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Ernest Hemingway la chiamava la “Florida d’Italia”, e se ci si addentra nel vero cuore di Lignano Sabbiadoro e Marano non è difficile capire il perché: canneti, isole e paesaggi lagunari ricchi di animali e piante di ogni specie regalano un paesaggio che sembra uscire dai racconti di Mark Twain. La costa balneare più grande del Friuli Venezia Giulia nasconde veri e propri tesori storici e naturalistici, che parlano di tradizioni antichissime e del rapporto indissolubile tra l’uomo e il mare.
Non solo ombrelloni, locali alla moda e alberghi fronte spiaggia: Lignano e la sua laguna offrono attrattive che vanno oltre il periodo estivo, grazie anche alle feste tradizionali, alle sagre e agli eventi in calendario durante tutto l’anno. Scopriamo allora cosa vedere, fare e mangiare a Lignano Sabbiadoro e nella laguna di Marano!
Lignano Sabbiadoro: 120 anni di amore per il mare
Il turismo balneare è una faccenda recente: fino ai primi del Novecento il bagno al mare e la tintarella erano considerate prerogative del popolo e le spiagge italiane erano frequentate perlopiù da pescatori. A cavallo tra XIX e XX secolo i “bagni di mare e di sole” iniziano a essere prescritti come rimedio per diversi disturbi, dalla depressione alla tisi.
È sull’onda di questa nuova moda che il 15 aprile 1903 viene ufficialmente fondato il primo stabilimento dei Bagni Lignano, uno tra i primi in Italia, al quale seguirono molti altri nel corso degli anni, fino a trasformare quella lingua di spiaggia dorata in una delle mete balneari più amate e note del Paese.
Simbolo di quella lungimiranza è la Terrazza a Mare, discendente del primo stabilimento balneare di Lignano e ormai icona della città. Qui, per tutto l’anno, è possibile godere di una posizione privilegiata sul mare durante pranzi, cene o aperitivi, ma anche per mostre ed eventi che non si interrompono certo con la chiusura degli ombrelloni sulla spiaggia.
Da Easy Fish, evento gastronomico che a inizio settembre attira sul lungomare friulano i migliori chef italiani e locali per showcooking e degustazioni di piatti stellati, fino a Tuna Festival, che si svolge ogni anno a fine settembre per celebrare con eventi ad hoc e stand gastronomici uno dei pesci più amati del Mediterraneo.
Non mancano anche gli eventi autunnali dedicati allo sport, soprattutto le regate, grande tradizione della costa friulana. A cavallo tra novembre e dicembre Lignano ospita il 34° Campionato autunnale della laguna, un vero evento per gli amanti della vela. La tradizione velistica è così ancorata sul territorio che da alcuni anni un negozio di Lignano ha scelto di occuparsi del riciclo delle vele usurate, dando nuova vita a materiali che altrimenti sarebbero andati dispersi nell’ambiente.
Bolina sail produce a mano borse, scarpe e accessori unici, che valorizzano le stampe, gli occhielli e i dettagli delle vele che vengono loro consegnate dagli stessi lignanesi. Un’attività che ha permesso il riciclo di materiali difficili da smaltire, come kevlar, dacron e carbonio e di valorizzare ancora di più lo strettissimo rapporto tra il Friuli e il suo mare.
Ovviamente non c’è solo la vela: a Lignano esistono oltre 30 km di piste ciclabili, che permettono a chi ama la due ruote di spostarsi lungo la costa unicamente in bicicletta, alla scoperta di borghi, parchi e sentieri naturali lungo le rive del Tagliamento, il fiume che termina la sua corsa proprio a Lignano.
Marano e la sua laguna, viaggio tra i fiumi
Nella laguna di Marano sfociano tre corsi d’acqua, lo Stella, il Corno e l’Ausa. Immergersi in questo crocevia tra mare e fiumi è fare un viaggio in un mondo che non esiste più, dove l’orgoglio verso una storia millenaria ha permesso ai suoi abitanti di mantenere vive le tradizioni che li legano al mare da tempi immemori.
A partire dai casoni, antichi rifugi dei pescatori realizzati su palafitte galleggianti, che ancora oggi sono curati con amore dai maranesi e mantenuti come seconde case, buen ritiro per tornare alla quotidianità dei propri avi. I tetti sono di canne, stratificati di anno in anno, che isolano l’interno dal freddo e soprattutto dall’implacabile vento di bora. Per questo motivo le porte dei casoni non sono mai esposte a nord, per evitare che il vento si insidi all’interno e spenga il focolare.
