Più che uno chef, Massimo Bottura è un filosofo. Anzi, è un uomo che ha un sogno e sta facendo di tutto per farlo avverare. Con risultati che sorprenderebbero chiunque tranne lui, che nutre una fiducia incrollabile negli altri.
Proprietario e chef dell’Osteria Francescana di Modena, tre stelle Michelin e miglior ristorante al mondo nel 2016 secondo Best 50 World’s Restaurants (è arrivato secondo nel 2017), Bottura è probabilmente il meno televisivo e il più internazionale dei nomi illustri della cucina italiana. Tanto che la sua fama, dall’Emilia Romagna a New York, ormai è simile a quella di una rock star.
E il merito, almeno in parte, è anche di Milano.
Da Expo 2015 ai Refettori in tutto il mondo
Perché nel 2015, quando a Milano si aprivano i cancelli di Expo, lui inaugurava – in una sala in disuso degli anni’30 nel quartiere di Greco – il Refettorio Ambrosiano, progetto per cui ha chiamato a raccolta 40 dei migliori chef al mondo per cucinare utilizzando le eccedenze alimentari scartate ogni giorno tra i padiglioni dell’Esposizione Universale.
Risultato?
Il Refettorio Ambrosiano, nato come progetto temporaneo legato al semestre di Expo, esiste ancora. Anzi, ci racconta Bottura, “è più bello che mai, è un’icona del bello di Milano e una delle cose migliori che siano rimaste da Expo a detta della gente che arriva da tutto il mondo per vederlo. Per questo non smetterò mai di ringraziare Beppe Sala, l’arcivescovo Angelo Scola e il direttore di Caritas Luciano Gualzetti: ci hanno dato la possibilità di fare un posto ascoltando i nostri criteri, soprattutto la bellezza”.
Perché le rivoluzioni, sostiene lo chef, “hanno bisogno della bellezza altrimenti ricostruisci nel brutto e abbruttisci la tua anima”. Ecco perché il Refettorio è un posto accogliente, bello, piacevole, lontano anni luce dalle mense benefiche a cui uno potrebbe pensare e più simile a un bel ristorante.
E dove l’anima solidale di Milano brilla: “Abbiamo una lista di volontari infinita, c’è tantissima gente iscritta: Milano è un esempio per tutto il mondo”.
Da Milano a Rio de Janeiro
E il mondo, dopo aver guardato Milano, ha risposto.
“Il sindaco di Rio de Janeiro mi ha mandato un messaggio alle 5 di mattina dicendo: vorrei fare alle Olimpiadi di Rio quello che tu hai fatto per Expo”. Da lì in avanti è nato tutto.
Nel 2016 Bottura e la moglie, Lara Gilmore, hanno creato la onlus Food for Soul per fare della lotta allo spreco alimentare una missione e aprire altri Refettori in altre città del mondo. Così, nel giro di pochissimo tempo, sono stati inaugurati quelli di Rio de Janeiro, Londra e, lo scorso marzo, a Parigi. Un progetto, quest’ultimo, “fortemente voluto dall’artista JR, che ha visto Rio ed è rimasto folgorato”.
Il prossimo Refettorio? Negli Usa
I prossimi passi di Food for Soul riguardano ancora l’Italia. Massimo Bottura, che durante l’ultimo Salone del Mobile è diventato brand ambassador di Grundig, azienda di elettronica di consumo con cui lo chef progetterà nuovi prodotti da lanciare nell’arco dell’anno, ha infatti annunciato che tra i progetti possibili ci sono il Burkina Faso in Africa, la Grecia, “ma anche Napoli. Quello che a me piacerebbe molto adesso sarebbe concentrarmi sugli Stati Uniti visto che The Rockefeller Foundation ci sta aiutando tanto”.
Insomma, lascia intendere lo chef, ci sono presupposti concreti perché nel 2019 si possa inaugurare un nuovo Refettorio a stelle e strisce. “Il mio sogno sarebbe a Philadelphia, però vediamo”.