia”, detto a chi offre generosamente da bere agli amici.
Piutost che nient, l’è mei piutost
- Traduzione: Piuttosto che niente, è meglio piuttosto.
- Significato: Bisogna accontentarsi di ciò che si ha, anche se non è il massimo.
- Origine: Tipico della mentalità pragmatica milanese, dove è meglio avere qualcosa che restare a mani vuote.
- Esempio d’uso: “Non è il lavoro dei sogni, ma piutost che nient, l’è mei piutost”.
L’è on bel ciciarem ma la cà l’è de legn
- Traduzione: È una bella chiacchiera, ma la casa è di legno.
- Significato: Le belle parole servono a poco se non si traducono in fatti concreti.
- Origine: Espressione legata alla mentalità milanese, che valorizza la concretezza rispetto alle parole vuote.
- Esempio d’uso: “Parlano di grandi progetti, ma l’è on bel ciciarem ma la cà l’è de legn”.