Dopo il notevole Sinister e L’esorcismo di Emily Rose il regista Scott Derrickson confeziona la sua ultima pellicola sull’occulto con l’horror thriller dal titolo: Liberaci dal male. Il film è tratto dal libro Beware the night scritto dallo stesso protagonista l’agente Sarchie che racconta, prima di diventare demonologo, di orridi eventi realmente accaduti durante la sua attività di poliziotto.
New York 2013, l’ufficiale di polizia Ralph Sarchie (Eric Bana) indaga su misteriosi ed efferati omicidi e violenze, tutti inspiegabilmente riconducibili a tre veterani americani, impegnati tre anni prima nella guerra in Iraq. Tre uomini legati da un fatale filo conduttore nella loro diretta esperienza con il maligno.
Derrickson con un incipit che richiama a The Blair witch Project, con cenni al Silenzio degli innocenti passando per le cupe atmosfere metropolitane di Seven e chiare citazioni al caposcuola del genere L’esorcista di Friedkin, approda a una discesa agli Inferi con i classici temi del contatto con il male, della possessione demoniaca e dei relativi esorcismi.
L’agente Sarchie è un poliziotto che combatte contro la malavita è un uomo razionale e scettico, ma l’incontro con Padre Mendoza (Edgar Ramirez) sacerdote sui generis, l’unico in grado di dare una spiegazione agli avvenimenti, lo porta a rivedere le sue convinzioni ad affrontare e ricercare la fede, la redenzione, l’indelebile senso di colpa che lo affligge.
A Derrickson va il merito di offrire nella pellicola degli spunti di riflessione su quelli che sono gli interrogativi assoluti fra bene e male, nel conflitto fra ragione e fede. Liberaci dal male tutto sommato procede con un ritmo sostenuto, con toni creepy e una pregevole fotografia che ne rafforza la portata diabolica, ma non risparmia i cliché del genere.
Quello che il regista ci mostra è in realtà un horror con elementi piuttosto riconoscibili, un commento musicale sulle note dei Doors: classico viatico al maligno, crocefissioni, animali inferociti e allucinazioni perverse. Una film che coinvolge, cede un po’ e si dilunga sul finire, in un epilogo non del tutto convincente.
Voto per noi: 7-