Unico film italiano in concorso alla 67esima edizione del Festival del Cinema di Cannes, Le meraviglie di Alice Rohrwacher si è aggiudicato il Grand Prix Speciale della Giuria, il secondo premio più importante del Festival: per la prima volta una regista italiana conquista il Palmarès.
“Grazie al delegato Thierry Fremaux che mi ha fatto arrivare qui, grazie alla giuria che mi ha fatto tornare”, ha detto la regista ritirando il premio dalle mani di Sophia Loren; Alice, infatti aveva già partecipato alla kermesse con il film Corpo celeste, presentato nella Quinzaine des réalisateurs del Festival di Cannes 2011 e che le era valso il conferimento del Nastro d’argento come miglior regista esordiente.
Favola antica e pastorale, ma con tutta la forza di una storia moderna, Le meraviglie racconta della piccola Gelsomina (la bravissima Maria Alexandra Lungu) che vive  in un casale fra il Lazio e l’Umbria con la sua famiglia: tre sorelle più piccole, la madre (interpretata dall’attrice Alba Rohrwacher, sorella della regista) e il burbero e autoritario padre (Sam Louwyck), un apicoltore tedesco spaventato dal progresso e dal cambiamento: la realtà industriale sta per avere il meglio sul mondo rurale, ma Wolfang non lo accetta e cerca di rinchiudere moglie e figlie nella routine della fattoria. Quando arriva in città il reality Il Paese delle Meraviglie condotto da una triste fata bianca, la conduttrice Milly Catena (Monica Bellucci), e alla famiglia di Gelsomina viene affidato Martin, un ragazzo difficile in rieducazione che non parla, ma che ha già alle spalle una carriera da piccolo criminale, tutto cambia.
Ne Le meraviglie è forte la componente autobiografica: madre italiana e da padre tedesco, Alice Rohrwacher è cresciuta a Castel Giorgio, in provincia di Terni, terra di origine della madre e luogo di lavoro del padre Reinhard, apicoltore transumante e conduttore di un agriturismo. Lontano dalle logiche commerciali, Le meraviglie è un film visionario e criptico, una storia di formazione delicatissima e anni Novanta, sulle note di T’appartengo di Ambra. La Rohrwacher sceglie di parlarci del rapporto sempre più difficile fra un padre e una figlia sull’orlo dell’adolescenza, fra il conservatorismo muto e rabbioso di Wolfang e la spinta gioiosa a vivere il futuro di Gelsomina, di figli maschi mancati e di primi batticuori. Ma anche di un Italia che non c’è più, un piccolo mondo antico fra il sudore dei campi e il contatto diretto con la natura.
Il nostro voto: 7+
Una frase: “Il mondo sta per finire.” (Wolfang)
Per chi: Ama il cinema d’autore e le storie di formazione.