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L’uomo d’acciaio recensione: Superman torna sul grande schermo

Valentina Fumo 11 anni fa

In uscita giovedì 20 giugno, L’uomo d’acciaio riporta nelle sale il supereroe con la S maiuscola, nato nel lontano 1938 dalla fantasia dello scrittore Jerry Siegel e dell’artista Joe Shuster: Superman.

Se l’eroe rimane lo stesso, la sua storia viene fondamentalmente rimaneggiata e le viene conferito un taglio profondamente fantascientifico che potrebbe piacere comunque ai fan di Clark Kent: il colossal di Zack Snyder da 200 milioni di dollari parte dalla nascita di Kal-El (Henry Cavill) sul pianeta Krypton ormai prossimo alla distruzione. I suo genitori, Jor-El (Russell Crowe) e Lara Lor-Van (Ayelet Zurer) riescono a metterlo in salvo inviandolo sulla Terra, nonostante il tentativo del Generale Zod (Micheal Shannon), autore di un colpo di Stato, di fermarli. La coppia muore mentre il Generale, dopo aver giurato di ritrovare il bambino e ucciderlo, viene imprigionato. Adottato da Jonathan e Martha Kent (Kevin Costner e Diane Lane, spesso insieme sul set nella loro carriera), Clark scopre di non essere un abitante della Terra e di possedere dei poteri straordinari. Li manterrà segreti fino a quando Zod e i suoi uomini decideranno di distruggere la Terra e fondarvi una nuova Krypton: Kal-El dovrà mostrarsi al mondo e decidere per chi combattere. Al suo fianco la giornalista del Daily Planet Lois Lane (Amy Adams).

Con il loro soggetto, David S. Goyer (300) e Christopher Nolan (Il cavaliere oscuro) disegnano un uomo d’acciaio fuori, ma profondamente solo: non un emarginato, ma un novello Gesù (for dummies i riferimenti messianici nei 143’ della proiezione) che decide di salvare l’umanità dal villain di turno (ottima l’interpretazione di Shannon). La scelta di schierarsi nettamente è il risultato dell’educazione delle due figure paterne: Jor-El, padre biologico di Kal-El, e Jonathan Kent, padre adottivo di Clark; entrambi i personaggi, interpretati in modo convincente da Crowe e  Kostner, sono rispettivamente il libero pensiero e i valori morali che permettono a Superman di diventare la Speranza del mondo.

Il film, dai toni epici, è un po’ troppo lungo; inoltre i dialoghi soffrono della sceneggiatura molto articolata per via dei numerosi temi trattati (la ricerca della propria identità, la filiazione, l’integrazione, il dilemma morale dell’eroe, l’eugenetica, l’ecologia, l’amore, l’emancipazione femminile) e in alcuni passaggi la storia perde in compattezza. Davvero spettacolari gli effetti speciali e le scene di combattimento per quello che rimane un action movie e suggestiva a riproduzione di Crypton, su cui viene ambientato l’incipit del film, tutta realizzata in post produzione.

Il nostro voto: 6+

Una frase:

Lois: Cosa significa “S”?

Clark: Non è una “S”. Nel mio mondo significa “Speranza”

Lois: Qui è una “S”

Per chi: ama gli action movie spettacolari