La serie M – Il figlio del secolo, tratta dal romanzo storico di Antonio Scurati sull’ascesa al potere di Benito Mussolini, è sicuramente una delle più chiacchierate degli ultimi anni. La figura del futuro duce, interpretata da Luca Marinelli, si snoda in diversi luoghi italiani, importanti per la nascita dei Fasci di combattimento e del loro sviluppo, così come i personaggi che ruotano attorno al neonato movimento.
La città più importante in cui il Fascismo ha mosso i suoi primi passi è sicuramente Milano. Piazza San Sepolcro, in pieno centro storico, dove tutto è nato, ma non solo. In M – Il figlio del secolo luoghi come Piazza Duomo e Corso Venezia sono di grande importanza per lo sviluppo di eventi e relazioni, ma i due luoghi vitali di Mussolini sono Via Giuseppe Mazzini e Via Palo da Cannobbio.
La prima è dove aveva casa, la seconda dove aveva sede Il Popolo d’Italia, organo d’informazione del Partito Socialismo, prima del Fascismo poi. Entrambe le strade facevano parte di un quartiere di Milano tanto centrale quanto oscuro, un luogo che non esiste più, di cui è rimasto pochissimo adesso. Il quartiere del Bottonuto.
Bottonuto, un po’ di storia
La zona del Bottonuto era compresa tra le “spalle” dell’Arengario e l’attuale Piazza Missori. Una serie di stradine buie fatte di case a due piani, botteghe, case di piacere e osterie. Una zona popolare a due passi dal monumento principale di Milano.
Via Giuseppe Mazzini, la centralissima strada in cui abitava Mussolini, era una delle vie d’accesso al quartiere e, unitamente, a Via Paolo da Cannobio, strada tutt’ora esistente in cui vi era la prima sede de Il Popolo d’Italia.
Ma perché il quartiere si chiamava Bottonuto? Il nome sembra derivare da un’opera idraulica romana, una sorta di fossa di scolo delle acque, probabilmente utilizzata anche per i rifiuti, denominata “butinucum“. Questo termine si collegava al concetto di “bottino“, ossia una cavità destinata a raccogliere acque di scarico e rifiuti, e l’area poteva essere associata a una latrina pubblica, come suggerito dalle cronache medievali.
Le strade principali del Bottonuto erano tre: Via Visconti, Rastrelli (ancora esistente) e Tre Alberghi. Nell’antica Mediolanum erano le strade privilegiate per le cerimonie trionfali (triumphus) nell’antico Foro. Dalla metà del Seicento il quartiere era diventato famoso in città , e non solo, per il mercato del vino.
Già dall’Ottocento il Bottonuto cominciava a vivere nel degrado. La demolizione, nel 1875, dell’isolato del Rebecchino in Piazza Duomo aveva spostato locande e cade di tolleranze nel vicino quartiere, creando non pochi disagi. Si pensa che nel casino El Peocett, vi abbia soggiornato l’anarchico Gaetano Bresci.
Nei primi decenni del Novecento, poi, la crescita infrenabile di Milano e le nuove esigenze degli abitanti portò il Bottonuto a essere pian piano abbandonato. Durante gli anni Venti si pensò a una riqualifica della zona.
L’amministrazione comunale espropriò l’area per avviare un grande progetto urbanistico basato sul piano regolatore Albertini del 1931. L’intento era di creare un nuovo centro e migliorare la viabilità intorno a Piazza del Duomo, riducendo il traffico.
Il quartiere oggi
Il processo di riqualificazione iniziò con la demolizione di alcune strutture, tra cui la manica lunga del Palazzo Reale, e portò alla creazione di nuovi spazi come l’Arengario, Piazza Diaz, e ampie vie come Via Larga e Via Albricci. Nel dopoguerra, il lavoro proseguì con la sistemazione definitiva delle infrastrutture.
Le palazzine, le stradine e ciò che arricchiva di un certo fascino sinistro il quartiere sparirono per sempre. Fu demolita la chiesa di San Giovanni in Laterano, in via Tre Alberghi e la chiesa di San Giovanni in Conca, nella piazza omonima (oggi Missori). Di quest’ultima struttura, però, è stata salvata la facciata, oggi della Chiesa valdese di via Francesco Sforza e l’abside, oggi ben visibile tra via Albricci e Piazza Missori.
Oggi, Piazza Diaz è il cuore del vecchio quartiere, che ha perso le caratteristiche di una zona tipica della città vecchia, ma vi si affacciano edifici importanti come il Palazzo INA di Piero Portaluppi e il grattacielo della Terrazza Martini di Luigi Mattioni, simboli della Milano moderna.