Anche il Milano Film Festival 2014 non delude chi ama il cinema: l’edizione di quest’anno ha finora proposto delle vere e proprie perle e presentato contenuti trasversali, registi coraggiosi e tanti affascinanti corti (scopri qui il programma completo). Nella sezione Colpe di Stato vi consigliamo il bellissimo The Agreement di Karen Sokkendal Poulsen, film danese del 2013.
Si tratta di uno straordinario documentario che per 58′ ci porta dietro le quinte della democrazia europea e che verrà proiettato mercoledì 10 settembre alla ore 17.00 al Teatro Strehler. Per la prima volta la macchina da presa entra nelle stanze chiuse della diplomazia, lì dove si firmano gli accordi che tracciano i confini e decidono i destini dei popoli. In gioco c’è il futuro delle relazioni fra Kosovo e Serbia; cruciale è il talento del negoziatore, Robert Cooper, straordinaria faccia da cinema.
Nel 2011, i rappresentanti della Serbia e del Kosovo si incontrano per la prima volta dalla dichiarazione di indipendenza del Kosovo del 2008 e la terribile guerra che rese necessario l’intervento della NATO nel 1999 anche per la colpevole inazione dell’Unione Europea; il capo negoziatore dell’Unione Europea, Robert Cooper, ha permesso alle telecamere di filmare gli incontri: The Agreement ci mostra i delicatissimi negoziati fra i due Paesi che procedono fra la speranza, la tensione e la frustrazione dei due rappresentanti su cui premono le aspettative delle rispettive nazioni. Il documentario ruota intorno a tre soli personaggi: il giovane Borko Stefanovic, rappresentante della Serbia, la determinata Edita Tahiri, primo ministro della Repubblica Democratica del Kosovo e Robert Cooper, su cui grava il compito di portare le parti alla firma dell’accordo. In gioco c’è l’autorevolezza dell’Unione Europea.
A rispondere alle domande del pubblico Marzia Bona, ricercatrice dell’Osservatorio Balcani e Caucaso di Milano. Laureata in Studi d’area su Balcani ed Est-Europa all’Università di Bologna, dal 2010 al 2013 ha trascorso un periodo di ricerca e lavoro in Bosnia Erzegovina. Ha lavorato come tutor accademico nel master europeo in Democrazia e diritti umani nel sud-est Europa, con sede a Sarajevo. Si interessa di diritti umani, studi di genere e politiche culturali nei Balcani. Da novembre 2013 lavora a un progetto di ricerca di OBC volto a studiare l’attivismo della società civile italiana durante le guerre jugoslave degli anni Novanta.
Il nostro voto: 8
Una frase: “Non importa se vincerete o meno le prossime elezioni. Importa cosa diranno di voi i libri di storia. Pensateci.”
Per chi: vuole scoprire come si fa la storia.