La sopravvivenza dei casoni è interamente nelle mani dei maranesi, che per legge possono essere gli unici proprietari di queste capanne storiche, per tutelare il più possibile la fragilità della laguna. Un luogo che non è solo casa e fonte di cibo per gli umani, ma anche per le 300 specie di uccelli che la popolano, tra residenti, svernanti, nidificanti, migratori e accidentali: fenicotteri, aironi rossi, cigni, anatre, rapaci, rallidi, limicoli, gabbiani e passeriformi. Per chi ama il birdwatching la laguna di Marano è uno dei luoghi più interessanti d’Italia, con postazioni e tour organizzati a “caccia” delle specie più rare.
Ad attirare qui così tante specie di uccelli e insediamenti umani millenari è l’abbondanza di pesce, che ancora oggi rappresenta una parte fondamentale dell’economia e della storia gastronomica di Marano. Inoltrandosi lungo i serpenti d’acqua della laguna, si incappa in una grande rete a imbuto, tesa tra le due sponde. Si tratta di un’antica tecnica di pesca, chiamata “bilancia”: la parte finale della rete viene chiusa e l’intera struttura viene calata in acqua. Passati circa 15 minuti la rete viene sollevata, catturando i pesci nel fondo dell’imbuto. Questa operazione si ripete varie volte, finché il fondo non è pieno.
Per vedere in azione questo meccanismo tradizionale di pesca basterà accomodarsi ai tavoli della Bilancia del Bepi, un ristorante che da molti anni porta avanti la tradizione della pesca a bilancia e dei piatti tipici della laguna, con una materia prima che più a km zero non si può. Da non perdere i loro gnocchi con zuppa alla maranese, una tipica zuppa di pesce molto saporita, insieme alle sarde in saor e alla selezione di fritti.
Mangiare e bere sulla costa del Friuli
La tradizione enogastronomica del Friuli costiero merita un capitolo a sé, grazie alla ricchezza di prodotti che il territorio offre. Abbiamo già parlato dell’incredibile ricchezza di pesce che donano le acque dell’alto Adriatico, e che hanno contribuito alla creazione di piatti tipici come i sievoli sotto sal, cefali conservati sotto sale, e il bisato in speo, a base di anguilla allo spiedo e foglie di alloro, cotto lentamente sulla brace viva.
Allargandoci all’entroterra, non si possono non citare eccellenze come il prosciutto di San Daniele, i formaggi e i salumi della Carnia e le ricette tipiche figlie di quell’insieme di tradizioni slave, austriache e italiane che fanno l’unicità del Friuli. Gli strucchi, i cjalcune, il frico… sono solo alcuni dei protagonisti della tavola friulana che si possono trovare in un percorso enogastronomico tra mare e terra.
Ma dentro il termine “enogastronomia” c’è anche il prefisso “eno-“, che indica il vino. E allora come non parlare della millenaria tradizione regionale per la viticoltura, che nel corso degli anni si è affinata verso un prodotto sempre più raffinato e di respiro internazionale, pur mantenendo salde le proprie origini.
Per conoscere a fondo la cultura enologica friulana basterà inoltrarsi a pochi km dal mare, tra le campagne di Latisana. Qui sorgono alcune tra le tenute più importanti per la produzione del vino, come Isola Augusta, vigneto e agriturismo nato nel 1959 e arrivato ora alla terza generazione di viticoltori.
L’area deve il suo nome alla posizione, chiusa tra i fiumi Stella e Tagliamento come un’isola, attraversata in epoca romana dalla via Annia, voluta dall’imperatore Augusto per collegare Roma e Aquileia, al tempo la seconda città più importante dell’impero.
I terreni composti da argilla e sabbia e le temperature mitigate dalla vicinanza col mare, permettono ai 50 ettari di Isola Augusta di produrre vini di alta qualità, che si distinguono per le note sapide ed eleganti. Qui è possibile assaggiare alcune tra le denominazioni più distintive della tradizione friulana: Refosco dal Penduncolo rosso, Schioppettino, Ribolla Gialla, Verduzzo e ovviamente, il Friulano, un vino che da molti anni si erge a vero simbolo della regione, e che è imprescindibile per ogni viaggiatore giunto in Friuli.
Viaggiare d’altronde non è solo soggiornare in albergo, ma godere appieno di ciò che il luogo che ci ospita ha da offrire, dalla sua storia al territorio naturale, fino ai suoi sapori, che siano in un piatto o in un bicchiere. Per questo motivo un viaggiatore consapevole ha la responsabilità di contribuire a mantenere vive le tradizioni e gli ecosistemi locali, attraverso comportamenti sostenibili che rispettino la cultura, la storia e l’ambiente, scoprendo le piccole realtà che lavorano sul territorio per proteggerlo, proprio come quelle che abbiamo presentato qui, ognuna impegnata a suo modo nella tutela delle tradizioni storiche e ambientali di una regione dalla bellezza orgogliosa e fragile come il Friuli.