Nei sotterranei della Maison FENDI, all’interno di una delle tante ex fabbriche di via Solari dall’aspetto severo si nasconde un tesoro. Un luogo che sembra uscito dal set di Dune, o da un’epopea sumera, ma che arriva dalla mente geniale di Arnaldo Pomodoro. Il Labirinto è la sintesi immersiva dell’opera e della biografia dell’artista, tra simboli arcaici e linguaggio contemporaneo.
Dopo un lungo periodo di chiusura, il Labirinto tornerà a essere visitabile dal 20 marzo 2025, con accesso aperto a tutti previa prenotazione.
Il Labirinto di Arnaldo Pomodoro
La grande opera non è un semplice dedalo: è un luogo unico che sovverte l’idea tradizionale di labirinto, lontano dall’immaginario di siepi e giardini, ma avvolto nell’oscurità dei sotterranei. L’opera, ispirata all’Epopea di Gilgamesh, il primo grande poema allegorico della storia umana (2000 a.C. circa), conduce il visitatore in un viaggio tra mito e memoria, alla scoperta delle radici dell’esperienza umana.
Le superfici scolpite del Labirinto richiamano antiche civiltà, con segni arcaici, cunei e trafitture che evocano una lingua perduta e dimenticata, ma che trasmette un senso di misteriosa familiarità. “Ho sempre subito un grande fascino per i segni, soprattutto quelli arcaici”, spiegava Pomodoro al critico Sandro Parmiggiani, “le impronte che scavo nella materia artistica, i cunei, i fili e gli strappi, mi vengono inizialmente da certe civiltà arcaiche”.
La visita al Labirinto, della durata di circa 45 minuti con guida, è un’esperienza immersiva che permette di esplorare non solo l’immaginario e la poetica di Pomodoro, ma anche le modalità, concettuali e concrete, con cui l’artista realizza le sue opere. Un luogo dove spazio, mito e arte si fondono in un’esperienza unica e senza tempo.
In continuità con la partnership tra FENDI e Fondazione Arnaldo Pomodoro, la sede ospita anche due opere-costume realizzate dall’artista e oggi esposte nell’atrio Solari 35: Costume di Didone (per Dido, Queen of Carthage di Christopher Marlowe, messa in scena a Gibellina nel 1986) e Costume di Creonte (per Oedipus Rex di Igor Stravinsky, messa in scena a Siena nel 1988).