// Dove eravamo rimasti? Sorge spontaneo domandarselo scoprendo che La cena di Natale è il seguito di Io che amo solo te (2015), che si concludeva con l’idea del ‘tutto è bene ciò che finisce bene’. Il giorno del matrimonio, si sa, può essere un momento di rappacificazione per le ‘falde’ famigliari.
“L’idea di questo libro è del mio amico Marco Ponti (registra di entrambi i lungometraggi, nda), che mi conosce da quando ero magro e sa che per Natale vengo sequestrato dai parenti dal 24 dicembre fino a Santo Stefano. Così, quando davanti a un caffè mi ha suggerito la cena di Natale di Io che amo solo te, mi sono subito messo a spignattare“, dichiara all’inizio dei ringraziamenti lo scrittore Luca Bianchini (il libro è edito da Mondadori).
Molti interpreti sono gli stessi, dalla coppia che aveva coronato il sogno d’amore – costituita da Riccardo Scamarcio (Damiano) e Laura Chiatti (Chiara) – ai due innamorati clandestini interpretati da Michele Placido (Don Mimì) e Maria Pia Calzone (Ninella). Non possiamo non citare anche altre figure funzionali alle dinamiche del racconto: Nancy (Angela Semeraro), Matilde (Antonella Attili), Franco Torres (Antonio Gerardi), Daniela (Eva Riccobono), Mario Labbate (Dario Aita) e Orlando (Eugenio Franceschini), il quale aveva fatto una dichiarazione importante e personale nel precedente film.
A cercare di conferire ulteriore brio ai rapporti famigliari arriva la zia Pina (Veronica Pivetti), diversa da sua sorella Ninella a cui, comunque, è legata da affetto.
La moglie di Don Mimì, Matilde, ben dentro certe logiche paesane e impregnata di gelosia, sfida la sua consuocera, Ninella, organizzando un cenone ‘alla barese’ per la vigilia di Natale in quel di Polignano a Mare. Qui, come si può immaginare, i nodi verranno al pettine compresi i sospetti che Chiara nutre verso Damiano nonostante la donna sia incinta – molto simpatico è il rapporto che lei ha con l’amica Mariangela (Ivana Lotito), pronta a illustrarle il decalogo dei sintomi dell’uomo traditore.
Bianchini conosce bene la realtà di cui scrive (ha co-sceneggiato con Piero Bodrato e lo stesso Ponti), non solo come location, ma in primis come humus e ‘commedie umane’ che naturalmente si verificano nella quotidianità di quei luoghi (come lo sbattere in faccia un determinato standard di vita).
Due esempi in tal senso sono costituiti dalla figura del prete, don Gianni (Uccio De Santis), tenendo conto anche del modo in cui i nostri personaggi si relazionino a lui, e da come viene costruito l’incontro tra le due donne, che richiama il mood del duello.
Il ‘pugliese’, ormai, è diventato un linguaggio che strappa il sorriso, a seconda di come lo si utilizza ovviamente. Merito va dato in primis a chi ha iniziato a percorrere quel filone, da Emilio Solfrizzi a Sergio Rubini e, in parte anche Lino Banfi, fino ad arrivare a Checco Zalone. Innegabilmente chi è di origini pugliesi o ha parenti lì, vedendo scorrere davanti ai suoi occhi le vicende de La cena di Natale, nutrirà una reazione di familiarità e sorriderà e riderà ancora più facilmente. Ad altri, alcune situazioni potrebbero, invece, suonare più caricaturali.
Va detto che ovviamente è raro, tanto più essendo sul mare, che a Polignano a Mare nevichi e in quel modo, ma questa idea, crediamo, sia venuta per dar vita ancor più all’immagine di eccezionalità e fiaba – ricordiamoci che parliamo di una commedia.
Il sequel di Io che amo solo te mantiene un discreto livello di scrittura rispetto alla media, ma perde di credibilità negli snodi narrativi, cadendo spesso in un’evoluzione scontata e, nella scena clou, in evidenti errori di continuità rispetto al montaggio.
Ci teniamo, però, a sottolineare come tutti gli interpreti sono bravi nel dar corpo ai loro personaggi. Nota di merito va anche a chi ha il ruolo di caratterista.
Il film è stato distribuito dal 24 novembre con 01, ma lo trovate ancora al cinema.
Voto: 5
Una frase: gli uomini diventano padri solo dopo che hanno preso il pupo tra le braccia e lo vogliono vestire da calciatore