Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria, ingrassato di 20 chili per entrare nel ruolo) è un piccolo criminale, misantropo e silenzioso, che vive in un caseggiato popolare a Tor Bella Monaca, alla periferia di una Roma corrotta e violenta (in stile Suburra), squassata da attentati terroristici.
Quando non è impegnato in furti e rapine, resta chiuso nel suo monolocale che cade a pezzi e passa il tempo dedicandosi alle sue due più grandi passioni: i film porno e i vasetti di crema alla vaniglia sottomarca. Un giorno, mentre tenta di fuggire dalla polizia che lo insegue, Enzo cade nel Tevere dove entra in contatto con dei fusti di materiale radioattivo: una melma nera gli entra nei polmoni, nello stomaco, sottopelle. Enzo sta male, malissimo, ma due giorni dopo si riprende e fa una scoperta sconcertante: le sue ferite si rimarginano in fretta, neanche una caduta da 30 metri riesce a ucciderlo e, in più, ora ha una forza sovraumana.
Solo che l’uomo non indossa una calzamaglia per salvare l’umanità: vestito come un black-block, comincia a sradicare bancomat dai muri diventando presto un fenomeno della rete. Presto, però, Enzo è costretto a decidere da che parte stare: suo malgrado, dovrà prendersi cura di Alessia (Ilenia Pastorelli, già nota per essere stata una concorrente del GF 12), una ragazza fragile, che – come fosse ancora una bambina – vive in un suo mondo fatto di principesse e guerrieri e il cui eroe indiscusso è Hiroshi Shiba, cioè il Jeeg Robot d’Acciao della serie televisiva anime del 1975, che crede di riconoscere in Enzo.
Il nostro supereroe avrà anche un super villain con cui confrontarsi: è “Lo zingaro”, interpretato magistralmente da Luca Marinelli (La solitudine dei numeri primi, Non essere cattivo); megalomane e violento, questo reuccio di borgata con la fissa di entrare nello show-biz (o in alternativa di far esplodere lo Stadio Olimpico durante il derby), sguinzaglia cani e uccide la gente a colpi di smartphone con la stessa facilità con cui intona i successi di Anna Oxa, Nada e Loredana Berté, come in questa clip. Insomma: Joker, scansate.
Questi gli ingredienti di Lo chiamavano Jeeg Robot, il primo lungometraggio del regista Gabriele Mainetti che ha realizzato nel 2012 Tiger Boy, cortometraggio selezionato dall’Academy tra i 10 finalisti per la Nomination all’ Oscar. Applauditissimo alla Festa del Cinema di Roma, il film sarà distribuito nelle sale da giovedì 25 febbraio.
Lo chiamavano Jeeg Robot è la favola urbana di un anti-eroe, lontanissimo dai canoni di idealismo, bontà e altruismo cui ci hanno abituato altri cine-fumetti. Eppure Enzo Ceccotti è proprio perfetto così: coraggioso, tenero, divertente con i suoi difetti e la sua romanità strabordante.
Mainetti, grazie anche allo script di Guaglianone e Menotti, scongiura il pericolo di girare un film di supereroi in Italia, e per questo di risultare poco credibile, e riesce a confezionare una piccola perla dallo spirito indipendente in cui si fondono armonicamente diversi generi: azione, amore, commedia, scene pulp.
Sorprendente.
Il nostro voto: 8
Una frase: “Salvali tutti, tu che puoi diventare Jeeg”.
Per chi: aspettava qualcosa di nuovo nel cinema italiano